Politecnico il primato di Torino
Il Politecnico è il miglior ateneo d’Italia
Il migliore d’Italia, batte Milano
PIERO BIANUCCI
l Politecnico di Torino batte quello di Milano. Lo
dice la classifica appena pubblicata dal «Sole-24 Ore». Viene così
sancita un' ascesa già registrata dal ministero dell’Università e della
ricerca, che nel 2009 piazzava il Politecnico torinese al secondo
posto tra le università italiane e nel 2010 al primo. Ma il fatto che
ora, applicando propri criteri di valutazione, sia il milanocentrico
quotidiano della Confindustria a constatare il sorpasso, ha un valore
simbolico ben al di là del burocratico dato ministeriale. I
ventiseimila studenti porteranno con fierezza il loro primato.
Dunque
siamo bravi, a Torino, siamo la patria dei bravi ingegneri, in
sintonia con il carattere geometrico, concreto e pragmatico della
città. Vince «l’orgoglio del lavoro ben fatto» di cui parlava Primo
Levi. L’operaio specializzato del suo romanzo «La chiave a stella» ha
fatto carriera, oggi progetta, dirige aziende, diventa amministratore
delegato.
Talento e potere di attrazione sono i fattori chiave
nella griglia di valutazione adottata dal «Sole -24 ore». Fa piacere
sentirselo dire proprio nel giorno di apertura delle immatricolazioni
per il nuovo anno accademico. «In effetti - spiega il rettore Francesco
Profumo - al Politecnico di Torino solo uno studente su due viene dal
territorio. La metà dei nostri iscritti arriva da altre regioni
d'Italia o dall'estero. Gli studenti stranieri hanno passaporti di 60
Paesi, con una forte prevalenza cinese. Ma la cosa più importante è che
il Politecnico di Torino attrae studenti di qualità. Il venti per cento
si laurea con 100 centesimi, e il 60 per cento con un punteggio
comunque molto elevato. Non c'è posto per la mediocrità. Molti corsi
ormai si tengono in inglese, siamo così multietnici che a passeggiare
nei corridoi del Politecnico torinese hai l'impressione di essere in un
campus americano».
Il primato di Torino arriva da lontano. I
rettori Valentino Castellani e poi Rodolfo Zich avevano già avviato il
processo di apertura al mondo e di intreccio con l'ambiente
industriale. Con le sue missioni in Cina, Stati Uniti, Canada e molti
altri Paesi, Francesco Profumo lo ha portato alle estreme conseguenze.
«La formula vincente - dice - è una buona ricerca associata a una buona
integrazione con il tessuto industriale del territorio. Chi studia al
Politecnico di Torino ottiene una formazione attenta alla domanda del
mercato. Teoria ed esperienza, studi e occupazione, trovano il loro
punto di incontro attraverso gli stage nelle aziende».
La
meccanica è da sempre il punto di forza del Politecnico. Il corso di
ingegneria dell'autoveicolo, nato su impulso dell'avvocato Agnelli, ne è
la più recente diramazione. Lo dirige Giancarlo Genta: numero chiuso,
350 domande per 75 posti, dunque selezione dura; qui l'internazionalità
è istituzionalizzata nella didattica, un accordo con la Chrysler fa sì
che gli studenti studino un anno in Canada e un anno in Italia. Ma
eccellenti sono anche l'elettronica - e quindi quell'ibrido in rapida
crescita che è la meccatronica -, l'informatica, la robotica,
l'energetica, accanto a corsi innovativi, quasi sperimentali, come
ingegneria del cinema e ingegneria dell'ambiente. Con l'occhio al
domani: le nanotecnologie sono uno dei campi trasversali più
promettenti, dalla scienza dei materiali all'elettronica alla medicina.
Per far crescere a Torino questa ingegneria del microcosmo, Profumo ha
catturato Harold Kroto, premio Nobel per la scoperta del fullerene, che
delle nanotecnologie è diventato un mattone fondamentale.
L'attrazione
del Politecnico di Torino - struttura raddoppiata negli ultimi dieci
anni - si misura anche dalle aziende che, come Motorola, General Motors
o Thales Alenia, hanno qui alcuni loro centri di ricerca. Interessanti
sono esperienze come quella del «Boella», un istituto sostenuto in
parti uguali dal Politecnico e dalla Compagnia di San Paolo, che fa
ricerca precompetitiva nelle tecnologie informatiche e delle
telecomunicazioni. A incoraggiare i piccoli progetti provvede
l'Incubatore, dove i giovani che hanno una buona idea possono
avvicinarsi alla sfida al mercato in un ambiente protetto.
Frammenti
di futuro, creatività alla prova. Cose che però non si improvvisano.
Non dimentichiamo che il Politecnico nasce dalla tradizione del vecchio
Arsenale e dall' esperienza dei fabbricanti di carrozze. Tra i nostri
primi ingegneri furono l'astronomo Schiaparelli, laureato in Idraulica,
che poi andò a dirigere l'Osservatorio di Brera, e quel Galileo
Ferraris che inventò le reti elettriche e quei motori asincroni che
hanno reso possibile la modernità.
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