Il madrigale che ai tuoi occhi canterei avrebbe l'umiltà e il sentimento che hanno i greggi nelle sere sopite e annuvolate dell'inverno. La castità ignorata delle acque, l'aroma del grano sotto il cielo profondo delle notti d'estate, l'ingenuità pagana dell'incenso e il profumo di una remota pioggia che giunge aggrovigliato col vento.
Sei così bambina che le mie tristezze ascolti distratta e sorridente, con la bocca dischiusa e lo sguardo nascosto nel tuo stesso pensiero, come se la mia passione colma di notte fosse splendente argento di specchio, come se la mia storia oscura e intensa fosse presa da qualche vecchia fiaba. I tuoi occhi, miniature dei laghi, guardano come immersi in un sogno. Sono raggi di luna alla mia penombra, Catene alle mie braccia e alla mia voce. Ogni baleno azzurro delle tue pupille apre un pozzo d'amore nel mio petto. Ma non posso dissetarmi d'acquasanta, benchè m'infiammi il sole dei desideri. Con discrezione il mio canto deridi odorando le rose dei tuoi seni, senza pensare al ritmo del mio canto che ha l'umiltà e il sentimento dei greggi all'imbrunire, in sere sopite e annuvolate dell'inverno. Hai l'anima intatta, addormentata, e i tuoi occhi son per questo morti. Ignori il bacio e l'inquietudine. Per essi non hai versato il tuo spirito. Quando conoscerai l'amore comprenderai la tristezza divina che ora è in me, tristezza di garofani andalusi, d'ulivo vecchio e di sanguinante cantilena che piange il tuo sfuggente sguardo. Occhi azzurri che, coperti di neve e di gigli sfioriti, vi aprite così distanti dai miei che, appassionati e scuri, conoscono le saette e le notti in riva al mare sotto i limoni. Spezzerò la mia passione contro una stella. Davanti a te non posso che tacere, mormorando il mio dolente madrigale come un monaco che prega nel convento. E così dovrò pregare finchè non mi scenda la pace nel cuore e la neve sui capelli. Ma il mio amore per te, donna lontana, darà la sua rosa eterna con il tempo. Fino ad allora, canterà la mia colomba. La radice del cipresso mi spezzi le ossa: mai voi udrete il mio madrigale, occhi azzurri che guardare non voglio, ma che pur senza guardarli, danno morte col pugnale azzurro del ricordo di loro. Vi chiuderà una mano lasciando ignota La mia tristezza di cuore ammalato. Per questo il madrigale che io ti canterei avrebbe l'umiltà e il sentimento che hanno i greggi nelle sere sopite e annuvolate dell'inverno.
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