"L'accanimento terapeutico va sempre escluso, rispettando il valore supremo della vita e aspettando che ogni paziente trovi la sua morte personale". Così l'arcivescovo di Milano, Angelo Scola, rispondendo ai giornalisti, a margine di una visita all'istituto nazionale dei tumori. "Una volta che la vita è voluta, difesa, affermata fino in fondo, non può non essere la volontà del paziente, del medico, dei familiari ad entrare in gioco, caso per caso - ha aggiunto - questa mia affermazione non va relativizzata: la vita va difesa fino all'ultimo alito". Il cardinale, che ha incontrato bambini e ragazzi ricoverati nel reparto di pediatria oncologica, ha, inoltre, elogiato il lavoro che si svolge nella struttura: "Questo istituto è una realtà di eccellenza, un fattore di grande civiltà per la città".
I piccoli pazienti, dai 2 anni di età fino alle superiori, hanno anche giocato a biliardino con il cardinale e gli hanno regalato un disegno con il proprio ritratto. In precedenza, il porporato aveva incontrato il pubblico dell'aula magna della struttura, dove lo attendevano circa 200 persone, tra pazienti, medici, infermieri e operatori. "Nel momento della malattia, l'uomo si pone domande sul significato della vita. A volte la clinica non basta, deve essere mediata dal rapporto interpersonale. Ed è quello che succede in posti come questo", ha detto Scola. Il cardinale ha affrontato anche questioni più concrete, come quella delle cure palliative: "Il tema va affrontato a partire non dall'ideologia, ma dalla pratica, dal bisogno dei pazienti". Un riferimento anche sulla scarsità di investimenti nella ricerca: "È un problema che attanaglia il nostro Paese da tanti anni: mi auguro che si diffonda una nuova cultura politica