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De: Lelina (Mensaje original) |
Enviado: 26/03/2010 08:10 |
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Settimana Santa
Lunedì Santo.
Dio creò il mondo nei minimi particolari: tutto il creato canta a Lui
la gloria e la gioia di esserci, inneggia al suo Creatore.
Le sue
Creature sono una emanazione del suo Amore. Non poteva Dio tenere
tutto il suo Amore dentro di sé, ma dovette dare vita all'uomo,
a sua immagine creandogli anche un mondo a sua misura, dove l'uomo
potesse vedere la mano di Dio e l'armonia delle cose create per lui,
solo per lui. Quando hai amore nel cuore, non riesci a trattenerlo
e automaticamente lo riversi. Se non fosse così, il cuore scoppierebbe.
Una mamma che allatta, non può tenere il suo latte, ma lo deve dare
al suo bimbo. Diversamente scoppierebbe. Così l'Amore di Dio per noi:
Egli non può non amarci, fa parte della sua natura divina, del suo essere.
E noi, creati per amore, non possiamo non amare: fa parte del nostro DNA
che é quello di Dio, che é Amore. Eppure ad un certo punto
qualcosa si é incrinato: abbiamo avuto la presunzione di poter
fare senza Dio, noi, vasi di terracotta, siamo stati così superbi
da dire al nostro creatore che non avevamo più bisogno delle sue mani
e del suo amore che ci plasmava: ce l'avremmo fatta da soli.
Ma come il ramo staccato dall'albero che l'ha generato, abbiamo
cominciato a non fare più frutto, e poi ad ingiallire, e poi
a seccare: non c'é più la vita in noi. E ci arrabbiamo con Lui
perché non ci ama...ma che strano, vero? L'armonia e la
perfezione del creato dove l'uomo é re e tutto può sottomettere,
se é staccata dal suo Creatore, non può esistere. Allora Dio
vede questo guaio e manda Gesù Cristo, suo Unico Figlio,
a ristabilire l'Amore, a far presente se stesso, Amore infinito.
Ma la nostra superbia é tale che non ci interessa. Oggi cominciamo
a contemplare l'infinito Amore di Dio. Se scendiamo dal nostro "io",
potremo finalmente capire di cosa é capace Dio per noi e a cosa
é chiamato ciascuno di noi.
BUONA SETTIMANA SANTA
Lely
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De: Lelina |
Enviado: 26/03/2010 22:20 |
Cristo morto del Mantegna (Pinacoteca di Brera) |
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De: Lelina |
Enviado: 26/03/2010 22:23 |
La Settimana Santa è la settimana nella quale il Cristianesimo celebra gli eventi di fede correlati agli ultimi giorni di Gesù, comprendenti in particolare la sua passione, morte e resurrezione.
In tutto il mondo, i cattolici chiamano Settimana Santa il periodo, da lunedì a sabato, che precede la Pasqua, cioè la domenica in cui si ricorda la Resurrezione dai morti di Gesù Cristo.
La Pasqua è la massima solennità della fede cristiana e ogni anno si celebra la prima domenica di luna nuova tra fine Marzo e inizio Aprile.
I riti religiosi della settimana santa, sono celebrati con solennità e allo stesso modo in tutte le chiese del mondo cristiano.
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E’ una cosa normale che, quando si
avvicina la morte, il cuore dell’uomo esprime parole d’amore a coloro che gli
sono più vicini e più cari, la stessa cosa è stata per Gesù. Tutti coloro che lo
seguivano aspettavano ansiosi la sua prima parola. I suoi carnefici aspettavano
le sue grida, come avevano fatto coloro che erano stati appesi alla croce prima
di lui, che maledivano il giorno della loro nascita,
le loro madri; sputavano persino su chi li guardava. Anche gli scribi e i
farisei si aspettavano delle grida ed erano sicuri che Gesu’, che aveva
predicato l’amore verso i propri nemici e di fare del bene a chi ci
odia, avrebbe dimenticato questo suo vangelo quando gli sarebbero stati forati
le mani e i piedi. Tutti, insomma, si aspettavano di sentirlo gridare ma nessuno
pensava di ascoltare quel grido. La soave, dolce, umile preghiera del
perdono: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”.
