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De: Piero Gotta (Mensaje original) |
Enviado: 11/03/2010 18:01 |
Le emozioni sono componenti
fondamentali della nostra vita, da esse, sovente, traiamo gli stimoli che
muovono le nostre giornate. Seppure ogni singola emozione sia importante e
permetta a chi la sperimenta di sentirsi vivo, l'uomo è soprattutto alla
ricerca di quelle sensazioni ed emozioni che lo facciano star bene e lo
appaghino, in una parola è alla ricerca di quello stato emotivo di benessere
chiamato felicità . Quest'ultima è data da un senso di appagamento generale
e la sua intensità varia a seconda del numero e della forza delle emozioni
positive che un individuo sperimenta.
Questo stato di benessere, soprattutto nella sua forma più intensa - la
gioia - non solo viene esperito dall'individuo, ma si accompagna da un punto
di vista fisiologico, ad una attivazione generalizzata dell'organismo.
Molte ricerche mettono in luce come essere felici abbia notevoli
ripercussioni positive sul comportamento, sui processi cognitivi, nonché sul
benessere generale della persona. Ma chi sono le persone felici? Gli
studi che hanno cercato di rispondere a questa domanda evidenziano come la
felicità non dipenda tanto da variabili anagrafiche come l'età o il sesso, né in
misura rilevante dalla bellezza, ricchezza, salute o cultura. Al contrario
sembra che le caratteristiche maggiormente associate alla felicità siano
quelle relative alla personalità quali ad esempio estroversione, fiducia in se
stessi, sensazione di controllo sulla propria persona e il proprio futuro.
Le emozioni: IL COLORE DELL'ESISTENZA
Le emozioni sono componenti fondamentali della nostra vita, danno colore e
sapore all'esistenza, anche se, in una civiltà come quella occidentale impostata
sul primato della ragione, spesso sono considerate con sospetto e timore. Del
resto non potrebbe essere altrimenti: infatti se la ragione promette all'uomo il
dominio su se stesso e le cose, le emozioni spesso producono turbamento e
conflitto, non sono mai totalmente controllabili e a volte ci trascinano a dire
o fare cose di cui, una volta cessato l'impeto emotivo, ci si pente. Eppure,
sono le emozioni che ci fanno gustare la vita ed è proprio dalle
emozioni, piccole o grandi che siano, che l'individuo spera di ricavare nuovi
stimoli che muovano le sue giornate. Del resto come si potrebbe dire di vivere
appieno se non si sperimentassero mai la gioia, il tremito dello smarrimento o
della paura,
l'impeto della passione, l'abbandono alla nostalgia, il peso e la disperazione
provocate dalla sofferenza? Tuttavia, seppur ogni singola emozione sia
importante e permetta a chi la sperimenta di sentirsi vivo, l'uomo è soprattutto
alla ricerca di quelle sensazioni ed emozioni che lo facciano star bene e lo
appaghino, in una parola è alla ricerca di quello stato emotivo di benessere
chiamato felicità .
FELICITA': alcune definizioni
Il tema della felicità appassiona da sempre l'umanità: scrittori, poeti,
filosofi, persone comuni, ognuno si trova a pensare, descrivere, cercare questo
stato di grazia. Per tentare di definire questa condizione alcuni studiosi hanno
posto l'accento sulla componente emozionale , come il sentirsi di buon
umore, altri sottolineano l'aspetto cognitivo e riflessivo , come il
considerarsi soddisfatti della propria vita. La felicità a volte viene descritta
come contentezza, soddisfazione, tranquillità, appagamento a volte come gioia,
piacere, divertimento.
- Secondo Argyle (1987), il maggiore studioso di questa emozione, la
felicità è rappresentata da un senso generale di appagamento complessivo che
può essere scomposto in termini di appagamento in aree specifiche quali ad
esempio il matrimonio, il lavoro, il tempo libero, i rapporti sociali,
l'autorealizzazione e la salute.
- La felicità è anche legata al numero e all'intensità delle emozioni
positive che la persona sperimenta e, in ultimo, come evento o processo
emotivo improvviso e piuttosto intenso è meglio designata come gioia . In
questo caso è definibile come l'emozione che segue il soddisfacimento di un
bisogno o la realizzazione di un desiderio e in essa, accanto all'esperienza del
piacere, compaiono una certa dose di sorpresa e di attivazione (D'Urso e
Trentin , 1992).
