Oltre ottanta città italiane si sono connesse tra di loro parlando il linguaggio della lotta e dell'insubordinazione ai diktat di stato, dimostrandosi ben più "europei" della Cgil che, tirata per i capelli, ha indetto lo "sciopericchio". In tutta Europa, come in Italia, lo sciopero generale ha assunto una forma travilacante rispetto all'ormai senso comune, riportandola al suo concetto più storico, esprimendo in piazza la forza di un momento di lotta comune che mai come in questi tempi, ha bisogno di darsi.
In tutte le piazze gli studenti e le studentesse italiani sono stati capaci di indicare i responsabili di questa crisi e di chi la vuole far pagare sempre ai soliti: banche, sedi sindacali e palazzi del potere sono stati oggetto di contestazioni e azioni dirette.
Nella città che conosco meglio, Torino, in oltre 20.000, uniti e compatti, si è passati dall'Agenzia delle Entrate, al grattacielo in costruzione di Intesa San Paolo. Dalla Provincia di Torino (la sede del presidente Saitta, quello che vuole il Tav a tutti i costi spegnendo il riscaldamento delle scuole!) alla rioccupazione della Verdi, la residenza universitaria sgomberata poco tempo fa.
A tutto ciò ancora una volta, si è risposto con i manganelli e i lacrimogeni, cosa sempre più frequente in un Paese dove la ricetta per chi protesta è sempre più militare.
Ho letto già qualche commento sui "vandali" e "teppisti" ma dopo le scene che stiamo vedendo in rete da questa mattina sulle violenze della polizia, vorrei chiedere: a chi vi riferite? Voglio dire grazie ai ragazzi e alle ragazze delle piazze italiane, non solo per aver portato la bandiera Notav dappertutto, ma per averci fatto respirare un'aria migliore in questo Paese, un'aria che dovremmo respirare più spesso.