Almeno a questa ultima domanda si può, forse, rispondere con quanto attesta il poco conosciuto "Documento Rubant", che si basa su un testo datato 11 aprile 1308. Questo documento afferma, tra l’altro, che Filippo il Bello quando arraffò i documenti templari, senza saperlo, si impossessò di "autentici falsi, prodotti molto tempo prima, nel caso avvenisse un attacco incontrollabile ed imprevedibile all'Ordine". Dunque, se il documento Rubant è vero, come sembra esserlo, sebbene sia sconosciuto alla maggior parte degli storici, della Milizia del Tempio si sa ancora poco,
visto che si sono studiati solo dei falsi.
Quale terribile "segreto" difese con tale accanimento fino ad immolare la propria vita Jacques de Molay? Egli urlò ai suoi inquisitori, il 26 novembre del 1308: <>. Era forse il Graal, simbolo della conoscenza, ad essere così gelosamente custodito dall’Ordine? Il Santo Graal, scrive Introvigne: "non sarebbe solo il sangue più nobile, destinato a regnare sul mondo intero, ma – a chi sappia entrare in contatto con l’energia che sprigiona attraverso appositi rituali – garantirebbe perfino l’immortalità" (Il mito del Graal in "Storia", n. 130, settembre 1998).
Robert Charroux ne: "Il libro dei segreti traditi" (Milano 1969) scrive: "I Templari erano considerati come i depositari e i continuatori di un <> di un’importanza capitale e del quale nessun profano – fosse pure il re di Francia – doveva essere informato". Da una dichiarazione resa al processo si viene a conoscenza di un fatto sbalorditivo. L’11 aprile 1309 fu chiamato come testimone il maestro Radulphe de Praellis, giureconsulto, che affermò, sotto giuramento, che un cavaliere templare, di nome Gervais della Commenda di Laon, gli aveva svelato che vi era nell’Ordine un terribile segreto di tale importanza che: <>.
Alcuni storici sono del parere che esisteva una società segretissima ai vertici dell’Ordine e quelli dichiarati ufficialmente Gran Maestri non furono i veri capi dell’Ordine. Del resto come spiegare altrimenti quanto disse, nel corso dell’interrogatorio, il Gran Maestro Jacques de Molay e cioè: <>? Gli fece eco il precettore d’Aquitania e di Poitou, Geoffroy de Gonnoville, che dichiarò: <>. Jean Marquès-Rivière scrisse, che: <>. Robert Ambelain fu della stessa opinione e lo storico tedesco Wilke, si spinge ancora più in là e dà, a tale gruppo, il nome di "Tempio Nero".
Esisteva un "Ordine segreto" ai vertici dei Templari? Taluni studiosi ne sono convinti e asseriscono che si trattava del "Priorato di Sion" (Prieuré de Sion) che sarebbe ancora oggi operante e, tra i suoi occulti disegni, c’è quello di restaurare la dinastia merovingia non solo in Francia ma in tutta l’Europa. C’è da precisare che "la stirpe merovingia non si è estinta. Al contrario, si è perpetuata in linea diretta a partire da Dagoberto II e suo figlio, Sigisberto IV. Per mezzo di alleanze dinastiche e di matrimoni, la stirpe include Goffredo di Buglione, che nel 1099 conquistò Gerusalemme, e altre famiglie nobili del passato e del presente: Blanchefort, Gisors, Saint-Clair (Sinclair in Inghilterra), Montesquiou, Montpézat, Poher, Lusignano, Plantard e Asburgo-Lorena" (M. Baigent, R. Leigh, H. Lincoln, Il santo Graal, Milano 1984). Ancora una teoria della cospirazione che si originerebbe nel buio di secoli lontani.
