Tutti i segreti del potere al femminile
"Comandare significa condividere"
Donne Moso in visita a Torino
La studiosa Goettner-Abendroth racconta la divisione dei ruoli
e l'amore quando le donne
governano: «Decisioni orientate al bisogno»
LAURA PREITE
A Torino, fino a domenica si svolge al
Palaginnastica, il convegno internazionale “Culture indigene di pace,
donne e uomini oltre il conflitto” organizzato dall’associazione Laima,
con il patrocinio dell’assessorato Pari opportunità del Comune e della
Regione. Al convegno, a cui si sono registrate oltre 300 persone
provenienti da tutta Italia, partecipano studiose da tutto il mondo,
come la filosofa tedesca Heide Goettner-Abendroth. Goettner-Abendroth ha
61 anni ed è fondatrice dell’Accademia di studi matriarcali, che ha
sede in Baviera ed è una delle maggiori esperte di questo tipo di
società.
Quali sono le caratteristiche di un’organizzazione matriarcale? «Intanto
bisogna distinguere tra società matriarcale e matrilineare. Nella prima
la donna, la madre, è al centro, nella seconda si segue solo la linea
di sangue della madre (per esempio tra gli ebrei, ndr) ma le donne non
hanno alcun potere. Le società matriarcali non sono lo specchio di
quella patriarcale in cui viviamo, come si può pensare, dove le donne
comandano e gli uomini subiscono. La donna non ha alcun potere come lo
possiamo intendere noi. Tra le Moso (o Mosuo), in Cina o gli Irochesi in
Nord America, le donne possiedono i beni strategici, le case, i
terreni, danno ai figli il proprio nome, ma condividono tutto ciò che
possiedono. Inoltre, le decisioni sono prese dalla “Madre del clan”, con
il consenso di tutto il gruppo».
Come sono divisi i ruoli di genere all’interno di tali gruppi? «Sono
società egualitarie, dove entrambi i sessi sono valorizzati, senza
prevaricazione. Tra i Moso le donne lavorano nei campi e gli uomini
escono a pescare o a commerciare. Poi i beni sono consegnati alla
“madre”, la donna più anziana del clan, che li divide tra i tutti i
membri, secondo i bisogni di ciascuno. La differenza principale con la
nostra società occidentale è che sono orientati al bisogno e non al
potere. Gli uomini sono importanti sul piano economico tanto quanto le
donne».
Le relazioni famigliari sono molto diverse. In che senso? «Non
esiste il matrimonio, né obblighi per i partner. La sessualità e
l’amore sono tenuti in grande considerazione e le donne godono della
massima libertà, di scegliersi il partner che preferiscono e di
cambiarne tanti quanti ne desiderano nel corso della vita. Se nasce un
figlio, viene cresciuto dalle donne del clan, insieme ai fratelli della
madre, gli zii, e alle sorelle. Da noi le famiglie sono formate solo da
due genitori, magari con background diversi, e ciò può provocare
tensione e violenza. Nei clan, invece, nessuno è lasciato da solo con i
propri problemi e i conflitti sono risolti con il consenso, grazie alle
negoziazioni gestite dalla Madre. La pace è il valore supremo, se non si
riesce a trovare una soluzione si crea un rituale per risolvere
l’intoppo».
L’omosessualità è accettata? «Gli
ambiti di attività, i compiti sono fissi per i due sessi, ma gli
individui sono liberi di passare da una sfera all’altra e di scegliere
amanti dello stesso sesso».
La spiritualità è molto importante, che tipo di religione viene praticata? «Si
trovano spesso diversi strati di religione accumulati nel tempo ma c’è
sempre la venerazione e il rispetto per la natura, che è sacra. I Moso
sono buddisti ma venerano il lago Lugu, sulle cui sponde vivono,
chiamandolo “la madre”. è una religione immanente e non trascendente,
che rispetta tutto ciò che c’è nel mondo».
Quali sono le differenze che ha notato incontrando e studiando le ragazze Moso, rispetto alle teenager occidentali? «Sono
molto grandi. Le Moso sono sicure di sé, forti e generose, senza alcun
segno di timidezza. Hanno voluto essere intervistate in gruppo,
decidendo insieme quale fosse la risposta più opportuna alle mie
domande. La solidarietà è molto importante ed è ciò che dona loro
sicurezza. Nella nostra società una teenager è o timida o strafottente.
Sono due estremi di cui le ragazze Moso non hanno bisogno».
|