Il
movimento Notav è attivo e lotta da più di vent’anni contro un’opera inutile,
insostenibile, dannosa, imposta dai vari governi che continuano a spacciare l’idea
di sviluppo e progresso con grandi opere, expo e spese militari come
investimenti per il futuro. Il movimento è vissuto e partecipato da tante
persone, diverse per formazione, motivazioni politiche, percorsi di vita, ma
tutte con l’obiettivo di fermare quest’opera folle.
Noi
popolo notav, valsusini come messinesi, siciliani di Niscemi, veneziani,
vicentini o toscani, giovani e anziani, crediamo in una società diversa, dove le
rivendicazioni per i diritti al lavoro, allo studio, alla salute, alla casa, al
giusto utilizzo delle risorse e dei beni comuni, sono richieste di giustizia
sociale.
In
questi anni le forme di lotta adottate si sono ovviamente differenziate, abbiamo
saputo costruire aggregazione e democrazia partecipata con consigli comunali, assemblee, riunioni,
dibattiti, petizioni, grandi manifestazioni,
marce, presidi dei siti e presenza di resistenza al cantiere.
E’ sempre stata lotta popolare e pacifica!
Ma a tutto questo i vari ministri e governi non
hanno mai dato risposte. L’Osservatorio, istituito dopo i violenti fatti di
Venaus del 2005, ha solo spianato la strada ai faccendieri dell’opera
escludendo ogni divergenza e criticità di chi, amministratori e tecnici,
chiedeva confronti su dati oggettivi.
Abbiamo assistito a un’escalation di eventi, dai
sondaggi con le trivelle allo sgombero manu militari della Maddalena e la
successiva militarizzazione del cantiere
con l’inammissibile repressione di ogni forma di opposizione.
L’obiettivo di criminalizzare parte del movimento o
di delegittimarne la lotta è diventato da parte della procura di Torino un
ossessivo imperativo con il plaudente consenso di gran parte dei mass-media,
video e carta stampata! La presenza degli attivisti al cantiere, il taglio
delle reti è sempre stato contrastato con la violenza dei lacrimogeni o la
brutalità dei manganelli su giovani e meno giovani, come sovente succede anche
nelle piazze su studenti, operai e disobbedienti ai soprusi di varia natura.
Questa
è anche la strategia di un governo che non dà risposte ai problemi sociali ma
reprime, criminalizza, riduce al silenzio il dissenso come è successo ai
movimenti pacifisti.
A
mio avviso, ciò che accade al cantiere in val Clarea è responsabilità politica
del governo che con ottusità, protervia e autoritarismo nega ogni ragione
dell’attivista NoTav, lo filma, lo scheda, lo indaga, lo denuncia, lo sbatte in
galera.
L’accanimento
su molti attivisti, la carcerazione preventiva, i fogli di via non hanno
giustificazione, sono l’espressione di uno stato antidemocratico e repressivo;
in molti casi si assiste alla montatura di prove accusatorie e
all’archiviazione delle denunce contro le ff.oo. per violenze e danneggiamenti
inflitti sugli attivisti.
Ora
sono arrivati anche all’assurda e inaccettabile accusa di eversione e
terrorismo!
Insomma
la linea giudiziaria della procura torinese continua dalla morte di Sole e
Baleno, condannati ingiustamente per associazione sovversiva, a oggi con avvisi
di garanzia per detenzione e porto di armi da guerra, per attentato con
finalità terroristiche a 12 attivisti.
Da tempo ormai il coro mediatico o dei politicanti di turno gridano alla
violenza, alla volontà omicida, al “salto di qualità” del movimento che prende
di mira o sabota i mezzi, le strutture del cantiere. L’enfasi sulle pietre, sui
petardi o quant’altro lanciato nel cantiere, il cosiddetto “isolate i
violenti”, l’evocazione del morto coprono le responsabilità politiche e mirano
ad annullare la partecipazione, mettere
fine alle speranze e alla determinazione del movimento.
Ma così non
sarà, si sbagliano perché il movimento continua ad esserci e la lotta NoTav è
un esempio per tante altre lotte di difesa della propria terra contro gli
sprechi e gli interessi dei pochi.
Continuerà
ad essere una lotta popolare determinata e pacifica!
Tina Comba