In poche parole tutto ciò significherebbe anche che L’Ordine del Tempio sarebbe stato creato dal Priorato di Sion. Ora c’è da porsi la domanda se esistono documenti che attestino la sua esistenza e la sua relazione con i Templari. Richard Andrews e Paul Schellenberger ci informano che l’esistenza del Priorato è molto bene comprovata da importanti documenti: "Il nome originale e l’organizzazione sono menzionati in uno statuto del 1152 e anche in una copia trecentesca di una precedente pergamena datata 1178. L’organizzazione sarebbe stata fondata con il nome di <>, mentre il titolo di Priorato di Sion sarebbe stato adottato nel 1188. C’è chi ritiene si trattasse di un gruppo scissosi dai ranghi dei Cavalieri Templari, ma la cosa è controversa. La separazione dell’Ordine di Sion nel 1188 dal corpo principale dell’Ordine dei Templari sarebbe avvenuta in un episodio leggendario noto con il nome di <>" (R. Andrews e P. Schellenberger, Alla ricerca del sepolcro, Milano 1997).
Il problema è molto complesso, sembrerebbe anche certo che in seno all’Ordine si celebrassero culti segreti e che un esoterismo templare sia sicuramente esistito. Malauguratamente, come scrive Lavisse nella sua "Storia di Francia" il segreto sulle loro attività era assoluto infatti: "Tutti gli affari del Tempio venivano sbrigati nel più stretto segreto; la regola scritta esisteva soltanto in pochi esemplari; la lettura era riservata ai soli dignitari; molti Templari non ne avevano mai avuto conoscenza". Il cavaliere templare Gaucerand de Montpezat, lontano antenato dei reali di Danimarca, asserì: <>. E’ anche certo che i filosofi arabi abbiano influenzato i rudi soldati del Tempio. Sicuramente l’Ordine accolse elementi dottrinari e rituali dell’esoterismo orientale. Subì l’influsso delle confraternite esoteriche musulmane insieme al disegno di un’unificazione del mondo e di un nuovo ordinamento sociale.
Non è azzardato, a tal proposito, ricordare le ambizioni di Federico II di Hohenstauffen, il "Signore del Mondo", imperatore di Germania, re dei Romani, re di Sicilia, re di Gerusalemme che, alla fine dell’XI secolo era una leggenda. Saba Malespini di lui scrive: "Questo Cesare che era il vero sovrano del mondo e del quale la gloria si era propagata in tutto l’universo, credendo senza dubbio alcuno di divenire simile agli dèi con lo studio delle matematiche, si mise a scrutare il fondo delle cose e i misteri dei cieli". Il suo progetto fu forse proseguito dai Templari?
Federico II venne a conoscenza di qualcosa di terribile che celò in un anagramma, ancora oggi indecifrato. Nel suo Castel del Monte, in Puglia, interamente costruito secondo l’architettura del Tempio di Salomone (ecco le quattro misure-chiave: 60 – 30 – 20 – 12 cubiti), su una scultura femminile attorniata da cavalieri fece incidere queste misteriose lettere: D8 I D CA D BLO C L P S H A2. In questa enigmatica formula, riportata da Robert Charroux, è celato il segreto Di Federico II e di Castel del Monte.
Federico II, nel 1228, a San Giovanni d’Acri, pur essendo stato colpito da scomunica papale, aveva ugualmente partecipato alla Tavola Rotonda del meglio della Cavalleria mondiale: Templari, Ospedalieri, Teutonici, Fàlas saraceni, Turchi, Batinyah (Assassini o Hassaniti), Rabiti di Spagna, ecc., tutti dalla Pactio Secreta (Patto Segreto). E’ all’opera la filiazione della Cavalleria con Ordini iniziatici segreti. In fondo i Templari furono perduti dalla loro dottrina, dal loro esoterismo e da un inconfessabile "segreto" che ne determinarono la distruzione. E’ più che probabile supporre che la milizia del Tempio ebbe collegamenti oscuri con misteriose catene iniziatiche e praticò rituali segretissimi.
