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De: sempreverde (message original) |
Envoyé: 07/06/2012 09:37 |
Dietro l'attentato di Brindisi un uomo e la sua vendetta privata: dopo 18 giorni dalla terribile esplosione che è costata la vita a Melissa e il ferimento di altre cinque studentesse, sembra che l'inchiesta per strage aggravata dalla finalità di terrorismo sia giunta
ad una svolta: gli inquirenti hanno fermato un 68enne, Giovanni Vantaggiato, titolare di un deposito di carburanti di Copertino, in provincia di Lecce, nonché padre di due figlie. “sì, quella bomba l'ho fatta io da solo. L'ho pensata e l'ho costruita”, avrebbe ammesso dopo nove ore di interrogatorio. Già nella mattinata di ieri, il capo della polizia, aveva lasciato intendere l'imminenza di una svolta nelle indagini: “Su
Brindisi ho sentito tante sciocchezze, la mafia locale, terrorismo
brigatista, Cosa Nostra. Ma non c'entrano nè la mafia nè gli
anarco-insurrezionalisti del Fai – dichiara Antonio Manganelli agli allievi della scuola di polizia interforze
-. Noi ci troviamo di fronte ad indagini che devono dare una risposta e
quando sapremo chi è stato sapremo anche la matrice. E ci arriveremo a
chi è stato”, dice sibillino. Movente incerto- Ma il fermo potrebbe essere solo un punto di partenza, tanto che il procuratore Cataldo Motta ha detto a chiare lettere che “le indagini continueranno” e che “La confessione non è soddisfacente”. A
non convincere è soprattutto il movente. Perchè macchiarsi di un
delitto così orribile; perchè prendersela con dei giovani in modo così
vigliacco? Ieri, tra le ipotesi circolate era emersa quella di una ritorsione nei confronti del tribunale sito a circa 200 metri dalla scuola “Morvillo-Falcone”
e quella della vendetta nei confronti del preside dell'istituto, Angelo
Rampino, che comunque ha già escluso categoricamente la possibilità di
avere dei nemici. Quanto alla prima ipotesi, alcuni giornali locali
hanno parlato di una truffa da 300mila euro subita da Vantaggiato. Forse
non a caso, circa due settimane prima, il processo contro i suoi
truffatori - celebrato dal tribuanle di Brindisi - non si era concluso
con la condanna di tutti gli imputati. Così l'attentatore avrebbe deciso
di ripiegare sulla scuola per ovviare ai strettissimi controlli
davanti al palazzo di giustizia. Ma si tratta solo di ipotesi. Indizi-
“Non si può dire se è l'uomo del video ma fisicamente può essere
compatibile”, ha detto il procuratore. Ma ad incastrare il 68enne ci
sarebbero numerosi indizi: Intanto le immagini delle telecamere della
zona, che hanno ripreso la sua Fiat Punto bianca, e le analisi delle
celle telefoniche che indicano la sua presenza nei pressi della scuola
in un orario compatibile con l'esplosione dell'ordigno. A completare il
quadro indiziario, poi, ci sono anche alcune testimonianze e una
segnalazione.
Ma il lavoro degli investigatori non è finito: al
momento si attendono i risultati della perquisizione a casa del mostro.
Secondo alcune voci trapelate dagli ambienti investigativi, infatti,
l'uomo avrebbe ammesso di aver costruito l'ordigno in casa, con le sue
stesse mani. Ma il procuratore Motta ha preferito sorvolare
sull'agomento davanti alle domande dei giornalisti: “C'è un solo fermo. Ha ammesso la propria partecipazione”, si è limitato a dire. Enza C. Guagenti
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De: haiku04 |
Envoyé: 08/06/2012 12:19 |
Senza parole.....

COPERTINO (Lecce) - Era un piccolo mondo autistico, abitato dall’ossessione del danaro, ristretto in un grumo di tic e di rancori, esiliato dalla società, quello che odiava Giovanni Vantaggiato.Un mondo nel quale il bombarolo si era segregato col suo mistero umano, col suo patrimonio e con la sua amministrazione da Arpagone, con il suo yacht di lusso sul quale, dopo la bomba era tornato a navigare, col suo livore contro gli uomini, la vita, la giustizia e la rete del gas di Copertino. Quella che aveva compromesso un floridissimo giro di affari nel ramo carburante, di cui Vantaggiato aveva il monopolio in zona, lasciando scivolare la sua vita dal tempo dal benessere alla crisi. «Avevo capito che aveva qualche guaio, anche se non parlava, e non si capiva mai cosa pensasse, e non lo vedevo mai, neanche a Natale», racconta sgomento Giuseppe, suo fratello.
Inutilmente fratello, inutilmente padre, inutilmente nonno, il bombarolo, in quella villetta curatissima di via Massimo D’Azeglio, coi fiori, le palme ed un bel prato. Giocattoli, un triciclo, due bimbe bionde, di nome Veronica e Serena. Ricorderanno ben poco di quel nonno senza sorrisi, rinchiuso in una bolla, a maledire chi aveva compromesso il frutto di una vita di lavoro, cominciata in Germania, da emigrante. E poi di nuovo a casa, a Copertino, ad accumulare denari e proprietà. Eppure nessuno ha mai capito se ci fossero emozioni o no, dietro quella morfologia immobile, incupita, ostile. «Schivo», «solitario», «scorbutico», «ma onesto e per bene», ripetono tutti, senza riuscire a credere che sia stato lui a uccidere Melissa.
