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Messaggio 1 di 2 di questo argomento |
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Da: lore luc (Messaggio originale) |
Inviato: 16/03/2012 13:51 |
"Salvate gli ultimi prof maschi"
4,6 per cento le probabilità che un bambino abbia un maestro elementare
L'allarme: soltanto donne in cattedra, con gravi conseguenze sull'educazione dei ragazzi
SARA RICOTTA VOZA
milano
C' è una «questione maschile» in Italia e, a
guardare solo la politica e l'economia, non ce ne eravamo neanche
accorti. Infatti riguarda ambiti professionali in cui il potere è poco e
il denaro ancora meno: scuola, educazione, cura. La «questione» affiora
in due dati che già parlano da sé. Il primo: i bambini delle scuole
elementari di oggi hanno 4,6 probabilità su 100 di incrociare sulla loro
strada un maestro maschio. Il secondo: i laureati maschi in Scienze
della Formazione - ex Magistero - sono costantemente calati nell'ultimo
decennio fino a toccare nel 2009 quota 12 per cento (dati Almalaurea).
Dodici beati tra 88 donne, e chissà quanti avranno lasciato in corsa per
via del sentirsi minoranza.
Dati che hanno fatto scattare
all'Università di Milano Bicocca l'allarme «questione maschile» dopo
anni di «questione femminile» dominante, una sorta di segregazione (o
autosegregazione) formativa al contrario, in cui a perderci non sono
solo gli uomini che non vedono più nel mondo della scuola,
dell'educazione e della cura un habitat per loro, ma soprattutto le
nuove generazioni, che rischiano di avere una formazione tutta al
femminile fino all'università.
Ne è nata una giornata di studio a
cui hanno partecipato in qualificata moltitudine pedagogisti,
sociologi, storici, insegnanti e operatori del mondo del sociale. Un
primo brainstorming su un fenomeno di cui non sono ancora chiare le
motivazioni né le conseguenze. La premessa è che la presenza maschile
non è «uniformemente scarsa» in tutti i gradi dell'insegnamento. «Fra i
professori ordinari in università è anzi preponderante, cala via via che
i livelli educativi vanno verso la scuola primaria», rileva Carmen
Leccardi, docente di sociologia.
Nella primaria, infatti,
l'estinzione del maestro maschio è quasi completa (per non parlare della
materna), mentre nelle medie e in alcune materie al liceo sta avanzando
inesorabilmente. Con quali conseguenze, si è iniziato ora a discuterne.
«Si manifesterà nella difficoltà a costruire modelli di genere
soprattutto per i piccoli maschi e i giovani maschi, e in seguito nelle
relazioni fra i due generi» sostiene Barbara Mapelli, docente di
Pedagogia delle Differenze di genere.
Al contrario, «la presenza
di figure educative di entrambi i generi in tutti i livelli di
educazione scolastica e prescolastica offrirebbe a bambini e bambine la
possibilità di acquisire una maggiore complessità di visione del mondo,
per stili di vita, emotività, fisicità, comunicazione»: questa l'analisi
di Stefania Ulivieri Stiozzi, docente di Teorie e modelli della
consulenza pedagogica e organizzatrice del seminario alla Bicocca.
Ma
quali sono le ragioni storiche e sociali di questo allontanamento dei
maschi dall'educazione? C'è chi ha parlato quasi di un ritorno all'800,
quando è nata la figura della «maestra» per consentire alla donna che
non poteva o voleva essere solo madre di istruirsi e svolgere una
professione lontano dagli studi e dalle posizioni elevate riservate agli
uomini. C'è chi ha parlato di ritorno, anzi di persistenza del
«virilismo» che ritiene antitetico alla virilità tutto ciò che ha a che
fare con l'infanzia - regno dell'indeterminatezza, dell'insicurezza e
della fragilità per antonomasia - , e questo in controtendenza con ciò
che succede in famiglia, dove invece l'uomo non considera svilente
occuparsi dei bambini.
Quali che siano le ragioni, per il
professor Duccio Demetrio, ordinario di Filosofia dell'Educazione, si
tratta di una «deriva inevitabile e irreversibile». Non resta che da
chiedergli perché proprio lui, uno dei pochi maschi in facoltà, sia così
tranchant. «La deriva è irreversibile perché si tratta di professioni
che subiscono un calo progressivo di prestigio sociale. è un problema di
immagine personale, prima di tutto davanti ai genitori. Ricordo la
faccia di mio padre quando a 20 anni dissi che volevo fare
l'alfabetizzatore di strada».
Per il professor Demetrio nonsi può
far finta che non ci sia «il problema del denaro, del successo, della
carriera». E conclude: «Educare, ex-ducere, vuol dire anche portare
altrove, farti vedere lontano. Scontiamo una società in cui c'è una
crisi del maschile intrinseca, perché gli uomini non riescono a dare
mete in cui investire. Per fortuna i giovani le cercano, al di là dei
padri».
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Da: haiku04 |
Inviato: 17/03/2012 14:18 |
E' vero, l'ho notato anch'io, a parte i docenti universitari, per il resto gli insegnanti uomini sono ormai pochissimi. Sarà che con tanto precariato i maschi con titoli di studio tendono forse alla ricerca di posti più sicuri e remunerati, e la figura del maestro Perboni del vecchio libro Cuore non è più di moda, anzi, è di "di scarso prestigio sociale", ma coi tempi che corrono credo che l'ottenere una cattedra possa tornare ad essere una fortuna, per maschi e femmine! |
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