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Attualità: hacker
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Respuesta  Mensaje 1 de 1 en el tema 
De: lore luc  (Mensaje original) Enviado: 02/06/2011 13:32
L'America "bombarderà" gli hacker
Mentre Google denuncia: centinaia di indirizzi gmail, anche di funzionari del governo, violati da cinesi
CORRISPONDENTE DA NEW YORK
Un attacco cibernetico equivale a un atto di guerra e gli Stati Uniti reagiranno di conseguenza: ad attestarlo è il documento strategico sulla «cyberwar» che il Pentagono ha confezionato e la Casa Bianca renderà pubblico entro la fine del mese. La maggiore novità, anticipata dal Wall Street Journal, sta nell’attestazione del principio che «gli Stati Uniti risponderanno ad atti ostili provenienti dal cyberspazio come farebbero nei confronti di ogni altra minaccia contro la nazione». Ciò significa che l'intero arsenale del Pentagono potrà essere adoperato per colpire chi sfrutterà Internet al fine di violare strutture civili o militari di importanza strategica: dalle centrali nucleari alle metropolitane, dal traffico aereo alla rete elettrica fino agli scambi finanziari. In testo vuole essere un monito agli hacker e a chi si cela dietro di loro: «Ci riserviamo il diritto di adoperare tutti i mezzi necessari - diplomatici, militari ed economici - nel rispetto della legge internazionale, al fine di difendere la nostra nazione, i nostri alleati e i nostri interessi». Il colonnello Dave Lapan, portavoce del Pentagono, va oltre: «Deve essere chiaro che in risposta a un attacco cibernetico gli Stati Uniti non si limiteranno a una risposta cibernetica ma valuteranno tutte le opzioni per mettere a segno la risposta». Il riferimento è all’ipotesi che degli hacker tentino di causare «gravi danni alla sicurezza». Se un tale scenario dovesse verificarsi e Internet consentisse un attacco a sorpresa contro gli Stati Uniti, il Pentagono potrebbe dunque rispondere colpendo gli autori con la massima potenza: missili, bombardamenti aereo-navali e ogni altra arma a sua disposizione. Tali indiscrezioni coincidono con le rivelazioni fatte ieri da Google sul fatto che «centinaia di indirizzi gmail, inclusi quelli di alcuni alti funzionari del governo» sarebbero stati violati da hacker che hanno operato dalla provincia cinese dello Jinan. Risale a meno di un anno fa un episodio analogo che vide hacker cinesi aggredire gli indirizzi gmail di dissidenti locali, provocando dure proteste degli Usa.

Sarà comunque il documento sulla cyber-sicurezza che il Pentagono pubblicherà entro tre settimane a fornire i dettagli della strategia ma il precedente che più intimorisce Washington risale al 2008, quando un potente virus colpì il Comando Centrale di Tampa - da cui dipendono le operazioni in Afghanistan - e gli accertamenti portarono a identificare l’origine in Russia, anche se Mosca non ha mai ammesso. All’epoca i danni furono limitati ma il timore è che un blitz cibernetico possa generare scenari come il blackout dell’intero sistema elettrico. Lo sviluppo dei virus e il recente caso di Stuxnet - che ha neutralizzato parte del programma nucleare iraniano - fanno temere al Pentagono la possibilità che Stati o gruppi terroristici possano sfruttare Internet per colpire gli Usa in una sorta di 11 settembre online. Per uno studio del «Center for a New American Society» le nazioni che dispongono di capacità cyber-offensive sono Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina. L’Iran dopo essere stato attaccato da Stuxnet - la cui paternità ha attribuito a Israele e Usa - ha minacciato di dotarsi di «capacità cibernetiche contro i nemici». Agli ipotetici aggressori una fonte militare citata dal Wall Street Journal ha mandato a dire: «Se ci causate un blackout nazionale dovete sapere che vi infileremo un missile nella ciminiera».


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