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De: lore luc (Mensaje original) |
Enviado: 16/07/2011 08:12 |
da il Giornale.it
Ma donna
non è garanzia di qualità
di Annamaria Bernardini De Pace
Eletta «in quanto donna»? Penso
che mi vergognerei. Certamente sarei in grandissimo imbarazzo al pensiero di
essere stata scelta o cooptata per l'unico fatto che non dipende dalle mie
capacità, dalla fatica, dall'impegno, dall'esperienza. Bensì dall'incontro
casuale di due gameti e di una legge ad sexum.
Invece, le donne verdi e rosse sono ancora fissate con le quote rosa. E già
questo intreccio di colori mortifica, per la sua ridicola connessione, tutte
quelle donne impegnate nella politica, negli affari, nel lavoro in genere, che
vorrebbero essere apprezzate «in quanto» persone e non per un sessismo davvero
oramai troppo vintage e tendente allo scolorito.
Non se ne può più. A marzo è stato dato il via libera alla norma che prevede l'applicazione
graduale delle quote rosa negli organi di gestione e di controllo delle
società. Ho apprezzato la situazione, solo perché spero si trasformi in un
argine di controllo delle querimonie femminili. Sono in attesa di vedere, però,
quali lotte intestine esploderanno nei territori colorati del sesso debole, per
sgomitare tra le rose e sgominare le più meritorie, a favore delle più
politicizzate.
Ora si pone il problema del Comune di Roma, a causa della decisione del Tar del
Lazio che ha annullato la giunta per il mancato rispetto dell'articolo 5 dello
Statuto. Inteso ad assicurare la presenza equilibrata di uomini e donne, nella
composizione dell'esecutivo. Ben gli sta, a chi ha voluto questa norma
sull'onda, anomala e distruttiva, del politicamente corretto. Se la legge c'è,
è giusto che un giudice imponga di applicarla.
Tuttavia, questo garantismo esasperato delle minoranze deboli (ma si può ancora
dire che le donne siano una minoranza debole, soprattutto se verdi, rosse e
perennemente combattenti?) dovrebbe coerentemente portare al rispetto di quote
per i gay, le lesbiche, i transessuali e perfino gli ermafroditi. Se è una
questione di sesso, la legge deve essere ad ampio raggio e senza trascurare le
autentiche minoranze deboli. Così ragionando, invece, c'è vera discriminazione
sessuale, poiché si valuta l'esclusiva alternativa maschio o femmina; ci si
ferma a un dato apparente e non alla sostanza della identità sessuale. Si
potrebbe addirittura discutere sulla legittimità costituzionale di norme che si
riferiscono alla «rappresentanza femminile», omettendo di articolare le note, e
ormai accreditate dalla scienza mondiale, diversificazioni obiettive. Il sesso
dei componenti, con o senza tutte le sue declinazioni, non può essere dunque il
parametro con il quale stabilire se un organo di controllo o di potere
esecutivo è stato o no legittimamente costituito.
Siamo in democrazia: decidono gli elettori prima e la maggioranza prescelta
poi. Nella speranza di tutti di aver votato persone meritevoli delle ulteriori
scelte cui le abbiamo per legge demandate.
Qualsiasi elettore rimarrebbe deluso nel sapersi rappresentato da una donna
solo perché tale, e non perché preferita, tra gli uomini papabili, in forza del
suo curriculum. Sono proprio le donne più frustrate, invece, che ancora
chiedono l'aiuto degli uomini, di potere, per farsi spostare una poltrona e
accomodarvicisi. Le altre, ci arrivano da sole, con le loro forze e la capacità
anche di sollevarsi da sole la sedia. E tra queste ci sono anche quelle bieche
e disoneste; quelle che fanno lobby con gli uomini; quelle che fanno altre cose
con gli uomini; quelle che sono arrivate in ascensore e poi sono state buttate
giù dalle scale. Chi può assicurare, infatti, che dire donna voglia dire
ottimo? Il dubbio vale sia per l'uomo, sia per la donna. è, dunque, insopportabile la presunzione dominante
dell'idea che la donna sia sempre, o possibilmente, migliore.
è la persona, se non si ragiona a sesso unico, che fa
la differenza e può garantire un minimo di credibilità al cittadino che ha il
compito di votarla. La storia, i fatti, le qualità, i pregi di quella persona
contano. Non il mercato dei numeri sessisti nei consigli e nelle giunte, che
svaluta le donne degne e coltiva le ambizioni rancorose di quelle ancora paludosamente
stagnanti nella obsoleta invidia del pene.
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Secondo me, la capacità va premiata e l'incapacità punita, indifferentemente dal sesso di appartenenza perchè è da trogloditi soffermarsi ancora su maschio e femmina. Ci sono è vero ruoli di forza più adatti agli uomini e ruoli più femminili, ma a livello dirigenziale è la testa che conta non il basso ventre!!! Inoltre penso che al giorno d'oggi essere contro qualcuno per motivi di razza, religione, pensiero o colore, è come stare in Alaska ed essere contro la neve!!!! |
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De: haiku04 |
Enviado: 18/07/2011 13:10 |
Ci sono ancora pregiudizi sull'assunzione delle donne, ma soprattutto nelle piccole-medie imprese, perchè le donne hanno il "brutto vizio" di rimanere a casa in maternità e questo è poco gradito ai datori di lavoro che non tengono invece conto della meritocrazia! Nelle alte sfere le cose vanno meglio e le donne manager, magistrati, politiche, giornaliste etc hanno molte più changes di una ventina di anni fa, anche se il cammino è ancora lungo. Aggiungo però una nota di demerito alle vigilesse: intransigenti e francamente odiose.... si diano una calmata, non è una divisa che rende "superiori"! |
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