PSICOLOGIA OMEOPATICA
Gossip Girl (anche gli uomini non scherzano)
I difetti degli altri sono irresistibili, non a caso risultano al primo posto fra i temi di qualsiasi chiacchericcio: tra amiche, in coppia, sul lavoro... E se è vero che le donne mostrano da sempre un particolare "talento" nel commentare i comportamenti altrui, è altrettanto certo che anche gli uomini si dedicano con vigore al pettegolezzo. In modo più mascherato, forse, ma con identiche motivazioni di fondo. Quali? Lo abbiamo chiesto a Paolo Vergnani, psicologo attore di Bologna (www.teatrodimpresa.it), che questa settimana svela i retroscena d'un comportamento non proprio esemplare.
Perché si parla male degli altri? «Chi parla male di qualcuno lo fa quasi sempre per cercare la complicità degli interlocutori. Evidenziare i difetti, veri o presunti, di chi è assente, significa infatti sottolineare la propria differenza da quel modo di essere e di agire. Se il gioco è condiviso, attraverso il pettegolezzo passa un messaggio chiaro: "Noi non ci comporteremmo mai così. Noi siamo simili"».
Il vero interesse, dunque, non è per la persona di cui si (s)parla, ma chi ci ascolta? «Durante un pettegolezzo capita a tutti di avvertire disagio, a un certo punto. E di sentire il bisogno di aggiungere frasi benevole verso chi si sta criticando, tipo: "e pensare che avrebbe tante qualità". è un modo per rassicurare l'interlocutore affinché non tema d'esser lui la prossima vittima».
Ci sono, tuttavia, pettegoli di professione... «Spesso soffrono della "sindrome del giornalista": chiunque dichiari uno scoop si trova infatti, almeno per un po', al centro dell'attenzione. Chi agisce così, di solito, si fa il vuoto intorno. Oppure si circonda di una corte apparente: tutti si dimostrano gentili e accondiscendenti per il terrore d'esser loro stessi oggetto di lapidazione verbale. Un meccanismo piuttosto diffuso sui luoghi di lavoro».
C'è modo di sottrarsi a questo gioco? «Ci si può allenare. Un esercizio utilissimo è quello di cogliere ogni giorno gli aspetti positivi degli altri, minimizzando quelli negativi. Se invece qualcuno cerca di coinvolgerci in una maldicenza occorre sottrarsi con estrema gentilezza e con un po' di furbizia: un rifiuto netto nega qualsiasi complicità, quindi ferisce, e può far rimbalzare nella categoria dei presuntuosi. Diventando un nuovo, succulento argomento da condividere con qualcun altro».