|
De: enricorns (Mensaje original) |
Enviado: 04/10/2012 08:47 |
Il Papa oggi a Loreto memoria e profezia
Contenuto Articolo
La visita pastorale di Benedetto XVI a Loreto nel 50° anniversario del viaggio di Giovanni XXIII propone come unico appuntamento pubblico, la Messa nella piazza della Madonna alle 10.30. La giornata, però, inizierà alle 9, quando il Papa lascerà l’eliporto del Vaticano alle 9. Alle 10 l’elicottero del Pontefice atterrerà presso il Centro Giovanni Paolo II di Montorso. Alle 10.20 è prevista la visita alla Santa Casa nel Santuario lauretano per l’adorazione del Santissimo Sacramento e la preghiera alla Vergine di Loreto. Dopo la Messa il Papa pranzerà al Centro di Montorso, dove si fermerà fino alle 17, quando ripartirà per il Vaticano.
|
|
|
Primer
Anterior
2 a 3 de 3
Siguiente
Último
|
|
INTERVISTA
Titolo Articolo
Tonucci: richiama la dimensione spirituale su cui si fonda la Chiesa
Contenuto Articolo
Un viaggio sulle orme di Maria. Un pellegrinaggio al cuore della fede. Mai come in questo caso la visita che stamani porta Benedetto XVI alla Santa Casa di Loreto, pur breve, è ricca di significati. Rimanda allo storico pellegrinaggio di Giovanni XXIII ad Assisi e Loreto, il 4 ottobre 1962, vigilia dell’apertura del Concilio Vaticano II.
Ma soprattutto guarda in avanti. Benedetto XVI infatti ha voluto questa visita per affidare all’intercessione della Vergine, i lavori del Sinodo dei vescovi che si apre domenica, e l’Anno della fede che verrà solennemente inaugurato il prossimo 11 ottobre. «Il legame con i due eventi – sottolinea l’arcivescovo prelato di Loreto, Giovanni Tonucci – è stato stabilito dallo stesso Benedetto XVI, il quale ha voluto indicare la ragione della sua visita a Loreto con il desiderio di raccomandare alla Madre di Dio la celebrazione del Sinodo e lo svolgimento dell’Anno della fede. In questo modo, ha trasformato quella che avrebbe potuto essere una semplice occasione commemorativa in un fatto del tutto nuovo e profetico. Come papa Giovanni fece alla vigilia del Concilio, papa Benedetto compie un gesto che ci richiama alla dimensione spirituale e teologica di ogni impegno della Chiesa, che affida i propri sforzi di discernimento e di impegno apostolico alla benedizione di Dio ed alla materna protezione della Vergine Santa».
Il Santuario della Santa Casa è da secoli riferimento per l’intera cristianità e con questo pellegrinaggio Benedetto XVI ne rinnoverà l’importanza: una grande responsabilità per lei e per tutta la Chiesa lauretana. Ne sono pienamente convinto. La città di Loreto, che accoglie oggi il Papa è la stessa che ha avuto il grande privilegio di ricevere Giovanni XXIII, cinquanta anni or sono, e poi Giovanni Paolo II ben cinque volte, e ancora lo stesso Benedetto XVI nel 2007. Diciamo che abbiamo tutte le ragioni per sentirci specialmente vicini al Papa, perché il Papa - o dovrei dire i Papi - amano Loreto, per il Santuario della Santa Casa che la città racchiude e custodisce.
Una storia particolare quella del santuario... Non si tratta di stabilire delle classifiche di dignità o di popolarità tra i diversi Santuari mariani che ci sono nel mondo. Ognuno di essi offre l’occasione di manifestare la devozione alla nostra Santa Madre, rispondendo a diverse sollecitazioni date dai diversi modi della sua presenza nella vita della Chiesa e dei cristiani. Loreto è, in qualche modo, un caso a parte, perché non nasce attorno ad una immagine particolarmente cara ai fedeli né nel ricordo di un intervento straordinario della Madonna della vita di una comunità cristiana, ma per la presenza nella nostra regione di una reliquia di immensa importanza: la casa di Nazaret, le tre pareti di pietra in cui Maria è nata ed è cresciuta, in cui ha ricevuto l’annuncio dell’angelo ed ha dato il suo assenso alla richiesta di Dio, e in cui il Verbo, la seconda persona della Santissima Trinità si è incarnata. È il Santuario dell’Incarnazione, il Santuario della risposta alla vocazione di Dio, il Santuario della casa che ci parla di una famiglia aperta al mondo intero.
La cosiddetta "questione lauretana" sembra essere ormai chiarita, grazie agli studi compiuti da storici, archeologi e paleografi: le pareti della Santa Casa vengono dalla Galilea e recano delle iscrizioni che, senza alcuna possibilità di dubbio, sono state eseguite nei primi tempi della fede, quando la casa di Maria era ancora a Nazaret. Persino le suggestive tradizioni sui diversi spostamenti della Casa hanno prove non trascurabili, anche se, in definitiva, dobbiamo attenerci a quanto il beato Giovanni Paolo II ha scritto, nella sua lettera per il VII centenario del Santuario, «lasciando piena libertà alla ricerca storica di indagare sull’origine del Santuario e della tradizione lauretana».
