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Respuesta  Mensaje 1 de 3 en el tema 
De: clicy21  (Mensaje original) Enviado: 28/02/2010 13:58
 


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Respuesta  Mensaje 2 de 3 en el tema 
De: clicy21 Enviado: 28/02/2010 14:05
Effetti - La scossa a 35 chilometri sotto il livello del mare ha attenuato la propagazione dell’energia

Uno scontro di rocce sotto il Sudamerica

La placca di Nazca sprofonda davanti alle coste cilene Così hanno avuto origine le Ande e il terremoto di ieri

Effetti - La scossa a 35 chilometri sotto il livello del mare ha attenuato la propagazione dell’energia

Uno scontro di rocce sotto il Sudamerica

La placca di Nazca sprofonda davanti alle coste cilene Così hanno avuto origine le Ande e il terremoto di ieri

Una paurosa energia si è liberata davanti alle coste del Cile confermando la triste statistica di uno dei Paesi più colpiti dalla violenza della Terra. Una violenza che, da Haiti al Giappone nei giorni scorsi, provoca distruzioni e vittime. «Ma tra questi ultimi eventi non possiamo dire esista un legame, un filo che li unisca: purtroppo è solo la tragica normalità della natura del nostro Pianeta del quale ancora conosciamo troppo poco», commenta James M. Mattinson, professore emerito al Department of Earth Science dell'Università di California a Santa Barbara.

Il terremoto cileno raggiungendo il valore di 8.8 della scala Richter è il settimo più potente nella storia (accertata) della sismicità il cui record assoluto di 9.5 registrato nel 1960 appartiene, purtroppo, sempre al Cile. L'ipocentro a 35 chilometri di profondità davanti a Maule, e gli effetti provocati a 115 chilometri, a Conception, e a 325 nella capitale Santiago «dimostrano quale e quanta potenza si fosse accumulata nello scontro in atto nella zona tra la placca di Nazca e quella sudamericana », precisa Gianpaolo Cavinato dell'Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr. Il sisma è stato scatenato dal continuo inabissarsi della placca di Nazca della zona pacifica sotto quella sudamericana alla velocità di 80 millimetri all'anno. «è una massa formata da miliardi e miliardi di chilometri cubi di roccia che sprofonda fino a 700 chilometri— aggiunge Cavinato —. Proprio questo imponente scivolamento ha causato anche il sollevamento e la nascita delle Ande. E la formazione della catena dei vulcani alcuni dei quali ancora attivi».

Sono gli stessi effetti riscontrabili pure nell'area caraibica, scenario del recente tremendo terremoto di Haiti, e altrove nei punti più caldi del pianeta: dal Giappone alla fascia indonesiana, alla California.

«Il fatto che il fenomeno si sia scatenato nelle profondità marine ha aiutato a attenuare la propagazione dell' energia — nota il professor Carlo Lai dell'Università di Pavia e del centro europeo di ingegneria sismica Eucentre— anche se ha provocato la generazione di uno tsunami diffuso in tutta la superficie pacifica». «Le prime rilevazioni — precisa Charles McCreery del Pacific Tsunami Warning Center di Ewa Beach nelle Hawaii — dimostrano la formazione di onde con un'altezza variabile tra i due e tre metri: speriamo che il livello non aumenti».

L'allarme, tuttavia, è stato diffuso istantaneamente in tutti i Paesi che nel giro di 24 ore sarebbero stati investiti: dal Giappone, all'Australia alla Nuova Zelanda, all'isola Juan Fernandez, l'isola di Robinson Crusoe. «Non possiamo comunque sottovalutare la minaccia — nota il sismologo nipponico Fumihiko Imamura del dipartimento di ingegneria civile della Tohoku University—perché le onde viaggiano senza perdere energia. Anzi, quando i fondali si abbassano in prossimità delle coste solo allora il moto ondoso manifesta tutta la potenza accumulata alzando anche i livelli ».

