Il classico detto "cervello da gallina" potrebbe presto non avere più lo stesso significato. Già per molte specie, come taccole o pappagalli, si è dimostrato che l'intelligenza aviaria non è inferiore a quella degli scimpanzè. Ma ora, in una sorta di appello-manifesto pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience Review, un gruppo di 29 esperti neuroscienziati di specie aviarie propone di creare termini comuni per descrivere il cervello dei mammiferi e degli uccelli.

I ricercatori, provenienti da sei Paesi, si riuniscono da sette anni per confrontare i loro risultati e adesso sostengono la necessità di rivedere la nomenclatura impiegata nei libri di testo per le mappe cerebrali degli uccelli.

Sono tuttavia ancora molti i punti oscuri, e sui quali non c'è accordo all'interno della comunità scientifica, riguardo alle differenze nel cervello di uccelli e mammiferi. Ma la necessità di trovare una terminologia comune è, secondo gli esperti, un passo ormai necessario. C'e' chi ritiene persino che presto i topi di laboratorio, modello per antonomasia nello studio della neuroanatomia funzionale, potrebbero presto essere sostituiti da uccelli.

Le nuove conoscenze scientifiche abbattono ogni giorno vecchi pregiudizi. Come nel caso dei pappagalli, che comunemente si associano a stupidità e passiva capacità di riprodurre suoni: oggi si sa che ci sono specie che hanno addirittura il senso dell'umorismo e sono in grado di inventare nuove parole, usare la sintassi e anche insegnare ai propri simili ciò che hanno appreso. Gli esperti non hanno dubbi: è ora di far largo agli uccelli che, quanto a quoziente intellettivo, non hanno nulla da invidiare agli ominidi.