Perdonare chi? Il soldato nel palazzo
di Caifa che lo schiaffeggiò; Pilato, l’uomo politico che preferì condannare Dio
per poter rimanere amico di Cesare; i soldati che innalzarono il Re dei re su di
un albero, fra cielo e terra. Perdonali, perché? Perché sanno quello che fanno?
No, perché non sanno quello che fanno. Se avessero saputo quello che stavano
facendo e tuttavia avessero persistito nel farlo, se avessero saputo quale
terribile crimine stavano commettendo condannando la Vita a morte; se solo
avessero saputo ciò che stavano facendo e tuttavia avessero persistito nel
farlo, non sarebbero mai stati salvati! E’ solo grazie alla loro
inconsapevolezza della gravità del crimine che stavano commettendo che poterono
rientrare nell’ambito di coloro che udirono quel grido della croce.
Non è la conoscenza che salva, ma l’ignoranza!
L’unica cosa che può giustificarci di
non essere santi è la nostra inconsapevolezza di quanto buono sia Dio!
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LA DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
commemorazione
dell'ingresso di Gesù
in Gerusalemme
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De: Lelina |
Enviado: 29/03/2010 08:33 |
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. Qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali.
Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento.
Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura.
I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti.
I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
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De: Lelina |
Enviado: 30/03/2010 14:13 |
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MARTEDI´ SANTO
La liturgia di questo giorno ci parla del tradimento di Giuda.
VANGELO (Gv 13,21-33.36-38) Uno di voi mi tradirà... Non canterà il gallo prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte. + Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, mentre Gesù era a mensa con i suoi discepoli, si commosse profondamente e dichiarò: "In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà".
I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: "Di', chi è colui a cui si riferisce?". Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: "Signore, chi è?". Rispose allora Gesù: "è colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò". E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: "Quello che devi fare fallo al più presto". Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: "Compra quello che ci occorre per la festa", oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte. Quand'egli fu uscito, Gesù disse: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire". Simon Pietro gli dice: "Signore, dove vai?". Gli rispose Gesù: "Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi". Pietro disse: "Signore, perché non poso seguirti ora? Darò la mia vita per te!". Rispose Gesù: "Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte". Parola del Signore.
Giotto - Il bacio di Giuda
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Mercoledì Santo dedicato alla preghiera e all’attesa, con la preparazione dell’altare della reposizione |
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De: Lelina |
Enviado: 31/03/2010 13:25 |
Gesù apre la poeta della vita
Mercoledì Santo
Mt 26,14-25
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: “Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?”. E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: “Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?”. Ed egli rispose: “Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”. I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse: “In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà”. Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: “Sono forse io, Signore?”. Ed egli rispose: “Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”. Giuda, il traditore, disse: “Rabbì, sono forse io?”. Gli rispose: “Tu l’hai detto”.
