Dio dammi solo una sera nel sole,
leggero e libero
dall’angoscia che intasa,
dal sangue
che scroscia,
disteso
davanti a un tramonto,
senza dolore.
Se soffro l’amore,
patisco ancor più il tuo rancore.
Le more han perduto colore,
i tuoi mirtilli
Mi mettono ansia.
Parlavo di sali e di spezie,
attonite assurde Venezie.
Adesso son freddo
come un lombrico, svanita l’estate,
un ricordo
il profumo del fico.
E vivo intanato
in un buco, le spire distese,
tranquillo aspettando
la volta del mese.
Amore
intorbida l’acqua del fondo,
travolge
i ricordi degli argini,
e fiume brutale
straripa, sconvolge la mente,
si insedia
fra esofago e talamo.
E se ti ricordo,
sei il fiore di notte,
il frutto appassito,
il dolore
di chi ha fatto tardi al convito.