gocce di resina dell'albero del sangue di drago
pianta assurta a simbolo di Socotra"
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dell'Albero del Sangue di Drago"
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L’ALBERO DEL DRAGO
Il nome scientifico è
Dracaena Draco, tanto per non sbagliare. Cresce lentamente, di pochi decimetri
ogni secolo e nelle classificazioni botaniche fa parte di un gruppo di piccole
piante erbacee. Ma non è un’erba, è anzi una pianta gigantesca con una grande e
densa cupola di acuminate foglie verdi e un tronco di colore grigio perla che si
ramifica con l’età. Al suo interno non ci sono anelli di accrescimento e questo
impedisce di verificare la sua età. Si trova all’Orto Botanico di Messina, tra i
tanti altri eccezionali monumenti naturali che qui si conservano e curano.
Ma
la Dracaena Draco, l’Albero del Drago, è una pianta ancora più speciale.
Incidendo il suo tronco, la Dracena secerne una resina che diventa subito rossa.
Conosciuta da egiziani, greci, romani e arabi, questa sostanza era ritenuta
portentosa, creduta “sangue di drago” e per questo commerciata a prezzi
elevatissimi.
Maghi, alchimisti e guaritori si procuravano il “sangue di
drago” da mercanti di spezie e tinture che provenivano dalle Isole Canarie o
dall’Oceano Indiano, ambienti naturali di queste piante, e lo impiegavano per
diversi usi. Con la resina della Dracena si curavano emorragie, ferite, piaghe e
lebbra (perché il sangue di un drago poteva fortificare quello umano), si
tingevano utensili e attrezzi vari (perché il sangue di un drago poteva temprare
ogni materiale) e si combatteva la ruggine (perché il sangue di un drago
“mangiava” ogni impurità).
Questa resina prodigiosa, proveniente da Dracene
come quella di Messina, è anche una tintura magica e potente, un “cinabro
vegetale” che serviva a tingere il legno di violini e liuti, stoffe e lini,
lacche che andavano ad adornare i palazzi di imperatori cinesi ed emiri
persiani.
Forse l’applicazione più celebre della resina della Dracena è il
colore ormai scurito usato per disegnare la figura di Gesù di Nazareth sulla
“Sindone”, che ovviamente è un dipinto e non un alone biologico. Nel 1979 le
analisi dell’Università di Chicago dimostrarono che la pittura utilizzata, a
base di “sangue di drago”, era mescolata ad una gelatina databile almeno alla
fine del medioevo.