...... quello che, con presunzione, venne definito l'inaffondabile e che, forte di questa presunzione,
andò incontro al disastro.
La storia è nota, e di tragedie purtroppo superiori per numero di vittime ce ne sono state moltissime,
tuttavia la vicenda del Titanic continua ad emozionare, circondata da un alone di triste romanticismo
alimentato negli anni da una vasta serie di film e documentari, compreso il capolavoro di James Cameron
che ci ha trasmesso tutte le sfumature di quella orrenda notte, insieme alla struggente bellezza di
quelle luci accese nel buio più profondo, e dell'eroica orchestra che ha suonato.... sino all'ultimo.
Certamente non tutti si sarebbero potuti salvare, ma sicuramente, se le manovre di salvataggio
fossero state adeguate e le scialuppe molto più numerose, non sarebbero morte 1517 persone.
La cosa triste, nella tristezza, è che vi siano stati passeggeri di serie A, B, e C.
I primi si sono salvati quasi tutti, dei secondi pochi, ma gli ultimi non hanno avuto scampo,
trattenuti a forza nel piano più basso della nave ormai invasa dall'acqua.
Emigranti, poveri e personale di servizio non hanno avuto il diritto al salvataggio.
Tra le vittime vi sono stati gli "italiani del Titanic". Erano 37 e sono stati ignorati dalle
cronache e dalla Storia. Sono affondati - salvo due sopravvissuti - nell’oceano e nella memoria.
Dimenticati.
Eppure, erano uomini e donne con una loro vita, sogni e speranze. Sette erano passeggeri,
due di seconda classe e i restanti di terza. Gli altri trenta erano lavoratori, ingaggiati da Luigi Gatti,
di Montaldo (Pavia), il gestore del ristorante "A la carte", la sala da pranzo più bella della nave,
in prima classe (sul ponte B), dove sedevano ospiti come John Jacob Astor (il più ricco a bordo
che, messa al sicuro la giovane moglie incinta, accettò la sua sorte), Benjamin Guggenheim
(il playboy magnate del rame che scelse di affondare elegante e bevendo champagne),
Isidor Straus (il fondatore dei grandi magazzini Macy’s di New York che perì volontariamente
con la devota moglie Ida), Molly Brown, nuova ricca, diventata famosa per aver incitato le
donne a remare verso la salvezza avvistando per prima la nave soccorritrice, la 27enne contessa
di Rothes, esperta di nautica, che con le sue facezie incoraggiò e distrasse i compagni
di sventura, il pittore/giornalista Francis Millet (morto), la lady inglese Lucy Duff Gordon,
esempio di crudele egoismo (per star comoda, col marito, impedì ai marinai di raccogliere i
naufraghi sulla sua scialuppa pressochè vuota: la reputazione di famiglia ne uscì distrutta,
facendola morire fallita e in solitudine)
E parecchi altri....
Va detto che furono proprio gli uomini più ricchi ad attenersi al codice d'onore che privilegiava
le donne e i bambini, rinunciando con grande stile alla salvezza che il loro rango consentiva.
Veri gentlemen, forse oggi rarissimi...
Son passati 100 anni da quella tragica notte: rimane un relitto in fondo all'oceano e
una storia ricca di tragedia, trionfo e disperazione, sacrificio ed egoismo.
Un doveroso ricordo, finalmente, ai nostri compatrioti periti insieme alle loro speranze....