Buon Mercoledì Santo | | | | | | |
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De: Lelina |
Enviado: 01/04/2010 14:25 |
Il giorno del Giovedì Santo è riservato a due distinte celebrazioni liturgiche, al mattino nelle Cattedrali, il vescovo con solenne cerimonia consacra il sacro crisma, cioè l’olio benedetto da usare per tutto l’anno per i Sacramenti del Battesimo, Cresima e Ordine Sacro e gli altri tre oli usati per il Battesimo, Unzione degli Infermi e per ungere i Catecumeni. A tale cerimonia partecipano i sacerdoti e i diaconi, che si radunano attorno al loro vescovo, quale visibile conferma della Chiesa e del sacerdozio fondato da Cristo; accingendosi a partecipare poi nelle singole chiese e parrocchie, con la liturgia propria, alla celebrazione delle ultime fasi della vita di Gesù con la Passione, morte e Resurrezione. Nel tardo pomeriggio c’è la celebrazione della Messa in “Cena Domini”, cioè la ‘Cena del Signore’. Non è una cena qualsiasi, è l’Ultima Cena che Gesù tenne insieme ai suoi Apostoli, importantissima per le sue parole e per gli atti scaturiti; tutti e quattro i Vangeli riferiscono che Gesù, avvicinandosi la festa degli ‘Azzimi’, chiamata Pasqua ebraica, mandò alcuni discepoli a preparare la tavola per la rituale cena, in casa di un loro seguace. La Pasqua è la più solenne festa ebraica e viene celebrata con un preciso rituale, che rievoca le meraviglie compiute da Dio nella liberazione degli Ebrei dalla schiavitù egiziana (Esodo 12); e la sua celebrazione si protrae dal 14 al 21 del mese di Nisan (marzo-aprile). In quella notte si consuma l’agnello, precedentemente sgozzato, durante un pasto (la ‘cena pasquale’) di cui è stabilito ogni gesto; in tale periodo è permesso mangiare solo pane senza lievito (in greco, azymos), da cui il termine ‘Azzimi’. Gesù con gli Apostoli non mangiarono solo secondo le tradizioni, ma il Maestro per l’ultima volta aveva con sé tutti i dodici discepoli da lui scelti e a loro parlò molto, con parole che erano di commiato, di profezia, di direttiva, di promessa, di consacrazione. Il Vangelo di Giovanni, il più giovane degli Apostoli, racconta che avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine, e mentre il diavolo già aveva messo nel cuore di Giuda Iscariota, il seme del tradimento, Gesù si alzò da tavola, depose le vesti e preso un asciugatoio se lo cinse attorno alla vita, versò dell’acqua nel catino e con un gesto inaudito, perché riservato agli schiavi ed ai servi, si mise a lavare i piedi degli Apostoli, asciugandoli poi con l’asciugatoio di cui era cinto. Si ricorda che a quell’epoca si camminava a piedi su strade polverose e fangose, magari sporche di escrementi di animali, che rendevano i piedi, calzati da soli sandali, in condizioni immaginabili a fine giornata. La lavanda dei piedi era una caratteristica dell’ospitalità nel mondo antico, era un dovere dello schiavo verso il padrone, della moglie verso il marito, del figlio verso il padre e veniva effettuata con un catino apposito e con un “lention” (asciugatoio) che alla fine era divenuto una specie di divisa di chi serviva a tavola. Quando fu il turno di Simon Pietro, questi si oppose al gesto di Gesù: “Signore tu lavi i piedi a me?” e Gesù rispose: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”; allora Pietro che non comprendeva il simbolismo e l’esempio di tale atto, insisté: “Non mi laverai mai i piedi”. Allora Gesù rispose di nuovo: “Se non ti laverò, non avrai parte con me” e allora Pietro con la sua solita impulsività rispose: “Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!”. Questa lavanda è una delle più grandi lezioni che Gesù dà ai suoi discepoli, perché dovranno seguirlo sulla via della generosità totale nel donarsi, non solo verso le abituali figure, fino allora preminenti del padrone, del marito, del padre, ma anche verso tutti i fratelli nell’umanità, anche se considerati inferiori nei propri confronti. Dopo la lavanda Gesù si rivestì e tornò a sedere fra i dodici apostoli e instaurò con loro un colloquio di alta suggestione, accennando varie volte al tradimento che avverrà da parte di uno di loro, facendo scendere un velo di tristezza e incredulità in quel rituale convivio. “In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”, gli Apostoli erano sgomenti e in varie tonalità gli domandarono chi fosse, lo stesso Giovanni il discepolo prediletto, poggiandosi con il capo sul suo petto, in un gesto di confidenza, domandò: “Signore, chi è?”