«Juntos somos un nuevo mundo de libertad». è solamente uno tra i tanti slogan della manifestazione #8N che, partita da un Argentina stanca delle politiche della sua presidente Cristina Fernández de Kirchner, si è diffusa tramite i social networks in tutte le parti del mondo. Una manifestazione pacifica, ma rumorosa, visto che utilizza come unica arma pentole e casseruole (da qui il nome dei manifestanti, i cacerolazos).
Non è la prima volta che il popolo argentino si ritrova in piazza per denunciare le scelte del governo: lo scorso 13 settembre un’altra manifestazione ha coinvolto migliaia di argentini contro la gestione del potere della vedova Kirchner.
«Protestiamo per avere più libertà, pluralismo, democrazia e sicurezza», afferma una ragazza argentina che ieri sera si è data appuntamento con altri connazionali a Milano, nei pressi del Consolato argentino. Sono questi i temi scottanti che hanno portato i cacerolazos a protestare, questa volta in un modo ancora più capillare rispetto allo scorso 13 settembre, per la rivendicazione di libertà la cui presenza diventa sempre meno scontata.
Tra le manovre più criticate la decisione di abbassare l’età di voto a 16 anni, vista come una mossa demagogica per conquistare facili consenso. «Il governo sta garantendo molti sussidi ma nessun tipo di sussidiarietà – continua una manifestante – anche perché, distribuendo questi aiuti sociali, obbliga il popolo ad accontentarsi e a non cercare un modo più intuitivo e coraggioso per intraprendere una certa attività».
Si chiede infine il rispetto della Costituzione Nazionale (che si sta cercando di modificare per ottenere una rielezione non contemplata attualmente) e una giustizia non schiava della corruzione. Cristina la socialista vuole infatti entrare in tutti i campi della vita umana e, bloccando le importazioni e le esportazioni per un lungo periodo di tempo, ha bloccato l’economia argentina.