«Purtroppo, tutto rientra nella norma della geologia di questa parte del pianeta—spiega Massimiliano Stucchi dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia —. Ma la zona interessata era una di quelle a più alta probabilità lungo la fascia che scorre sulle coste cilene. Più a sud e più a nord il rischio è giudicato più ridotto. C'è invece un segmento di circa duecento chilometri dove ci si aspettava qualcosa; però non si può mai dire quando l'evento si possa manifestare e tantomeno con quale violenza».

La storia sismica cilena ha molti volti perché il Paese distribuito così in lunghezza lungo il continente presenta una realtà geologica molto diversificata. Oltre ai confini delle grandi placche che dividono la crosta terrestre esistono tante altre microplacche che agiscono con direzioni e intensità ben diverse e altrettanto pericolose come proprio l'area di Haiti ha dimostrato. «Ci sono delle lagune sismiche, come le chiamiamo — nota ancora Carlo Lai dell'Università di Pavia — che mostrano caratteristiche uniche e particolari. Lo abbiamo potuto constatare in una recente indagine compiuta proprio in una regione a nord del Paese sudamericano interessata da una futura costruzione». Statisticamente si può vedere una certa periodicità nei terremoti cileni variabile tra i 50 e 70 anni. Le autorità e la popolazione sono molto sensibili e consapevoli della situazione e per questo da tempo esiste un sistema efficiente di rilevazione e allarme. Una rete di boe organizzata dalla marina è distribuita lungo la costa per raccogliere segnali pericolosi e fornire preziosi margini di tempo per intervenire. Lungo le spiagge ci sono cartelli che indicano dove scappare in caso di tsunami per raggiungere punti più elevati e trovare salvezza. «A giudicare dalle prime immagini degli effetti provocati—aggiunge Stucchi—il tipo di onda sismica propagata non dovrebbe aver creato gravi problemi agli edifici bassi ma soprattutto a quelli più alti».

Mentre in California resta la paura per l'arrivo del Big One, un grande e devastante terremoto, anche in Cile si teme il peggio perché la memoria non cancella il ricordo del 22 maggio 1960. Quel giorno gli strumenti misuravano i 9,5 gradi della scala Richter, un livello mai raggiunto prima sulla Terra. La città di Valdivia venne distrutta, 1.655 persone trovarono la morte e i feriti furono quasi due milioni. Ma, come oggi, anche allora il terrore si diffuse nel Pacifico perché lo tsunami che ne derivò colpì le coste delle Hawaii, del Giappone e delle Filippine causando altre 61 vittime. Quattro anni dopo fu l'Alaska ad entrare nelle classifiche con un sisma di 9,2 gradi della scala Richter mentre la terza infelice posizione (9 gradi) è ancora presidiata dal vivo ricordo di Sumatra nel triste Natale 2004.


Respuesta  Mensaje 3 de 3 en el tema 
De: Lelina Enviado: 28/02/2010 14:22
28/02/2010 - Una scossa di terremoto di magnitudo 6.2 è stata registrata alle ore 12:25:38 italiane nel distretto sismico Chile-Argentina border region. La nuova recente scossa è stata rilevata dall'istituto geofisico statunitense a 63 km da Talca e 181 dalla capitale del Cile, Santiago ed è stata avvertita anche in Argentina. L’epicentro viene calcolato nella regione di O'Higgins. Il nuovo sisma ha provocato il crollo di alcuni edifici già gravemente danneggiati dalle catastrofiche scosse di ieri.
Quella di poco fa, dunque, è la scossa numero 100 dopo la prima di magnitudo 8.8 delle 3:34 locali di ieri, alla quale è seguito un interminabile sciame sismico che considerare di assestamento non può comunque essere di conforto.
Intanto, inseguito alle catastrofiche scosse circa 100 persone risultano intrappolate sotto le macerie di un edificio nella città di Concepcion, una delle città del Cile maggiormente devastate dal terremoto di 8,8 gradi. L'aeroporto internazionale rimane ancora chiuso, pure per il crollo di uno dei terminal.


 
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