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De: Butterfy (Mensaje original) |
Enviado: 14/08/2011 18:22 |
Dove sarete tutti quanti domani ???...Dopo tanti anni domani non lavorerò ed approfitto di questo giorno libero per preparare un pranzetto a base di pesce alla mia mamma ed ai miei ragazzi... BUON FERRAGOSTO A TUTTA LA COM...
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De: haiku04 |
Enviado: 14/08/2011 22:08 |
Io farò quello che in genere faccio a Ferragosto, cioè niente... troppa folla e confusione dappertutto!
In ogni caso una felice giornata a tutti!!
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Quei Ferragosto che non vedremo più
La
scena è da film: è il 1962 e l’uomo corre in perfetta solitudine verso
Porta Nuova. Per non perdere il treno delle vacanze dribbla i portici e
sceglie la più veloce e lineare via Roma nel bel mezzo della
carreggiata. Tanto non corre alcun pericolo: anche le auto sono in
vacanza
Un deserto, con pochi reduci
che si aggiravano straniti
per le vie del centro.
Questa era la Torino “chiusa
per ferie” soltanto 30 anni fa: cittadini tutti lontani,
turisti rari come chimere
BRUNO GAMBAROTTA
TORINO
Erano anni in cui era
inutile chiedere al padrone quando si sarebbe andati in ferie; la
risposta sarebbe stata «quando chiude la Fiat», anche se la ditta non
aveva nessun rapporto con l’industria dell’auto. Chiudeva la Fiat e
chiudeva la città. Iniziava l’unica stagione dell’anno nella quale
era lecito attaccare discorso con degli sconosciuti sul tram: non
eravamo più torinesi timorosi di disturbare ma fra i pochi superstiti di
un’ecatombe.
Tanti di noi erano arrivati pochi anni prima dalla
campagna a popolare Torino e in quel tempo sospeso riaffioravano le
abitudini contadine. A partire dal tramonto, negli appartamenti dei
condomini periferici si spalancavano, tenendole bloccate, porte e
finestre per cercare il «riscontro», nell’illusione di un refolo
d’aria.
Di giorno le finestre erano tenute chiuse,
nell’illusione di tenere fuori il caldo e perché i piccioni, resi arditi
dalla carestia per il rarefarsi dei banchi al mercato, osavano
introdursi in casa dai balconi in cerca di briciole.
La divisa
d’ordinanza del padre di famiglia consisteva in canottiera,
pantaloncini corti, sandali con i calzini: seduto sul balcone, guardava
verso l’interno buio dove aveva collocato il televisore che
trasmetteva repliche («ma noi paghiamo l’abbonamento per tutto
l’anno»).
Sedeva di traverso con un braccio appoggiato alla
ringhiera, per tenere d’occhio la sottostante strada deserta, hai visto
mai che succedesse qualcosa. La madre di famiglia, incurante del
caldo, stava in cucina a preparare la conserva con i pomodori comprati a
ceste la mattina a Porta Palazzo e caricati sulla Seicento; a
intervalli regolari si affacciava nel tinello.
Con un gesto
plateale si asciugava il sudore con uno strofinaccio da cucina e
scuoteva la testa, in un segno di disapprovazione che comprendeva sia
quello che stava andando in onda in quel momento che la placida
noncuranza del marito. Per dissetarsi si beveva acqua e menta; nelle
famiglie più evolute era penetrata l’abitudine del tè freddo,
preparato per tempo, imbottigliato e messo in frigo. Non mancava
l’anguria, comprata all’asta la domenica mattina in piazza della
Repubblica.
I ragazzi stazionavano giù, in strada, radunati
sotto la luce di un lampione o davanti all’unico bar aperto. Chi aveva
il motorino, faceva su e giù per la strada, così, tanto per fare un po’
di animazione con la marmitta. Fra i giovani c’era chi, lavorando,
aveva già potuto compare a rate l’auto «del dipendente Fiat», che aveva
già sei mesi di vita e costava meno. Con quella si caricavano gli
amici e si poteva, a scelta, andare a prendere un caffè in piazza San
Carlo; scorrere lentamente lungo corso Massimo d’Azeglio dove, a ogni
ora del giorno e della notte, sostavano agli angoli degli incroci le
prostitute, oggetto costante di scandalo nelle lettere a «Specchio dei
tempi».
Un’altra opzione interessante, per chi abitava in Borgo
Vittoria o alla Madonna di Campagna, era andare fino a Caselle, sostare
ai bordi della recinzione dell’aeroporto e osservare l’atterraggio
degli ultimi aerei in arrivo prima della chiusura notturna. In quegli
anni la pubblica amministrazione ancora non si faceva carico del tempo
libero degli abitanti rimasti in città, per necessità o per scelta.
La
svolta si sarebbe verificata con le elezioni locali del 1975 e
l’avvento di nuove giunte municipali. Poco per volta sarebbero arrivati
i Punti Verdi, l’Estate Ragazzi e tante altre iniziative. Fino
all’attuale movida, con gli abitanti delle zone coinvolte che, se
potessero, tornerebbero volentieri a quei felici anni Settanta...
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Non andrò lontano,ancora troppa confusione in questa festività ormai orfana di chi l'ha mitizzata,il "boom" economico...già:anche se i turisti sono pochi,ci sono i "nostrali",che sono rimasti a casa,cioé in giro...meglio un tuffo...nelle riflessioni.
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Ed io in casa con la mamma perchè giustamente la badante fa festa. Domani parto per la Calabria e sarà il mio battesimo dell'aria, anche se sono già andata sul deltaplano. Sono costretta a prendere l'aereo, il Freccia Rossa mi sarebbe costato 35 € e quasi 9 ore di viaggio in più
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E' finito Ferragosto!! Un altro giorno da appendere al gancio dei ricordi come un vecchio scarpone, mentre lentamente e inesorabilmente fra poco scivolera' via l'estate riportandoci i colori del magico autunno......, il gelo dell'inverno e l'inevitabile desiderio,poi, della nuova primavera..... E l'eterno ciclo si ripete!!!....
BUONA GIORNATA Annamaria
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De: haiku04 |
Enviado: 16/08/2011 15:52 |
Bellissimo l'articolo di Gambarotta, parla di Torino ma il panorama era identico in tutte le città:
che nostalgia di quegli agosti assolati e deserti, la tranquillità, nessun rumore, le passeggiate
serali alla ricerca di un baretto per gustare un cono gelato, e persino le zanzare erano rare!
Oggi non è più così, le vacanze, per chi se le può permettere, sono scaglionate nell'arco di tutto l'anno,
e per chi rimane ci sono le feste di piazza, il cinema all'aperto, i negozi coi saldi, etc.
Che peccato, era l'unico momento per godersi veramente la città, senza traffico, senza nessuno....
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