. E Gesù commosso rispose: “è colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò” e intinto un boccone lo porse a Giuda Iscariota, dicendogli: “quello che devi fare, fallo al più presto”; fra lo stupore dei presenti che continuarono a non capire, mentre Giuda, preso il boccone si alzò, ed uscì nell’oscurità della notte. Questa scena del Cenacolo è stata in tutti i secoli soggetto privilegiato di tanti artisti, che l’hanno efficacemente raffigurata, generalmente con Gesù al centro e gli Apostoli seduti divisi ai due lati, con Giovanni appoggiato col capo sul petto e con il solo Giuda seduto al di là del tavolo, di fronte a Gesù, che intinge il pane nello stesso piatto. L’atteggiamento di Gesù e degli Apostoli è sacerdotale, ma con i volti che tradiscono il dramma che si sta vivendo. Dopo l’uscita di Giuda, il quale pur ricevendo con il gesto cordiale e affettuoso il boccone intinto nel piatto, che in Oriente era segno di grande distinzione, non seppe capire, ormai in preda all’opera del demonio, l’ultimo richiamo che il Maestro gli faceva, facendogli comprendere che lui sapeva del tradimento ordito d’accordo con i sacerdoti e del compenso pattuito dei trenta denari; Gesù rimasto con gli undici discepoli riprese a colloquiare con loro. I discorsi che fece, nel Vangelo di S. Giovanni, occupano i capitoli dal 13 al 17, con argomenti distinti ed articolati, dagli studiosi definiti ad ‘ondate’ perché essi sono ripresi più volte e in forme sempre nuove; ne accenneremo i più importanti. “Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri”. E a Pietro che insisteva di volerlo seguire, assicurandogli che era disposto a dare la sua vita per lui, Gesù rispose: “Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non mi abbia rinnegato tre volte”. Il discorso di Gesù prosegue con una promessa “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Io vado a prepararvi un posto; ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via”. Il concetto del ‘posto’ o della casa che ci aspetta, risente dell’antica concezione che si aveva dell’aldilà, come una abitazione dove i defunti prendevano posto. Così nell’Apocalisse, il cielo era immaginato come una casa al cui centro stava il trono di Dio, circondato dalla corte celeste e dalle dimore dei giusti e dei santi. Anche nei testi rabbinici si legge che le anime saranno introdotte nell’aldilà, in sette dimore distinte per i giusti e sette per gli empi. A Tommaso che gli chiede: “Se non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?”, Gesù risponde con un’altra grande rivelazione: “Io sono la Via, la Verità, la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. E a Filippo che chiede di mostrare loro il Padre, Gesù ribadisce la profonda unità e intimità fra lui e Dio Padre. Le sue parole e le sue opere di salvezza sono animate e sostenute dal Padre, che parla e opera nel Figlio. A questo punto Gesù, per la prima delle cinque volte che pronuncierà nei suoi discorsi di quella sera, nomina il ‘Consolatore’ traduzione del termine greco “paraklitos” (Paraclito), che solo nel Vangelo di Giovanni designa lo Spirito Santo; cioè il dono dello Spirito che sostiene nella lotta contro il male e che rivela la volontà divina; riservato ai credenti e che continuerà l’opera di Gesù dopo la sua Risurrezione. “Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto. Vi lascio la pace, vi dò la mia pace. Non come la dà il mondo, io la dò. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi…”. I Vangeli di Matteo, Marco e Luca dicono poi che “Gesù mentre mangiava con loro, prese il pane e pronunciata la benedizione, lo spezzò e lo distribuì agli apostoli dicendo: “Prendete questo è il mio corpo”, poi prese il calice con il vino, rese grazie, lo diede loro dicendo: “Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza versato per molti”. Gesto strano, inusuale, forse non subito capito dagli Apostoli, ma che conteneva il dono più prezioso che avesse potuto fare all’umanità: sé stesso nel Sacramento dell’Eucaristia e con il completamento della frase: “fate questo in memoria di me”, riportata da Luca 22,19, egli istituiva il sacerdozio cristiano, che perpetuerà nei secoli futuri il sacrificio cruento di Gesù, nel sacrificio incruento celebrato ogni giorno ed in ogni angolo della Terra, con la celebrazione della Messa. Inoltre rivolto a Pietro, ancora una volta lo indica come capo della futura Chiesa e primo fra gli Apostoli: “Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano, ma io ho pregato per te, perché non venga meno la tua fede; e tu una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli”, cioè di essere da sostegno agli altri nella fede; con ciò Gesù è sempre con lo sguardo rivolto oltre la sua morte e delinea il futuro della Chiesa. Nel prosieguo del suo discorso, Gesù ammaestra gli Apostoli con altra similitudine, quella della vite e dei tralci: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto lo pota, perché porti più frutto…. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così neppure voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla…”. Poi preannuncia le persecuzioni e le sofferenze che saranno loro inflitte per causa sua: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me… Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono Colui che mi ha mandato”. “ Vi scacceranno dalle sinagoghe, anzi verrà l’ora in cui chiunque vi ucciderà, crederà di rendere culto a Dio”. Infine dopo altre frasi di consolazione e rassicurazione dell’aiuto del Padre attraverso di Lui, Gesù conclude la lunga cena, con quella che nel capitolo 17 del Vangelo di S. Giovanni, è stata chiamata da s. Cirillo di Alessandria “la preghiera sacerdotale”, vertice del testamento spirituale, racchiuso nei ‘discorsi d’addio’ fatti quella sera. è una bellissima invocazione al Padre per raccomandargli quegli uomini, capostipiti di una nuova Chiesa, che hanno creduto in lui, tranne uno, perché veramente Figlio di Dio, della stessa sostanza del Padre, e lo hanno seguito lungo quegli anni, assimilato i suoi insegnamenti, disposti con l’aiuto dello Spirito, a proseguire il suo messaggio di salvezza. Ecco perché la Chiesa celebra oltre l’Istituzione dell’Eucaristia, anche l’Istituzione dell’Ordine Sacro; è la “festa del sacerdozio cristiano” e della fondazione della Chiesa. Per concludere queste note sul Giovedì Santo, ricordiamo che Gesù dopo la cena, si ritirò nell’Orto degli Ulivi, luogo abituale delle sue preghiere a Gerusalemme, in compagnia degli Apostoli, i quali però stanchi della giornata, delle forti emozioni, della cena, dell’ora tarda, si addormentarono; più volte furono svegliati da Gesù, che interrompeva la sua preghiera: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate”; “Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole”; “Basta, è venuta l’ora: ecco il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori: alzatevi e andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino”.
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De: Lelina |
Enviado: 02/04/2010 08:28 |
Per la Chiesa cattolica, il Venerdì Santo è il giorno della morte di Gesù Cristo, secondo giorno del Triduo Pasquale, che ha inizio con la liturgia vespertina o in coena domini del giovedì santo. Come nel Mercoledì delle Ceneri, i fedeli dai 14 anni di età sono invitati all'astinenza dalla carne (sono ammessi uova e latticini), e quelli dai 18 ai 60 anni al digiuno ecclesiastico, che consiste nel consumare un solo pasto (pranzo o cena) durante la giornata (è ammessa, oltre a questo, una piccola refezione).
Cristo morto di autore ignoto del 1850, si porta in processione il Venerdì Santo a Catenanuova (EN)
Il digiuno si compie in segno di penitenza per i peccati che Gesù è venuto a espiare nella Passione, ed assume inoltre il significato mistico di attesa dello Sposo, secondo le parole di Gesù (Mt 9,15); lo Sposo della Chiesa, cioè Cristo, viene tolto dal mondo a causa del peccato degli uomini, ma i cristiani sono invitati a preparare con il digiuno l'evento gioioso del suo ritorno e della liberazione dalla morte; questo evento si attua non solo nel memoriale della sua resurrezione, la domenica di Pasqua, ma anche nella continua venuta del Signore nel cuore dei fedeli che sono pronti ad accoglierlo e a morire con lui al peccato per risorgere ad una vita nuova, e infine nell'ultima venuta di Gesù nella gloria alla fine dei tempi.
Non si celebra l'Eucaristia: infatti durante la celebrazione liturgica pomeridiana del Venerdì santo si distribuisce l'eucaristia consacrata il giorno precedente, il Giovedì Santo (Celebrazione In Coena Domini), in cui si ricorda l'ultima cena del Signore con i discepoli e il tradimento di Giuda. La liturgia inizia nel silenzio, come si era chiusa quella del giorno precedente e come si apre quella della veglia di pasqua nella notte del sabato santo, quasi a sottolineare come il triduo pasquale sia un'unica celebrazione per i Cristiani.