Cosa succede quando siamo felici?
Tutti noi, in misura più o meno accentuata, proviamo emozioni, in un certo
senso le agiamo a livello di comportamenti più o meno visibili e consapevoli, le
condividiamo con gli altri parlando o scrivendo di esse, alcuni riescono perfino
ad immortalarle nelle opere d'arte. Ma cosa succede dentro e fuori di noi
quando siamo felici?
- Alcuni autori (Maslow , 1968; Privette , 1983) riportano che
le sensazioni esperite con più frequenza dalle persone che si trovano in una
condizione di felicità o di gioia sono quelle di sentire con maggiore
intensità le sensazioni corporee positive e con minore intensità la fatica
fisica, di sperimentare uno stato di attenzione focalizzata e concentrata, di
sentirsi maggiormente consapevoli delle proprie capacità.
- Spesso le persone felici si sentono più libere e spontanee ,
riferiscono una sensazione di benessere in relazione a se stesse e alle persone
vicine e infine descrivono il mondo circostante in termini più significativi e
colorati.
- Inoltre le persone che provano emozioni positive, quali ad esempio gioia e
felicità, a livello fisiologico presentano un'attivazione generale
dell'organismo che si manifesta con un'accelerazione della frequenza
cardiaca, un aumento del tono muscolare e della conduttanza cutanea e infine una
certa irregolarità della respirazione.
- In ultimo chi è felice sorride spesso . In effetti il sorriso, sovente accompagnato da uno sguardo luminoso e aperto,
è la manifestazione comportamentale più rappresentativa, inconfondibile e
universalmente riconosciuta della felicità e della gioia.
Da questo punto di vista non c'è da stupirsi che uno
stato emotivo positivo induca all'ottimismo : Mayer e Volanth
(1985), infatti, hanno trovato una correlazione diretta tra grado di buonumore e
probabilità stimata di eventi positivi. Essere felici induce anche ad
essere più audaci . A questo proposito, Isen e Patrick (1983)
hanno messo in luce come la gioia tendenzialmente porti a sottovalutare la
gravità dei rischi e quindi porti ad agire in modo meno prudente. In ogni
caso si è anche visto che questo accade solo se la decisione da prendere non
comporta dei rischi seri. In presenza di uno stato d'animo positivo, non solo il
mondo sembra più colorato e desiderabile e le azioni più facili, ma anche le
persone che ci circondano sembrano migliori. E' forse per questo che molti
esperimenti rilevano come le persone felici siano più disponibili, generose e
altruiste e provochino negli altri una maggior simpatia. In ultimo, per
quanto riguarda gli aspetti cognitivi, si è visto che il buon umore ha degli
effetti positivi sulle capacità di apprendimento e di memoria e sulla
creatività: in sostanza quando si è felici si apprende con più facilità, in
misura maggiore e in modo più duraturo (Ellis , Thomas e
Rodriguez , 1984; Ellis , Thomas McFarland e Lane ,
1985) e inoltre si è maggiormente creativi nella soluzione dei problemi.
FELICITA': istruzioni per l'uso
A questo punto, visti i vantaggi che essere felici comporta, ci si potrebbe
chiedere se esistono delle strategie che ci aiutino a sentirci felici o a
recuperare il buonumore quando lo si è perso. In questo senso D'Urso e
Trentin (1992) riportano una serie di attività e atteggiamenti che si
accompagnano o favoriscono uno stato di benessere. Tali attività o atteggiamenti
sono:
- non attribuire interamente a noi stessi la responsabilità degli eventi
spiacevoli che ci capitano
- stare in compagnia di persone felici
- fare esercizio fisico
- non confrontare la nostra condizione (salute, bellezza, ricchezza ecc.) con
quella degli altri
- individuare quello che ci piace nel nostro lavoro e valorizzarlo
- curare il corpo e l'abbigliamento
- riconoscere i legami tra cattivo umore e cattivo stato di salute: spesso è
il malessere fisico, più che altri fattori oggettivi, a determinare un cattivo
umore
- dimensionare le nostre aspettative alle capacità e alle opportunità medie
della situazione
- aiutare le persone a cui piace essere aiutate
- non fare progetti a lunga scadenza
- frequentare le persone che ci hanno fatto dei piaceri e alle quali abbiamo
fatto dei piaceri
- non trarre conclusioni generali dagli insuccessi
- fare una lista delle attività che personalmente ci fanno stare di buon umore
e praticarle
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Poco tempo fa qualcuno mi ha chiesto ...
