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De: Fernyb (Mensaje original) |
Enviado: 10/04/2005
16:31
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LA DANZA DEGLI GNOMI
una vedova maritata ad un vedovo. E il vedovo aveva una figlia della sua prima moglie e la vedova aveva una figlia del suo primo marito. La figlia del vedovo si chiamava Serena, la figlia della vedova si chiamava Gordiana. la matrigna odiava Serena ch'era bella e buona e concedeva ogni cosa a Gordiana, brutta e perversa. La famiglia abitava un castello principesco, a tre miglia dal villaggio, e la strada attraversava un crocevia, tra i faggi millenari di un bosco; nelle notti di plenilunio i piccoli gnomi vi danzavano in tondo e facevano beffe terribili ai viaggiatori notturni. La matrigna che sapeva questo, una domenica sera, dopo cena, disse alla figlia: - Serena, ho dimenticato il mio libro di preghiere nella chiesa del villaggio: vammelo a cercare. - Mamma, perdonate... è notte. - C'è la luna più chiara del sole! - Mamma, ho paura! Andrò domattina all'alba... - Ti ripeto d'andare! - replicò la matrigna. - Mamma, lasciate venire Gordiana con me... - Gordiana resta qui a tenermi compagnia. E tu va'! Serena tacque rassegnata e si pose in cammino. Giunse nel bosco e rallentò il passo, premendosi lo scapolare sul petto, con le due mani. Ed ecco apparire fra gli alberi il crocevia spazioso, illuminato dalla luna piena. E gli gnomi danzavano in mezzo alla strada. Serena li osservò fra i tronchi, trattenendo il respiro. Erano gobbi e sciancati come vecchietti, piccoli come fanciulli, avevano barbe lunghe e rossigne, giubbini buffi, rossi e verdi, e cappucci fantastici. Danzavano in tondo, con una cantilena stridula accompagnata dal grido degli uccelli notturni. Serena allibiva al pensiero di passare fra loro; eppure non c'era altra via e non poteva ritornare indietro senza il libro della matrigna. Fece violenza al tremito che la scuoteva, e s'avanzò con passo tranquillo. Appena la videro, gli gnomi verdi si separarono da quelli rossi e fecero ala ai lati della strada, come per darle il passo. E quando la bimba si trovò fra loro la chiusero in cerchio, danzando. E uno gnomo le porse un fungo e una felce. - Bella bimba, danza con noi! - Volentieri, se questo può farvi piacere... E Serena danzò al chiaro della luna, con tanta grazia soave che gli gnomi si fermarono in cerchio, estatici ad ammirarla. - Oh! Che bella graziosa bambina! - disse uno gnomo. Un secondo disse: - Ch'ella divenga della metà più bella e più graziosa ancora. Disse un terzo: - Oh! Che bimba soave e buona! Un quarto disse: - Ch'ella divenga della metà più ancora bella e soave! Disse un quinto: - E che una perla le cada dall'orecchio sinistro ad ogni parola della sua bocca. Un sesto disse: - E che si converta in oro ogni cosa ch'ella vorrà. - Così sia! Così sia! Così sia!... - gridarono tutti con voce lieta e crepitante. Ripresero la danza vertiginosa, tenendosi per mano, poi spezzarono il cerchio e disparvero. Serena proseguì il cammino, giunse al villaggio e fece alzare il sacrestano perché la chiesa era chiusa. Ed ecco che ad ogni parola una perla le usciva dall'orecchio sinistro, le rimbalzava sulla spalla e cadeva per terra. Il sagrestano si mise a raccoglierle nella palma della mano. Serena ebbe il libro e ritornò al castello paterno. La matrigna la guardò stupita. Serena splendeva di una bellezza mai veduta: - Non t'è occorso nessun guaio, per via? - Nessuno, mamma. - E raccontò esattamente ogni cosa. E ad ogni parola una perla le cadeva dall'orecchio sinistro. La matrigna si rodeva d'invidia. - E il mio libro di preghiere? - Eccolo, mamma. La logora rilegatura di cuoio e di rame s'era convertita in oro tempestato di brillanti. La matrigna trasecolava. Poi decise di tentare la stessa sorte per la figlia Gordiana. La domenica dopo, alla stessa ora, disse alla figlia di recarsi a prendere il libro nella chiesa del villaggio. - Così sola? Di notte? Mamma, siete pazza? E Gordiana scrollò le spalle. - Devi ubbidire, cara, e sarò un gran bene per te, te lo prometto. - Andateci voi! Gordiana, non avvezza ad ubbidire, smaniò furibonda e la madre fu costretta a cacciarla con le busse, per deciderla a partire. Quando giunse al crocevia, inargentato dalla luna, i piccoli gnomi che danzavano in tondo si divisero in due schiere ai lati della