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De: Lelina |
Enviado: 02/04/2010 08:32 |
Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo
SCADENZA DEL SACRO
Nostro Signore Gesù
Inumazione
Il dolore della "madre"
LO SPIRITO SANTO
Le Sette Parole di Gesù
La terribile sofferenza
Prima parola:
"Padre, perdona loro perché non sanno quello che fare "
seconda parola:
"Oggi sarai con me in Paradiso"
Terza parola:
"Donna, ecco tuo figlio ... ecco il tuo Madre '
quarta parola:
"Dio mio, Dio mio, perché hai abbandonato?
Quinto parola:
"Ho sete"
Sesta parola:
"Tutto si è compiuto, tutto è finito"
Settimo piano:
"Signore, nelle tue mani affido il mio spirito"
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1a Stazione:
Gesù è condannato a morte |
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2a stazione:
Gesù accetta la croce
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3 ° stazione:
Gesù cade sotto il peso della croce
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4 ° stazione:
Gesù incontra la sua mamma
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Station 5 °:
Simone aiuta Gesù a portare la croce
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6 Stazione:
La Veronica asciuga il volto di Gesù
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7 Stazione:
Gesù cade la seconda volta |
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Stazione 8a:
Gesù incontra le pie donne
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9 Stazione:
Gesù cade per la terza volta
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Stazione 10:
Gesù è spogliato delle sue vesti
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Stazione 11:
Gesù è inchiodato alla croce
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Stazione 12:
Gesù muore sulla croce
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Stazione 13:
Gesù è deposto dalla croce e viene messo in braccio
alla sua mamma
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Stazione 14:
Gesù è sepolto nel sepocro
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De: Lelina |
Enviado: 03/04/2010 16:50 |
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Il sabato santo, giorno in cui non si celebra l’eucaristia, la chiesa ricorda il riposo di Gesù nella tomba, meditando la sua passione e morte, la discesa agli inferi e aspettando nella preghiera e nel digiuno la sua risurrezione.
Posto tra due giorni così carichi di eventi come il venerdì santo e la domenica di Pasqua, esso è un giorno di passaggio, ma non per questo è meno significativo degli altri due: l’antica tradizione della Chiesa, sulla base di alcuni passi della Scrittura (ad esempio, 1Pt 3,18-19), contempla in questo giorno la discesa di Cristo agli inferi. Con la risurrezione infatti egli non passò direttamente dalla croce al cielo, ma dalla croce fu deposto nel sepolcro, e di lì discese ancora, agli inferi, luogo della morte, del peccato, della sofferenza, luogo in cui l’uomo è umiliato a annientato. è in questo luogo che, secondo la tradizione patristica, Cristo scende prima di risorgere.
Il tema è molto presente e significativo nelle liturgie pasquali di alcune chiese orientali (bizantine e siriache) dove rappresenta il cuore del messaggio pasquale. La vera anástasis (cioè risurrezione) è proprio la discesa agli inferi, come ricorda un altro testo bizantino che sottolinea particolarmente la salvezza portata da Cristo ai dormienti nei sepolcri: “Cristo è risorto dai morti, con la morte calpesta la morte, e a coloro che sono nei sepolcri fa dono della vita”.
La discesa agli inferi è anche un tema iconografico molto diffuso: l’icona dell’ anástasis, cioè della risurrezione di Cristo dai morti, nella tradizione antica e ancora in quella attuale, non è altro che la rappresentazione della discesa di Cristo agli inferi.
(Sabino Chialà, Discese agli inferi, Qiqajon, Monastero di Bose, Magnano [Biella], 2000)
Anastasis: affresco nella chiesa di San Salvatore in Chora a Istanbul, in cui il Cristo fa uscire Adamo ed Eva dai loro sepolcri tenendoli per mano.
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De: Lelina |
Enviado: 04/04/2010 09:42 |
Domenica di Pasqua
Alleluia!!
Gesù
é
Risorto
Buona Pasqua
a tutti
e serenità
Lely
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De: Lelina |
Enviado: 04/04/2010 09:51 |
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