“Sei felice?”.
Avrei potuto dirti tante parole sulla vita e la filosofia di vita.
invece ti ho risposto facendoti un altra domanda:
ti ho chiesto se sapevi...
“Che cosa è la felicità?
e ho aggiunto anche...
"Che rumore ha la felicità?”
"Sogni che si dissolvono...
stagioni che si susseguono,
vibrazioni quotidiane e sapori mai provati,
volti in controluce e contorni immaginati,
avventure impossibili ..."
Esiste la felicità?
quanto dura la felicità?
Forse ha un nome la felicità,
forse è l’iniziale di un nome, forse solo attimi.
L’attimo di felicità è una storia che ti fa battere forte il cuore,
sono quelle farfalle in pancia a cui non sai dare spiegazione,
è il fuoco nelle vene che brucia senza ragione,
è un brivido e una cura,
riuscire a vivere con coraggio ogni avventura...
Marina
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La felicità non va ricercata nel futuro, ma nel presente, perché non dobbiamo dimenticare che il nostro attuale presente è il futuro che immaginavamo per noi qualche tempo fa. Molti dei nostri desideri sono stati realizzati, ambiziosi traguardi sono stati raggiunti…Ma siamo forse per questo ‘Felici’ ora? La risposta, sono sicura, è ‘no’, o meglio ‘ancora no’. Ognuno di noi ha qualcosa che ancora gli manca per essere felice: il matrimonio, un lavoro, la carriera, la casa, la laurea, la vacanza…L’evasione dal presente, l’incapacità di prendere decisioni, la tendenza alla procastinazione determinano l’idealizzazione del proprio futuro, che intanto diventa il presente e la storia continua. La felicità, sempre rimandata all’indomani, continua a sfuggire alla nostra esistenza, nell’illusione che qualche forza magica, soprannaturale o anche proveniente da qualche misteriosa area del proprio sé possa finalmente risvegliarsi e risolvere per incanto tutti i problemi. A volte l’infelicità deriva dalla sensazione di non avere o non avere abbastanza, di ciò che è necessario per vivere bene. Molto spesso si tratta di bisogni indotti dall'ambiente sociale ed in particolare da quei ‘persuasori occulti’ che, con logiche sottili ed ingannevoli, cercano di condizionarci nelle scelte e soprattutto nei consumi.
La verità è che, se vogliamo essere felici, possiamo esserlo immediatamente, perché la felicità non è nel futuro, ma nel momento presente: non conta quanto abbiamo, ma quanto riusciamo a godere di quello che possediamo.
E’ inutile trascorrere la vita inseguendo il successo, la fama, i soldi e il potere: mentre lottiamo e competiamo per raggiungere tutto ciò, ci allontaniamo inevitabilmente dai nostri valori e ci rendiamo schiavi di un sistema che da noi vuole sempre di più e sempre di meglio. Solo concentrandoci sul processo anziché sul risultato, allontanandoci dalla competizione e dalle illusioni condizionanti coniate ad arte dagli strateghi della comunicazione, potremo ritrovare la gioia nelle piccole cose della vita quotidiana e ritornare ad impostare la vita secondo i nostri valori.
Infine un’ultima considerazione: solo l’essere umano comprende il senso della morte, perché è nel pacchetto delle sue conoscenze, sin da quando era bambino. La consapevolezza della propria sicura fine lo spaventa e per dimenticare questa paura tenta di esorcizzarla tentando di non pensarci. E’ un comportamento infantile, un meccanismo di difesa basato sulla negazione. La morte esiste e dunque tanto vale tenerne conto. Se la vita deve essere breve, facciamo almeno che sia lieta e lasciamo i tormenti, le angosce, le competizioni, gli accumuli, a quelli che pensano di non dover morire mai.
queste sono considerazioni non mie che in parte condivido; ma in maniera molto più semplicistica io dico che a me basta l'affetto della famiglia per essere "felice ". Forse la penso così perchè non sono più una ragazzina , non lo so, il fatto è che ti accorgi di avere tutto quando lo hai perso e ti resta il rimpianto di non averlo apprezzato.
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