Da pastore della Chiesa lauretana come giudica il coinvolgimento delle varie realtà della prelatura? Spero di poter affermare, senza lasciarmi trasportare da un entusiasmo acritico, che la buona gente di Loreto ha colto pienamente il significato di questa presenza del Papa nel nostro Santuario e si prepara a vivere l’Anno della fede con un programma che comprende gli impegni abituali di ogni comunità parrocchiale, ma che si arricchisce con un gesto specialmente scelto per questo anno: ogni famiglia di Loreto potrà ricevere una candela, appositamente preparata, e un libretto con dei testi della Sacra Scrittura e del Catechismo della Chiesa cattolica, proposti per ogni giorno dell’Anno della fede. Ogni giorno, la famiglia di riunirà attorno alla candela accesa e leggerà i testi proposti, alternando preghiera, ascolto e riflessione. Un gesto semplice, che non chiederà molto tempo, ma che potrà incidere profondamente nella vita di fede di ciascuno di noi. Questo è l’impegno concreto che assumiamo e per il quale offriamo al Santo Padre la nostra promessa di fedeltà.
Vito Punzi
avvenire |
|
|
|
E la mattina del 4 ottobre Giovanni XXIII prese il treno
Contenuto Articolo
«Udienze. Importanti: card. Di Iorio con informazioni circa vari progetti […] mgr Principi per affari Loreto e proposta di recarmi colà per l’ottobre ». È il diario di Giovanni XXIII, datato 29 agosto 1959, a rivelarci quando nacque l’idea di quel primo viaggio papale fuori Roma in età contemporanea. A proporglielo Primo Principi, prelato marchigiano dai molti ruoli: ammini-stratore pontificio della Basilica di San Paolo fuori le Mura e di Loreto, delegato pontificio della Basilica di Sant’Antonio da Padova, nonché segretario della Congregazione della Reverenda Fabbrica di San Pietro. E tuttavia la sua proposta cadde.
Occorre arrivare al 28 settembre 1962 per ritrovare sull’agenda roncalliana un nuovo riferimento dentro una nota circa un pomeriggio nella Torre di San Giovanni insieme a monsignor Angelo Dell’Acqua, sostituto della Segreteria di Stato: «...Con lui confidai il pensiero antico e che ora mi venne semplice e improvviso come un dimenticato che si ripresenta e a cui non pensavo: cioè una visita personale del Papa a Loreto nell’antivigilia del Concilio », Neppure sei giorni dopo e il disegno di quel vago ricordo era già realtà.
E la mattina del 4 ottobre 1962 il Papa usciva per la prima volta dai confini del Lazio: destinazione Loreto ed Assisi. Era dal 1857 che un Papa non metteva piede nei territori dell’antico Stato pontificio. Giovanni XXIII andava ad affidare il Vaticano II alla protezione della Madonna (e del Poverello). Per l’occasione, a tempo di record, si rimetteva in uso la stazione ferroviaria del Papa nata con lo Stato del Vaticano e di fatto usata sono nel ’59 per il convoglio speciale per la traslazione della salma di Pio X a Venezia. Il treno, prestato dal Quirinale faceva la prima fermata "in Italia" a Trastevere. Lì saliva il presidente del consiglio Amintore Fanfani con una delegazione del governo (il presidente della Repubblica Antonio Segni avrebbe raggiunto il Papa a Loreto; mentre ad Assisi ci sarebbe stato Aldo Moro). Nonostante i dolori del male che aveva aggredito il Pontefice, e il tragitto non brevissimo, ecco il Papa in piedi per lunghi tratti, pronto ad ogni stazione a benedire dal finestrino le folle assiepate per salutarlo.
A Loreto, nel frattempo, la gente colmava la piazza del Santuario e molti stavano aggrappati alla fontana del Maderno, attorno alla statua di Sisto V, o premevano sulle mura della Santa Casa. Tanta gente invece avrebbe preferito fare ala al passaggio della Mercedes Benz scoperta che di lì a poco avrebbe portato il Papa al Santuario. Le sequenze successive ci riconsegnano Giovanni XXIII in preghiera, mentre recita l’Angelus e si rivolge alla folla. «Tutti siamo pellegrini sulla terra – disse – e andiamo verso la patria. Lassù è la meta dell’incedere quotidiano, l’anelito dei nostri sospiri: i cieli si aprono sulla nostra testa e il messaggio celeste rinnova il ricordo del prodigio per cui Dio si è fatto uomo e l’uomo è diventato fratello del Figlio di Dio». Era la stessa Basilica mariana a suggerirgli i pensieri: l’annunciazione del Verbo è il mistero del congiungimento del cielo con la terra; anche questo il vero scopo del Concilio. Poi via, destinazione Assisi. Stesse scene del mattino e la mano del Papa che continuava a benedire.
Sulla tomba di Francesco il Papa elogia il santo, l’uomo della povertà capace di compendiare «in una sola parola il ben vivere, insegnandoci come dobbiamo metterci in comunicazione con Dio e con i nostri simili». Brevissima sosta davanti alla Basilica ed altre tre ore di viaggio per Roma. A sera, rientrato nella camera all’ultimo piano del Palazzo Apostolico, il Papa appuntava: «Questa è data da scriversi aureo colore nella mia vita: il pellegrinaggio che volli fare - e pochi giorni bastarono al concepirlo, al farlo e a riuscirvi con l’aiuto del Signore - alla Madonna di Loreto, e a san Francesco di Assisi, come a implorazione straordinaria 'di grazia' per il Concilio Ecumenico Vaticano II. Lo pensai, al solito, con semplicità, lo decisi: il cardinale Segretario di Stato se ne interessò con vivo trasporto. Scrivo questa nota al termine della giornata che di fatto resterà una delle più sante e felici del mio umile pontificato».
Marco Roncalli
avvenire |
|
|
|
|