LETTERA A ‘QUALCUNO CHE SA’
Tempo fa ho letto sulle patrie gazzette un invito-consiglio-minaccia (tipico di certa gente!) a ‘traslocare’ dalla Val di Susa gli oppositori alla Tav. Il perché lo si sa. I giornali lo scrivono riportando voci dall’alto: i No Tav sono inquinati da anarco-insurrezionalisti e centri sociali. La cosa mi giunge nuova e a me, che sono cresciuto nelle speranze e nei sogni d’un radicale cambiamento sociale, il fatto che nelle terre della Dora ci siano tanti disposti all’insurrezione e, quindi, alla rivoluzione, mi riporta indietro negli anni, quando come una capra ancora camminavo e camminavo su per i sentieri alpini. Ma, ahimé!, sono tutte balle. Lo capisce chiunque. E per chi non è più giovane tutto ciò rinvia a passati tempi quando con le parole si faceva il pane e con la propaganda si moltiplicavano le vacche. L’Italia era un paese florido, si diceva, e chi mostrava i segni della fame lo si inviava in Africa a rubare terre ad altri legittimi nativi. Ma io sono ‘soltanto’ un cittadino, incazzato fin che vuoi, ma sempre soltanto un cittadino. Quel che devo fare oggi me lo scrivevano, una volta, sui muri: Credere, Obbedire, Combattere. Molte pareti delle nostre case ricordano il motto che il tempo non è riuscito a cancellare, neanche il sangue dei partigiani. In cambio quel Qualcuno Che Sa e rappresenta gli alti poteri dello Stato (mentre i Valsusini sono periferia rompiballe) ci informa, per il nostro bene, che non le malattie, gli inquinamenti, gli scoramenti per le stupidaggini politiche, l’amianto, la perdita della gioia di vivere, ci portano rapidamente al declino, noi e i nostri eredi, ma i No-Tav ovvero gli anarco-insurrezionalisti, parola difficile da pronunciare e, credo, inventata da servizi segreti & c., i ragazzi dei centri sociali (isole di ‘socialità’ sempre più rara e, a detta del Qualcuno Che Sa, pericolosa). Per questo motivo, per salvare la purezza della razza ossequiente, quella del sìsignore, viene ‘consigliato’ (verbo un po’ mafioso) di allontanare (da dove?) i dissidenti che, ricordiamolo ai Valsusini increduli, sono tutti facinorosi, fanno scorta di sassi e sono pronti all’insurrezione.
Fa freddo. Bello sarebbe un po’ di sole ad illuminare Valle e menti.
Al Qualcuno Che Sa, ideatore della proposta del trasloco (vecchia come il cucco e in Italia sperimentata in un’epoca oscura), voglio offrire io un invito. Mi sono informato (ero ancora troppo piccolo per essere ‘pericoloso’ a quell’epoca) ed ho ricuperato una parola: CONFINO. Ecco! Mandiamoli tutti, questi diavoli dissidenti, non nei gulag (siamo un Paese troppo abitato), ma in luoghi dove di gente ce ne sia di meno e soprattutto sia impossibile far veicolare le idee. Mandiamoli dove il mare isola e si può parlare soltanto con i delfini!
Signor Qualcuno Che Sa, veda un po’ Lei.
EccoLe un piccolo elenco di posti di CONFINO: Lampedusa, Ustica, Ponza, Lipari, Ventotene, Tremiti, Brancaleone calabro…
Ripeto: con il freddo del nostro nord-ovest quando anche i lupi penano, magari…
Però, signor Qualcuno Che Sa, ci invii in estate, ci faccia fare delle vacanze, ci faccia vedere il mare che da qui è lontano. Ci faccia questo piacere! E, soprattutto, non Le venga in mente di collegare le isole con qualche ponte. Vanificherebbe il tutto! E non si sa mai, magari darebbe vita ad un nuovo dissenso, ad una nuova opposizione, a nuovi No-Ponte, e così la storia ricomincerebbe. Che farebbe allora? Ritrasferirebbe i confinati nelle valli del nord-ovest, tra i terroristi, gli anarchici e i pericolosi centri sociali?
Dia ascolto a me, che sono vecchio. Si rinfreschi le idee, beva un buon bicchiere di vin brulé ai presidi e parli con la gente, con quella gente della Valle che le fa paura. Magari capirà qualcosa, magari le frulleranno altre idee, non più di carta ma di carne, di vita, di rabbia e speranza.
I terribili strangolatori, terroristi e soci se li cerchi nei romanzi di Salgari, magari seduto in poltrona, che lei avrà senz’altro, al caldo e non al freddo come nei presidi, ed immagini, immagini, immagini… Non fa male immaginare, ma non ci militarizzi la Valle. Quella sì, la militarizzazione, ci fa male e ci offende. Cordialmente, da un terribilmente pericoloso ultra settantenne.,
Gianni Milano