In piazza d’Armi l’estate della terza età che ad agosto non conosce le ferie. “Questi sono i nostri Murazzi: siamo senza soldi, la nostra vacanza è qui”
Trasparenze. Azzurre come quelle della Angela, ingioiellata ton sur
ton. E nere, come quelle della camicetta della Ines, decorata con
paillettes argentate. Trasparenze per questa serata di movida torrida,
per la solita appiccicosa e intollerabile afa torinese, per i balli che
animano la nottata, per gli sguardi che, poco più in là, quelli
dell’altro sesso lanciano alle ingioiellate.
I Murazzi, da qui, saranno sì e no a un paio di chilometri in linea
d’aria. Là, sul Po, si scolano Beck’s e mojito, sfidando zanzare,
avanzando a fatica in un’orda umana che trova un po’ di spazio soltanto
ai tavolini del bar di piazza Vittorio. Qui si scolano Beck’s e mojito,
si sfidano zanzare e si trova riposo sulla distesa di sedie di plastica
piazzate sotto i platani e i castani di piazza d’Armi. E se proprio una
differenza si deve trovare tra questi due mondi così simili è soltanto
nell’età del popolo che li anima. Di là giovanotti e giovanotte. Di qua
la terza età. Di là la movida fracassona che tiene sveglia la città. Qui
il divertimento che finisce a mezzanotte o poco dopo. Giusto il tempo
di un ultimo caffè al bar di Renato. Bicchierino di plastica e bustine
di zucchero che non si riescono mai ad aprire tenendo tutto in una
mano. Le solite promesse: «Ci vediamo domani sera alle 7. Davanti
all’ingresso. Viene anche la Giustina».
A mezzanotte o poco dopo la Angela - che l’età non rivela neanche
sotto minacce di tortura - prende sottobraccio la Ines, che di anni ne
ha 79, e se ne va verso l’uscita. «Per carità, niente fidanzati. Noi
veniamo per ballare». La Ines ammicca: «Io sono una fanatica». Di
mazurche salse, di tanghi e balli di gruppo. «Sa, sono vedova da
vent’anni: e mi sono buttata su questo divertimento. E , d’estate,
questo è il posto più bello che c’è in città».
Ora, se si guardano i numeri, e le cose che qui si possono fare, dopo
i «Muri» piazza d’Armi è davvero il posto più trendy nella città che
si riposa. E vuoi la crisi, o soltanto la paura della crisi, la sera,
qui, di gente ce n’è addirittura di più che negli anni passati. Terza
età - ma anche meno - ammassata sotto il maxi tendone del ballo.
Duecento, trecento, cinquecento persone. In tutto il resto dell’area il
popolo che ai «Muri» non ci va: dai 20 ai 50 anni. Un fiume umano che,
quando cala la sera, straripa e invade tutto, gli spazi per la musica
moderna e per i concerti e la zona del ballo, colonizza le centinaia di
sedie che trovi ovunque e i pochi spazi liberi. Godendosi, per una notte
- che finisce rigorosamente appena dopo la mezzanotte - l’altra
movida. Iniziando, ovvio, con la cena, e sfilando prima del ballo
davanti a bancarelle che vendono di tutto. Proprio come sul lungomare
di Finale o di Spotorno: t-shirt, borse, braccialetti con le perline, e
quelli con i nomi, realizzati sul momento dalla solita ragazza
peruviana: «Sì, sì Claudiana. Con la C, non con la G».
In uno struscio continuo che si riposa soltanto sotto il tendone del
ristorante. Che non vuol dire un posto con quattro tavoli dove ti danno
qualche costina o uno stuzzichino. Ma un maxi locale con un trionfo di
cibo. E di carne alla brace. Con fiumi di birra, tavolate e coppiette
del ballo. Come Placido Nicastro e Giuseppina Barbero, 60 anni lei e 57
lui. Lei psicologa-sessuologa («sono stata più volte anche in tv»), lui
pensionato che non toglie mai lo sguardo di dosso dalla compagna. E
poi ancora giovanotti e famigliole. Coda ordinata al self service, e
occhio attento del placido Renato Selvi - il
patron emiliano di questo ambaradan - su tutto ciò che accade. Prezzi
bassi e folla all’ingresso. «Venire qui è la nostra vacanza» sussurrano
Francesca Martinelli e Antonio Cannas, coppietta sulla sessantina.
Quest’anno per loro niente vacanze «Non abbiamo soldi». Per fortuna c’è
piazza d’Armi. Cena all’aperto come sul lungomare di Peschici, dove
andavano una volta, e poi fino a notte davanti al tendone del ballo. Lui
stretto nella sua polo azzurra, lei una sfinge che fissa chi si
diverte: «In pista? Ma per la carità e l’amor del cielo. A noi piace
stare a guardare».
Alle 23 è l’ora del ballo di gruppo. Tutti in fila. Gino Romeo si
sgola al microfono. Uomini e donne si scatenano: due passi di lato a
destra. Due a sinistra. Giravolta. Tutti indietro di un passo. E di
nuovo. Facce sudate. Risate. «Su le maniii». Si parte. Questa sì che è
estate.