Indiscussa capitale del cibo di strada
Tra i luoghi
del gusto oggi c'è Palermo con l'Antica focacceria San Francesco, Pani
ca' Meusa e il mercato di la Vucciria, il Capo e Ballarò.
In una città dalle infinite necessità e ritmi, il
cibo di strada è sempre stato un elemento cardine. Tante le ricette
tradizionali ancora diffuse: pani ca' meusa (pane con la milza), pane e
panelle (riquadri fritti di farina di ceci), arancine alla carne o al
burro, stigghiole (budello di agnello da latte) alla brace, sfincione
(pizza alta con pomodoro, cipolla, cacio e alici o pasta di acciughe),
frittola (tagli poveri di vitello bolliti e fritti nello strutto), mussu
e carcagnola (testa di vitello e zampe di maiale lessi), quarume
(viscere di vitello bollite). I cibi di strada si acquistano presso bar,
panifici, friggitorie, bancarelle ambulanti: tra i posti più
significativi ci sono l'Antica focacceria San Francesco (via Paternostro
58) e Pani ca' Meusa (Porta Carbone). Tuttavia il loro luogo
privilegiato è il mercato: la Vucciria, il più antico e conosciuto della
città, è delimitato dalla vecchia zona portuale da corso Vittorio
Emanuele, dalla via Roma e da piazza San Domenico; il Capo è il mercato
più attivo e vi si accede da Porta Carini, fra il teatro Massimo e il
Palazzo di Giustizia; Ballarò, il più vasto e vitale, è ubicato tra
corso Vittorio Emanuele, via Maqueda e corso Tukory.
|