Oggi, insieme a diversi colleghi europarlamentari, mi sono fatta promotrice di una lettera al Presidente del Consiglio Europeo, della Commissione e del Parlamento europeo, per porre all’attenzione delle istituzioni europee l’incresciosa situazione relativa alla militarizzazione della Val di Susa. Prescindendo per un istante dalla posizione (a favore o contraria) rispetto alla costruzione di questa (inutile) infrastruttura, la lettera evidenzia un fatto lapalissiano: non si può pensare di costruire un’opera di questo tipo con una ventennale militarizzazione del cantiere, solo a causa dell’incapacità di dialogare coi cittadini.
Insieme agli altri deputati chiedo che i cittadini contrari alla realizzazione dell’opera siano ascoltati e che si invii una delegazione ufficiale del Parlamento europeo su quei territori. In questi giorni, dopo gli scontri di Roma, mentre si parla di leggi speciali che mi lasciano estremamente perplessa (basterebbe applicare le leggi vigenti per evitare i disordini cui abbiamo assistito sabato scorso e tutelare gli stessi manifestanti pacifici) e si progetta l’abolizione dei pochi diritti costituzionali ancora riconosciuti, dall’Europa continuiamo a batterci per l’assoluta libertà di manifestare il dissenso, sempre in maniera civile e democratica.
Qui il testo della lettera.