Tra i loro fini, vi era anche quello di assoggettare il mondo ad un’autorità suprema. "Sembra effettivamente – continua Charroux – che il sogno più grande dell’Ordine, lo scopo supremo della sua attività, sia stato quello di far risorgere il concetto dell’Impero… vale a dire l’Oriente islamico e l’Occidente cristiano… Una sorta di federazione di stati autonomi posti sotto la direzione di due capi, l’uno spirituale, il Papa; l’altro politico, l’Imperatore, tutti e due eletti e indipendenti l’uno dall’altro. Sopra il pontefice e l’imperatore, un’autorità suprema, misteriosa". Chi era questa misteriosa autorità suprema?
I Templari erano profondi nell’esoterismo, è grazie alla loro influenza che la setta catara degli Albigesi, "divenne essenzialmente un movimento sufi, con una concezione dell’uomo plasmata in tutto e per tutto sul modello ideale del Pir e cioè del <> delle sette sufi. Inoltre il potere magico da esse attribuito al Sacro Graal (il vaso utilizzato da Gesù per l’ultima cena e nel quale sarebbe stato raccolto il suo sangue) eguagliava perfettamente quello attribuito al Khidr, e cioè al verde manto fiammeggiante del paradiso sufi. Analoghe ancora a quelle sufi furono le teorie catare sulla creazione di una società di tipo teocratico…"
(Carlo Palermo, Il quarto livello, Roma 1996).
Ancora occulti e indecifrabili segreti. Enigmi irrisolti come quello relativo al favoloso tesoro dei templari. Essi avevano raggiunto una grande ricchezza, si mormorava che praticassero l’arte dell’alchimia. Nello scorso secolo una strabiliante scoperta diede maggiore credito a questa ipotesi; furono trovate, dove avevano sede due importanti commende dell’Ordine, in Borgogna, ad Essarois, e in Toscana, a Volterra, due antichi piccoli scrigni, illustrati con figure e simboli alchemici. Lo studioso von Hammer affermò che gli scrigni erano senza dubbio di origine templare. Un’altra eccezionale scoperta la si deve a Theodor Mertzdorff, insigne studioso tedesco che, nel 1877, diede alle stampe un documento templare, ritrovato ad Amburgo, che raccoglieva una serie di regole. Ecco cosa dice l’articolo 19: "E’ fatto divieto, nelle commende, in cui tutti i fratelli non sono degli eletti o dei consolati, di lavorare alcune materie mediante la scienza filosofale, e quindi di trasmutare i metalli vili in oro o in argento. Ciò sarà intrapreso soltanto in luoghi nascosti e in segreto".
Si racconta che l’ultimo Gran Maestro de Moley scelse il villaggio francese di Arginy per far nascondere il "tesoro" dell’Ordine da due cavalieri. Arginy negli oscuri sotterranei del suo castello, che poggia sopra una ragnatela di gallerie segrete, che Daniel Réju descrive: <>, deve celare qualcosa di inimmagginabile. La "Torre delle Otto Bellezze", anche detta la "Torre dell’Alchimia" per i misteriosi segni magici e simboli alchemici disegnati su quei mattoni, è la costruzione più antica del castello e fu oggetto di lunghe visite di studiosi ed esoteristi, tra cui, due personaggi d’eccezione, Eugéne Canseliet e Armand Barbault.
Cosa questi alchimisti trovarono o decifrarono non fu detto. Il favoloso "tesoro" dei Templari rimane ancora un mistero insoluto o potrebbe aver ragione André Douzet quando scrive: "Forse l’autore francese Robert Charroux trovò la chiave quando decifrò questo passaggio dal libro di Breyer: <>". La conoscenza di misteri sublimi e oltremodo pericolosi se ancora oggi sono sigillati in un fitto "segreto". E’ un segreto inviolabile che sembra riecheggiare le parole di Ja’far Sadiq (ob. 148/765): "La nostra causa è un segreto velato in un segreto, il segreto di qualcosa che rimane velato, un segreto che solo un altro segreto può insegnare: è un segreto su un segreto che si appaga di un segreto".