strada, poi la chiusero in cerchio; e uno si avanzò porgendole il fungo e la felce e invitandola garbatamente a danzare. - Io danzo con principi e con baroni: non danzo con brutti rospi come voi. E gettò la felce e il fungo e tentò di aprire la catena dei piccoli ballerini con pugni e con calci. - Che bimba brutta e deforme! - disse uno gnomo. Un secondo disse: - Ch'ella diventi della metà più ancora cattiva e villana. - E che sia gobba! - E che sia zoppa! - E che uno scorpione le esca dall'orecchio sinistro ad ogni parola della sua bocca. - E che si copra di bava ogni cosa ch'ella toccherà. - Così sia! Così sia! Così sia!... - gridarono tutti con voce irosa e crepitante. Ripresero la danza prendendosi per mano, poi spezzarono la catena e disparvero. Gordiana scrollò le spalle, giunse alla chiesa, prese il libro e ritornò al castello. Quando la madre la vide dié un urlo: - Gordiana, figlia mia! Chi t'ha conciata così? - Voi, madre snaturata, che mi esponete alla mala ventura. E ad ogni parola, uno scorpione dalla coda forcuta le scendeva lungo la persona. Trasse il libro di tasca e lo diede alla madre; ma questa lo lasciò cadere con un grido d'orrore. - Che schifezza! È tutto lordo di bava! La madre era disperata di quella figlia zoppa e gobba, più brutta e più perversa di prima. E la condusse nelle sue stanze, affidandola alle cure di medici che s'adoprarono inutilmente per risanarla. Si era intanto sparsa pel mondo la fama della bellezza sfolgorante e della bontà di serena, e da tutte le parti giungevano richieste di principi e di baroni; ma la matrigna perversa si opponeva ad ogni partito. Il Re di Persegonia non si fidò degli ambasciatori, e volle recarsi in persona al castello della bellezza famosa. Fu così rapito dal fascino soave di Serena che fece all'istante richiesta della sua mano. La matrigna soffocava dalla bile; ma si mostrò ossequiosa al re e lieta di quella fortuna. E già macchinava in mente di sostituire a Serena la figlia Gordiana. Furono fissate le nozze per la settimana seguente. Il giorno dopo il Re mandò alla fidanzata orecchini, smaniglie, monili di valore inestimabile. Giunse il corteo reale per prendere la fidanzata. La matrigna coprì dei gioielli la figlia Gordiana e rinchiuse Serena in un cofano di cedro. Il Re scese dalla carrozza dorata e aprì lo sportello per farvi salire la fidanzata. Gordiana aveva il volto coperto d'un velo fitto e restava muta alle dolci parole dello sposo. - Signora mia suocera, perché la sposa non mi risponde? - È timida, Maestà. - Eppure l'altro giorno fu così garbata con me... - La solennità di questo giorno la rende muta... Il Re guardava con affetto la sposa. - Serena, scopritevi il volto, ch'io vi veda un solo istante! - Non è possibile, Maestà - interruppe la matrigna - il fresco della carrozza la sciuperebbe! Dopo le nozze si scoprirà. il Re cominciava ad inquietarsi. Proseguirono verso la chiesa e già la madre si rallegrava di veder giungere a compimento la sua frode perversa. Ma passando vicino ad un ruscello, Gordiana, smemorata ed impaziente, si protese dicendo: - Mamma, ho sete! Non aveva detto tre parole che tre scorpioni neri scesero correndo sulla veste di seta candida. Il Re e il suocero balzarono in piedi, inorriditi, e strapparono il velo alla sposa. Apparve il volto orribile e feroce di Gordiana. - Maestà, queste due perfide volevano ingannarci. Il suocero e il Re fecero arrestare il corteo a mezza strada. Il Re salì a cavallo e volle ritornare, solo, di gran galoppo, al castello della fidanzata. Salì le scale e prese ad aggirarsi per le sale chiamando ad alta voce. - Serena! Serena! Dove siete? - Qui, Maestà! - Dove? - Nel cofano di cedro! Il Re forzò il cofano con la punta della spada e sollevò il coperchio. Serena balzò in piedi, pallida e bella. Il re la sollevò fra le braccia, la pose sul suo cavallo e ritornò dove il corteo l'aspettava. Serena prese posto nella berlina reale, tra il padre e il fidanzato. Furono celebrate le nozze regali. Della matrigna e della figlia perversa, fuggite attraverso i boschi, non si ebbe più alcuna novella.
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Novella piacevole, ma...
...non era Serena la figliastra perversa e maligna?! Io la conoscevo così...
Un'altra cosa inquietante sono gli gnomi di gesso...
...davvero terrificanti...
Un'altra domanda: che roba è lo scapolare?