E come accade sempre, nella parabola dell’uomo per bene col demonio dentro, il benzinaio, dopo aver ucciso e mutilato, seguiva tranquillamente l’ordine delle abitudini di sempre. A lavorare da mattina a sera nel suo deposito di carburanti, tra un cimitero e un campo di vite uguale a quello aveva lavorato suo padre; a fare la spesa da Mirco Market con la moglie Pina; a prendersi meticolosamente cura della Hyundai; a ripulire la carena del suo elegante yacht di legno da 50 piedi, ancorato nella darsena di Porto Cesareo. «L’ho visto lavorare sul molo martedì», racconta un tappezziere. L’uomo per bene pensava alle vacanze.
Perché anche quella dello stragista era una famiglia, che adesso è sprofondata nel dolore. Se ne sta chiusa nella villetta di via Massimo D’Azeglio, Giuseppina Marchello, socia e collaboratrice del marito, assieme alle sue figlie di 30 e 35 anni, (una professoressa e l’altra impiegata nel deposito di carburante con i genitori), e alle nipoti. Un centinaio di metri più in là, nella sua casa, Giuseppe, professore di matematica in pensione, uno dei sette fratelli di Giovanni, si tiene la testa tra le mani. «Da tempo non veniva più a giocare a carte al circolo, dove ci incontravamo qualche volta. Avevo capito che era in crisi solo dal fatto che non girava più con le automobili di un tempo». Alieno anche per Aldo, ferroviere, e per le sue quattro sorelle, come Anna, che fa l’infermiera a Foggia, e dice «non uscirò mai più di casa». Con Antonio, anche lui benzinaio, a Monteroni, non parlava da trent’anni. Erano stati soci in affari, e poi hanno litigato. «Non l’ho mai conosciuto», racconta il figlio di Antonio, Carlo, di cui Giovanni è stato inutilmente zio.
Astratto, lontano da chiunque, persino da Giuseppe Vitale, l’unico amico, col quale aveva condiviso i quattro anni da emigrante, a Monaco. Adesso non vuol crederci: «Lui non farebbe male a una mosca». Invece Fernando Fiorito, il contadino che lavora davanti al suo deposito, adesso dà un senso a quei silenzi: «Mai una parola, per vent’anni, anche se avevano conquistato assieme l’allacciamento per la rete elettrica, tanto tempo fa. Solo buon giorno e buona sera». Non ha memorizzato neanche quelli Antonio Leo, che ha un rifornimento di benzina col baretto a 500 metri da quello di Giovanni. «E’ venuto qui a prendere il caffè per dodici anni. Non mi ha mai rivolto la parola». Anche con le parole, l’uomo per bene faceva economia.
Marida Lombardo Pijola
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qualunque sia stato il movente
non è giusto
ha tolto la vita ad un angelo
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De: haiku04 |
Envoyé: 10/06/2012 13:45 |
Non solo, non vanno dimenticate anche le compagne di Melissa che stanno soffrendo in ospedale!
Comunque non è tutto chiaro, qualcosa, qualcuno dietro a questo individuo probabilmente manovrato credo ci sia.... lo sapremo mai? |
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L'anticiclone brucia le prove
Marco Cedolin
Se non si trattasse di un gravissimo fatto di sangue, nel quale ha perso la vita una ragazza di 16 anni, la vicenda della bomba esplosa a Brindisi dinanzi alla scuola Morvillo somiglierebbe sempre più ad un romanzo di fantascienza, con gli elementi affastellati alla rinfusa gli uni sugli altri a comporre un minestrone che nessun palato giudicherebbe anche lontanamente commestibile.
L'ultimo inverosimile tassello della saga è costituito da un'esplosione, verificatasi alle 4 di notte una settimana fa ma resa nota solo oggi, all'interno del laboratorio della Polizia scientifica di Roma, per effetto della quale sarebbero andate bruciate alcune delle prove concernenti l'attentato di Brindisi ed il presunto attentatore Giovanni Vantaggiato.
Stando a quanto riportato dai media mainstream, l'incendio che avrebbe provocato l'esplosione non sarebbe di natura dolosa, ma si tratterebbe di un "incidente" causato dall'anticiclone Caronte.....
e dalla mancanza del vento di ponentino che durante le notti precedenti quella dell'esplosione aveva mitigato un poco l'afa.
Sia chiaro che ormai nell'ambito delle indagini concernenti l'attentato di Brindisi nulla riesce più a destare il nostro stupore, trattandosi di un elenco senza soluzione di continuità d'incongruenze e balzane ricostruzioni, assolutamente prive di senso. Tutto, ad iniziare dalla reale natura dell'ordigno, probabilmente molto differente dalle 3 bombole di gas oggetto dei racconti, dalle contraddittorie leggende di timer e telecomandi, dal modus operandi attraverso il quale Vantaggiato avrebbe portato a termine l'attentato, fino al vero movente, ad oggi sconosciuto, che avrebbe indotto il benzinaio a cercare la strage, appare come un coacervo d'ipotesi altamente improbabili, usate per comporre una "creatura" senza né capo né coda.
In tutto questo festival della fantasia onirica non poteva certo mancare l'esplosione che elimina le prove, determinata dal grande caldo e dalla mancanza del vento di ponentino. Naturalmente alle 4 di notte, quando il sole picchia più forte e la canicola si fa davvero insostenibile. |
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