Nelle sale il film che vede Tom Cruise nei panni di Claus Von Stauffenberg,
l’aristocratico che volle reagire alla follia hitleriana
Estate 1944: in un’Europa insanguinata da cinque anni di conflitto il Terzo
Reich è al collasso. A est l’operazione Bagration ha disintegrato le armate
centrali tedesche, che si ritirano resistendo accanitamente. L’esercito
sovietico gradualmente si avvicina ai confini tedeschi portando un’ondata di
terrore e violenza. A ovest gli Alleati hanno ormai conquistato la Francia
mentre in Italia le malconce truppe dell’Asse si ritirano a nord, oltre la Linea
Gotica. è solo questione di tempo, di qualche mese ormai: i generali esperti
della Wehrmacht lo sanno, lo sa bene Erwin Rommel, in
convalescenza dopo essere stato ferito da un attacco aereo, ne è perfettamente
al corrente Heinz Guderian, l’inventore della Blitzkrieg,
tenuto volutamente lontano da ogni incarico operativo a causa della sua
ostinazione contro le decisioni di Hitler. La gravità della situazione è
addirittura riconosciuta dagli uomini delle Waffen SS.
Solo uno è convinto ancora della vittoria finale, proprio Adolf Hitler, il
“rozzo caporale boemo”, come lo chiamavano gli aristocratici prussiani
che non hanno mai accettato il nazismo. Uno stratega irrazionale e
pessimo che continua ad emanare ordini grotteschi dal quartier generale di
Rastenburg, in un’atmosfera fuori dalla realtà, circondandosi di vanagloriosi
generali da ufficio ligi e accondiscendenti. Ordini di delirio senza finalità
strategiche che mandano uomini al massacro e continuano a perpetrare il
genocidio degli ebrei nei territori occupati. Ma il dissenso serpeggia
all’interno della stessa gerarchia militare germanica, un dissenso cresciuto nel
tempo, basato su ideali aristocratici, solido, deciso, voluto da uomini che da
una parte rifiutano le aberrazioni del nazismo (come l’ufficiale Henning Von
Tresckow che ha osservato gli stermini in atto in Europa Orientale) e dall’altra
non vogliono far cadere il suolo tedesco nelle mani degli invasori, nelle mani
del comunismo come del liberismo. E proprio per questi due motivi politicamente
scorretti, si è sempre parlato poco della resistenza conservatrice ad
Hitler.
Il movimento anti-hitleriano sorge poco prima della guerra, nei circoli più
elitari dell’aristocrazia militare: ufficiali, nobili, uomini di cultura si
associano, si riuniscono, escogitano i modi per annientare il male. Nell’estate
del 1939, da come riporta lo storico Joachim Fest, chiedono
aiuto ai britannici per eliminare Hitler con un commando: i britannici restano
indifferenti, come se volessero la guerra. Forse non gradivano una Germania
potente, anche libera dal nazismo. Allora i congiurati proseguono la loro opera
da soli: si susseguono numerosi tentativi di attentati, tutti misteriosamente
falliti, c’è anche chi è disposto a farsi saltare per aria accanto ad Hitler in
una sorta di ultimo sacrificio per la patria. L’uomo che smuove definitivamente
la situazione è il colonnello Claus Schenk Von Stauffenberg,
tra i cui antenati aveva membri della dinastia sveva imperiale degli
Hohenstaufen, e il comandante Gneisenau, che combatté contro Napoleone.
Educato dal poeta simbolista Stefan George, cresciuto negli stimoli
avanguardisti del primo nocevento, Stauffenberg si arruola nella Wehrmacht, come
consuetudine per i giovani nobili. Dopo aver combattuto in Africa ed aver perso
una mano e un’occhio, il pluridecorato Stauffenberg entra in contatto con gli
altri congiurati e diventa leader della reazione aristocratica ad Hitler,
coltivando una determinazione estrema. Ma soprattutto, egli aveva accesso allo
stato maggiore del quartier generale di Hitler: grazie a ciò, il 20 luglio viene
progettato l’attentato ad Adolf Hitler, e il colpo di stato che
avrebbe dovuto rovesciare il nazismo, portare immediatamente alla pace e
impedire l’invasione della Germania da parte delle truppe sovietiche. Tutto ciò
è passato alla storia come “Operazione Valchiria”, il nome in
codice che indicava le procedure da mettere in atto in caso di morte improvvisa
del Fuhrer. Molti generali partecipano direttamente alla congiura: tra i più
importanti ricordiamo Rommel, che sarà costretto al suicidio dalla Gestapo, il
feldmaresciallo Von Kluge, e il comandante delle armate tedesche in Francia, Von
Stulpnagel. Ma anche intellettuali di levatura straordinaria, come “ l’anarchico
di destra” Ernst Junger, e il teologo Bohnoeffer.
Il 20 luglio, Stauffenberg si trova a Rastenburg, per la consueta riunione
militare presieduta da Hitler. Poco prima delle 13, accompagnato dal tenente Von
Haeften, si chiude nella toilette e innesca la carica esplosiva, nascosta in una
valigia. I due entrano nella sala riunioni presieduta da Hitler, in cui si stava
discutendo della catastrofica situazione del fronte orientale. Stauffenberg
cerca di avvicinarsi il più possibile al tiranno e posa la valigia sotto il
tavolo. Poi la fuga precipitosa, l’esplosione alla quale assiste dall’esterno lo
stesso Stauffenberg e un susseguirsi di imprevisti. Subito dopo Stauffenberg
vola in meno due ore a Berlino, dove gli altri cospiratori, aspettando notizie
certe della morte di Hitler, avevano dato via all’Operazione Valchiria. Gli
esponenti politici nazisti e della Gestapo erano stati arrestati. Un battaglione
stava già circondando il ministero della propaganda di Goebbels. Ma appena
Stauffenberg raggiunge gli altri congiurati al comando supremo della
Bendlerstrasse, giunge la tremenda verità: Hitler non è morto, l’esplosione ha
distrutto la stanza ma non il pesante tavolo di quercia che ha parato il
dittatore dall’urto. In ogni caso, a Berlino decidono di continuare il colpo di
stato e l’Operazione Valchiria. Al sopraggiungere della notte, non ci sono più
speranze di cambiare il destino dell’Europa: il comando viene circondato e
Stauffenberg, Von Haeften, i generale Olbricht e il colonnello Quirnheim vengono
fucilati sul cortile. Finisce così uno dei più tragici complotti della storia.
Ora, quella strada dove Stauffenberg urlò "Lunga vita alla Sacra Germania” prima
di cadere sotto i colpi, si chiama Stauffenbergstrasse e un monumento ricorda
quegli uomini.
Il film “ Operazione Valchiria”, uscito da pochi giorni nelle sale in Italia
come in provincia, al Multiplex di Castel Di Lama e P.S. Elpidio, ci narra senza
indugi né forzature quello che accadde in quel fatale 20 luglio 1944.