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Un libraio che non vende libri ma li legge ad alta voce.
E li legge a un ragazzo, l’unico che abbia orecchie per lui. Saffo, Pessoa, Tolstoj, Rimbaud
…Perché «tutte le parole scritte dagli uomini sono forsennato amore non corrisposto;
sono un diario frettoloso e incerto che dobbiamo riempire di corsa, perché tempo ce n’è poco.
Un immenso diario che teniamo per Dio, per non recarci a mani vuote all’appuntamento».
Vi svegliate un giorno e non avete più parole per dire «giorno».
Scendete in strada e non avete più parole per dire «strada».
Poi scoprite che la città è piena di smemorati come voi, che vagano sperduti in una nebbia di cose senza nome,
incapaci di parlare e ricordare, incapaci di pensare.
Perché tutti, quel giorno, avete perso le parole, le avete perse per sempre, ed è colpa vostra.
Soltanto un ragazzo, «Frullo», è salvo dall’incantesimo e può raccontare i fatti incredibili
che hanno portato a tutto questo. Soltanto lui, perché ha conosciuto il libraio.
Un uomo misterioso, giunto in città con i suoi bauli pieni di libri e tanta voglia di raccontarli, più che di venderli.
Accolto male dalla comunità perché diverso, straniero, e quindi estraneo, il libraio riesce a stabilire un magico legame
solo con Frullo, che, nascosto dietro due pile di libri, lo ascolta leggere ogni sera i passi più belli
dei grandi poeti e romanzieri di ogni tempo.
E quelle parole, per Frullo come per ogni lettore, spalancano di colpo un universo di
emozioni e di storie che hanno un’eco lunga, come una favola infinita.
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