Tutti noi associamo automaticamente
l'attore che vi presentiamo oggi,
Tomas Milian, al suo personaggio Er Monnezza.
In realtà la sua è una storia molto particolare,
quella di un grande talento,
passato attraverso fasi diverse,
sempre capace di risorgere
e di rovesciare la sua sorte
anche quando sembrava compromessa
Tomas Quintin Rodriguez nacque il 3 marzo 1933
(ma alcuni dicono 1932 e altri 1937) a l’Havana, Cuba,
da un’importante famiglia aristocratica.
Dopo la tragica morte del padre,
che si suicidò sotto i suoi occhi, egli lasciò Cuba
per realizzare il sogno di diventare attore.
Sbarcò a Miami, poi studiò all'Actors Studio
di New York e manifestò da subito un grande talento.
Ebbe rapidamente alcune parti a Broadway
e via via ruoli sempre più rilevanti finchè
lo scoprì il regista Jean Cocteau che lo portò in Italia
a recitare al Festival dei due mondi di Spoleto
in una pantomima di Franco Zeffirelli.
Poi fu scritturato da Bolognini e iniziò così
a sua fortunata carriera nel cinema italiano
(La notte brava; Il bell'Antonio).
Dal 1959 al 1965 fu diretto in film importanti
dai maggiori registi del tempo:
Pasolini (La ricotta), Lattuada, Visconti (Boccaccio'70)
che gli affidarono ruoli intellettuali,
sensibili e talora nevrotici.
Il successo commerciale era però dietro l'angolo,
rappresentato dai "western all'italiana",
per molti dei quali, ambientati
sullo sfondo della rivoluzione messicana,
il cubano Milian si addiceva perfettamente al contesto.
La collaborazione con Sergio Sollima
(La resa dei conti, Faccia a faccia, Corri uomo corri)
lo elesse a vera stella dello Spaghetti western
nei qual divenne una sorta di simbolo
di "povertà e rivoluzione".
Questi film furono la specialità di Milian
dalla metà degli anni Sessanta ai primi anni Settanta,
ma ebbe contemporaneamente esperienze
anche di genere diverso e in particolare
nel 1968 girò il suo primo poliziesco
in Banditi a Milano di Lizzani.
All'epoca era considerato uno dei migliori
e più versatili attori del cinema italiano,
ma stava per perdere il favore della critica
per trasformarsi in un'immagine quasi leggendaria
nella cultura popolare italiana: Er Monnezza.
Fece esperienza del genere poliziesco in
"Squadra Volante" del 1974 e poi con il regista Lenzi
in altri film tra i quali spicca "Il giustiziere sfida la città"
nel quale comparve nei panni di un eroico motociclista
barbuto in lotta solitaria contro il crimine.
Nel 1976 esplose nei panni dell'ispettore Nico Giraldi
in "Squadra Antiscippo", il primo di una serie di 11 film
che gli fecero guadagnare il noto soprannome.
Ispirazione prima per Giraldi fu "Serpico",
ma Milian propose di avvicinarlo ancor più al popolo,
così si ispirò alla sua controfigura, Quinto,
e scrisse direttamente lui le battute,
infilando rime in romanesco, spesso sboccato e volgare.
Milian disse di essersi innamorato di questa parlata
perché era vera, era quella della gente comune
e della cultura di Roma.
Non possiamo non ricordare, però,
anche la bravura di colui il quale lo doppiò spesso:
Ferruccio Amendola. Er Monnezza fece vincere a Milian
il premio Rodolfo Valentino per l'attore più creativo
e nel 1980 il premio Antonio de Curtis per la commedia.
Nel 1984 "Delitto al Blue Gay"
chiuse un'epoca nel cinema popolare italiano.
A quel punto fu inevitabile
il ritorno dell'attore a New York
dove riprese a fare teatro
e apparizioni cinematografiche e televisive,
soprattutto come carratterista
in alcune grandi produzioni come ad es.
"Amistad" di Stephen Spielberg.
*****
Ed ora?
Qualche tempo fa
rispondendo alle domande di Carlo Conti,
Tomas Milian ha detto di aver trovato la sua patria
in Italia, a Roma in particolare,
e che è qui che si farà seppellire,
quando verrà il momento.
Ma per ora possiamo trovarlo in carne ed ossa a Miami.