“Lavora con la forza di venti braccia!” prometteva la pubblicità
televisiva di una macchina per fare la pasta in casa, ma il paradosso
ora è una realtà, ognuno potrà avere la forza di venti uomini, ammesso
che gli sia possibile indossare il primo esoscheletro per la servo
amplificazione di forza.
L’apparato, realizzato in Italia, finora era stato visto solamente nei
film fantascientifici, ma il prototipo è apparso in un'immagine senza
data diffusa solo ieri (fonte Ansa). Sembrerebbe essere il più complesso
sistema robotico indossabile fin' ora costruito, è stato sviluppato
dalla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa ed è finanziato dal ministero
della Difesa.
La sua prima applicazione sarà sicuramente in ambito militare, ma potrà
essere utilissimo anche per operazioni di protezione civile
particolarmente impegnative. Il "body extender" italiano è costituito da
un corpo centrale a cui sono collegati 4 arti robotici (2 braccia e 2
gambe), caratterizzato da capacità di movimento paragonabili a quelle
del corpo umano.
E’ in pratica una protesi totale che costituisce uno scheletro
cibernetico che può essere indossato, l’apparato fornisce una sorta di
muscolatura artificiale che potenzia le capacità del fisico dell’ umano a
lui collegato di ben venti volte. Un apparecchio simile, anche se più
mastodontico, era usato nel film “Avatar” di Cameron dal perfido
colonnello Miles Quaritch, il capo della sicurezza della compagnia
interplanetaria terrestre che accupava nel 2154 il pianeta Pandora,
anche se, nella battaglia finale lo abbattono comunque le frecce
avvelenate della regina dei Na'vi.
Sempre Cameron però aveva preconizzato un esoscheletro molto simile al
Body Extender italiano nel suo precedente “Aliens scontro finale”. In
questo caso siamo nel 2179, l’eroina principale Ripley per farla finita
in modo radicale con il bavoso mostro alieno entra in un esoscheletro da
carico industriale, dotato anche di lanciafiamme.
Infine è impossibile non ricordare che tutta la mitologia dei robot
giapponesi, indimenticabili protagonisti delle serie di anime degli
anni70, era basata sull’ esasperazione del concetto di esoscheletro.
L’idea base di tutte le filiazioni fantastiche di quell’epopea, da
Mazinga Z in poi, era quella di ragazzi alla guida d’immensi simulacri
robotici che si muovevano in combattimento come metafora meccanica del
loro pilota.
La novità che rende unico al mondo il dispositivo messo a punto dai
ricercatori pisani è rappresentata dall'elevato numero di gradi di
libertà (ben 22) consentiti all'operatore. Ogni grado di libertà è
dotato di un sensore di posizione angolare controllato in modo
indipendente dagli altri, attraverso un motore elettrico dedicato.
Chi lo utilizza può compiere passi avanti, indietro e laterali,
roteare sul posto, accovacciarsi, salire e scendere gradini. Inoltre,
utilizzando entrambe le braccia robotiche, si possono sollevare e
sostenere carichi fino a 100 chilogrammi, anche per lunghi intervalli di
tempo. L' esoscheletro made in Italy ha inoltre dei sensori di forza,
collocati in corrispondenza dei punti di contatto con il corpo
dell'operatore, questi permettono all' apparato di "capire" le
intenzioni di movimento.
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