>> Tredicesime bloccate E gli esodati scaricati <<
RomaTutti si aspettavano una smentita netta, ma al termine di una mattinata di indiscrezioni e reazioni infuocate il ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi (nella foto) se n'è uscito con un poco convincente: «L'ho appreso oggi dalle agenzie». Eppure la notizia da smorzare questa volta era grossa: il blocco temporaneo delle tredicesime degli statali e, in parte, dei pensionati con l'obiettivo di fare cassa. Piatto forte di un'eventuale manovra di ferragosto o dell'ultima coda della spending review.
L'inclusione dei pensionati sarebbe la vera novità perché le voci sul congelamento dello stipendio extra di dicembre per gli statali circolano già da un po' e fa parte del pacchetto di misure che tocca a tutti gli stati periferici. A parlarne in modo esplicito ieri mattina è stata Confesercenti, confederazione del commercio da sempre a favore dei tagli alla spesa, in questo caso preoccupata per le ricadute sui consumi. «Troppe voci, troppo insistenti, parlano in questi giorni di un'ipotesi allo studio per fare cassa: il congelamento delle tredicesime dei dipendenti pubblici e di buona parte dei pensionati». Il governo deve «smentire tale voce che avrebbe il solo esito di allontanare una qualsiasi forma di ripresa», provocando «un drammatico autogol economico che manderebbe i consumi in tilt». Secondo i dati dell'organizzazione «le tredicesime nette dei dipendenti pubblici e dei pensionati con assegni al di sopra dei mille euro ammontano a circa 16,1 miliardi. Circa la metà va in consumi e quindi si sottrarrebbe all'economia reale una cifra pari a 8 miliardi di euro, con un cedimento dei consumi privati che passerebbe dal meno 1,7% stimato dal governo ad un valore negativo vicino al 2,7%. Ma se anche si puntasse solo al congelamento del 50% delle tredicesime si tratterebbe comunque di un taglio alla spesa di circa 4 miliardi di euro, con un impatto sui consumi di circa 4 decimali di punto, portando la flessione prevedibile all'interno del range compreso tra il -2,1% e il -2,4%».
La novità, stando alle indiscrezioni di Confesercenti, sarebbe appunto l'inclusione dei pensionati pubblici. Sono 2,7 milioni di prestazioni per un valore complessivo di 62 miliardi, quindi il taglio delle tredicesime degli statali ritirati varrebbe poco più di mezzo miliardo di euro. Ufficiosamente il ministero dell'Economia ha smentito la notizia, che ha suscitato proteste di sindacati, in particolare dello Spi-Cgil, del Codacons, associazione dei consumatori e della politica. La smentita del ministero della Pubblica amministrazione è arrivata nel primo pomeriggio, ma potrebbe - spiegavano ieri fonti sindacali - essere dettata dal fatto che oggi il ministro dovrà incontrare i sindacati sul piano di esodi nel pubblico impiego previsto dalla spending review. Aprire un altro fronte su un tema così sentito come quello delle tredicesime, significherebbe compromettere il tavolo sui tagli già approvati per colpa di una ipotesi.
Il fatto è che il governo è a caccia di risorse e non solo per mettere in sicurezza i conti in vista delle turbolenze dei mercati di agosto. I sindacati non fanno mistero che si aspettavano che il governo inserisse nel decreto Sviluppo un impegno generico a coprire le pensioni degli esodati che non rientrano né nei 65mila previsti dalla riforma del Lavoro, né dai successivi 55mila della spending review, ma nel provvedimento non ce n'è traccia e ieri il relatore della spending review Gilberto Pichetto Fratin ha confermato che «non ci sono ulteriori elementi per un allargamento della platea degli esodati». C'è poi la partita dell'Iva. Il governo, visti i risultati del precedente aumento, vorrebbe evitare del tutto l'aumento dell'imposta sui consumi. Un'operazione sulle tredicesime, anche se parziale e temporanea, basterebbe a rinviare ancora l'aumento di due punti dell'Iva, ma avrebbe lo stesso effetto: deprimerebbe i consumi che sono già bassissimi.