Umile fiore di primavera nato su un prato abbandonato t'ho visto oggi spuntar tra l'erba molto imbarazzato. Non ti rattristar or che sei nato nell'esser li da solo e bistrattato! Sei senza corte: è vero! Presto l'intorno altri fiori nasceranno pieni di colori a farti compagnia: sii fiero! Ora pensa soltanto ad ammirare il Creato, goditi il silenzio di quel prato, ascolta delle stelle il canto. Respira l'aria fresca del mattino, mentre sorridi al sole dischiudi fiero le corolle e agli uccelli curiosi regala un occhiolino. Lascia vibrare i tuoi petali, abbandonali sicuro come nella brezza le ali delicate di farfalla che fruscian come seta alla carezza del vento. La stagion che avanza a volte è dispettosa, a volte impertinente, ma fa parte integrante del gran disegno annuale del Creato. Diffondi nell'aria quel tuo profumo umile di campo e, se ti passa accanto una gaia fanciulla rispettosa, tu, mio caro umile fiore, devi fare una cosa: sentiti una...rosa e piegando una foglia... falle un bell'inchino!
Qante volte osservando il volo libero e spensierato degli uccelli,abbiamo desiderato di farlo anche noi. Quante volte avremmo voluto essere degli uccelli per raggiungere qualcosa, o qualcuno,da sorprendere....scoprire....,ma solo la mente e il pensiero e' riuscito a farlo,mentre il nostro peso rimaneva li ad osservare sconfitti quel volo sopra di noi.... A tal proposito mi e' piaciuto leggere questi versi di Dacia Maraini....
Ho sognato di volare
Ho sognato di volare tante volte in una una volta in tante, leggera sopra i tetti con un sospiro di gioia nera posandomi sui cornicioni seduta in bilico su un comignolo quanto quanto quanto ho camminato sulle vie ariose dell’orizzonte fra nuvole salate e raggi di sole un gabbiano dal becco aguzzo un passero dalle piume amare erano le sole compagnie di una coscienza addormentata vorrei saper volare ancora in sogno ancora, come una rondine, da una tegola all’altra e poi sputare sulle teste dei passanti e ridere della loro sorpresa, piove? O sono lacrime di un Dio ammalato? Volo ancora, ma nelle tregue del sonno il piede non più leggero scivola via, una mano si aggrappa alla grondaia che scappa vorrei volando volare e riempire di allegrie le spine del buio.