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De: Fernyb |
Enviado: 10/05/2005
11:55
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Origine dello Scapolare
Nel Medioevo molti cristiani volevano legarsi agli Ordini religiosi allora fondati: Francescani, Domenicani, Agostiniani, Carmelitani. Sorse un laicato associato ad essi per mezzo di Confraternite. Gli Ordini religiosi provvidero a dare ai laici un segno di affiliazione e di partecipazione al loro spirito e apostolato. Questo segno era costituito da una parse significativa dell'abito: cappa, cordone, scapolare. Tra i Carrnelitani si stabilì lo Scapolare, in forma ridotta, come espressione d'appartenenza all'Ordine e di condivisione della sua devozione mariana. Ormai lo Scapolare della Vergine del Carmine è un segno approvato dalla Chiesa e proposto dall'Ordine Carmelitano come manifestazione dell'amore di Maria per noi e come espressione di fiducia filiale da parte nostra in Lei, di cui vogliamo imitare la vita. Lo "Scapolare" in origine era un grembiule che i monaci indossavano sopra l'abito religioso durante il lavoro manuale. Col tempo assunse il significato simbolico del voler portare la croce di ogni giorno, come i veri seguaci di Gesù. In alcuni Ordini religiosi, quale il Carmelo, divenne segno della decisione di vivere la vita come servi di Cristo e di Maria. Lo Scapolare simboleggiò il vincolo speciale dei Carmelitani a Maria, Madre del Signore, esprimendo la fiducia nella sua materna protezione e il desiderio di seguire il suo esempio di donazione a Cristo e agli altri. Si è così trasformato in un segno Mariano per eccellenza.
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Lo Scapolare, segno mariano
lo Scapolare affonda le sue radici nella lunga storia dell'Ordine, dove rappresenta l'impegno di seguire Cristo come Maria, modello perfetto di tutti i discepoli di Cristo. Questo impegno ha la sue logica origine nel battesimo che ci trasforma in figli di Dio.
dal web
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Lo scapolare è quindi un grembiule, una sorta di pannuccia, giusto?
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De: Fernyb |
Enviado: 01/11/2006
07:35
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carissima, dovresti leggere l'evolversi dello scapolare nei tempi più attentamente...........E' giusto ciò che ha scritto io sotto.
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De: Improvvisa Luce |
Enviado: 02/11/2006
12:22
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Uhm... allora cos'è, una sorta di stola?
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De: Fernyb |
Enviado: 05/12/2006
14:52
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La bella Serena... non poteva toccare matrigna e sorellastra? Le avrebbe rese felici... coperte d'oro per l'eternità
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Io, ad una che si chiama così,
le metterei una pietra al collo, poi la getterei in un lago profondo.
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De: Fernyb |
Enviado: 25/12/2006
17:35
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Ma che bimba cattiva ahahahah
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Chiamami "bimba"...
...sono in grado di alzarla di peso, una donna, e di scagliarla in un lago...
...specie se ha un nome come quello... e magari è proprio "quella"...
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De: Fernyb |
Enviado: 27/01/2007
17:35
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Perchè? Non ti piace il nome Serena?;o) In assoluto preferisco Gaia, o Gioia. Però per il rispetto di mia figlia non le chiamerò con un nome strano!!
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No, il nome "Serena" mi ripugna, che vuoi farci,
è una traccia lasciatami dal passato.
Beh, nè Gaia nè Gioia sono nomi poi tanto strani...
...e un nome normale è giustamente una forma di rispetto verso i propri figli.
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De: Fernyb |
Enviado: 17/02/2007
17:35
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Leggendo sotto....
Liberare gli nomi dei giardini???
Ahahahah... Ma daaii.... Staran meglio nei giardini che nelle scatole ahahaah
E poi che senso ha liberare un oggetto di pietra, o altro materiale??
Senza pensare che potrebbero essersi affezionati a chi nel giardino li ha messi... Come lui a loro... E portati via di lì sentirsi soli... Rapiti!!
Eheheheh
Lasciate I nanetti dove stanno e se volete far del bene rivolgete le vostre attenzioni a soggetti ben più bisognosi...
Ciao ciao
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Sarebbe piu' sensato liberare le cavie dei laboratori cosmetici; altro che nani di gesso...
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Ci sono tante di quelle cose da liberare!!! |
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La follia, per esempio?
Le profondita' dell'anima?
Non saprei...
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Io vorrei liberarmi dai lacci che un'educazione rigida e per niente permissiva ha messo alla mia anima e dai quali non sono mai riuscita ad affrancarmi totalmente |
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Un modo per cambiare un po', per vivere un periodo decisamente diverso della propria vita ci sarebbe... come ho fatto io, bisognerebbe andare in un posto molto lontano dai propri soliti luoghi di vita, e stare la' per due-tre mesi a vivere in mezzo alla gente e come la gente locale...
L'unico difetto e' che tutto questo lo si puo' fare solo da single... e solo tra un contratto di lavoro e l'altro.
Se si e' sposati o si ha un lavoro fisso, l'unica cosa che rimane e' la forza di volonta' per liberarsi da tali legacci...
Comunque, la volonta', se c'e', e' una forza da non sottovalutare affatto.
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Io non posso lasciare una mamma di 90 anni!!! La volontà c'è e non mi fermo, ma è tanto difficile recuperare un pò di vita personale!!! |
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