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Resposta  Missatge 1 de 2 del tema 
De: MOTHERSIXTEN  (Missatge original) Enviat: 08/05/2010 05:01
 
 
Caporali si nasce

L'umanità l'ho divisa in due categorie di persone: uomini e caporali.
La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali, per fortuna, è la minoranza.
Gli uomini sono quelli esseri costretti a lavorare tutta la vita come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza avere mai la minima soddisfazione, sempre nell'ombra grigia di un'esistenza grama.
I caporali sono, appunto, coloro che sfruttano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno, li troviamo sempre a galla, ai posti di comando, spesso senza averne l'autorità, l'abilità o l'intelligenza ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il pover'uomo qualunque.
Caporali si nasce, non si diventa: a qualunque ceto essi appartengano, di qualunque nazione essi siano, hanno sempre le stesse facce, le stesse espressioni, gli stessi modi, pensano tutti alla stessa maniera.
 
E ora alcune delle sue piu' celebri battute:
 
-Chi dice che i soldi non fanno la felicità,
 oltre a essere antipatico, è pure fesso.
-Io non rubo, integro. D'altra parte in
 Italia chi è che non integra?
-Lei vuole sposare mia figlia?
No, non se ne fa niente: a me i
generi non interessano, a meno
 che non siano alimentari.
-Vorrei un caffè corretto con un po'
 di cognac, più cognac che caffè...
anzi, giacché si trova, mi porti solo
una tazza di cognac e non se ne
parla più.
 
-Non bevi, non fumi, non vai con
e donne; lo vuoi un consiglio?
 Sparati?
-Ognuno ha la faccia che ha, ma
 qualche volta si esagera.
-Sono vent'anni che lei dice di essere
un perito, ma non perisce mai.
Ma perisca una buona volta,
 mi faccia il piacere.
-La donna è mobile e io mi sento
 un mobiliere.
-Lo so, dovrei lavorare invece di
 cercare fessi da imbrogliare, ma
non posso, perché nella vita ci sono
più fessi che datori di lavoro.
 
Antonio De Curtis (Toto')


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Resposta  Missatge 2 de 2 del tema 
De: Lelina Enviat: 10/05/2010 10:03
 
 
TOTO´
Nasce a Napoli il 15 febbraio 1898, figlio naturale di Anna Clemente e del marchese Giuseppe De Curtis (che solo trent'anni dopo lo riconoscerà legalmente, così mettendolo in condizione di fruire del cognome paterno). Sin da giovanissimo egli mostra passione per il varietà, esibendosi in macchiette ed imitazioni con lo pseudonimo di Clerment. Trasferitosi a Roma nel ‘22 con i genitori, ottiene varie scritture ed infine debutta con esiti lusinghieri al teatro Umberto I.
Nel 1927 è nella compagnia di Achille Maresca, di cui è prima donna la celebre Isa Bluette; nei primi anni ‘30 diviene capocomico e porta in giro per l'Italia varie riviste, tutte calorosamente accolte dal pubblico.
Nel 1937 esordisce sullo schermo con "Fermo con le mani!" di Gero Zambuto, cui fanno seguito "Animali pazzi" (1939) di Carlo Ludovico Bragaglia e "San Giovanni decollato" (1940) di Amleto Palermi: queste pellicole non ottengono il favore delle platee, così egli torna a calcare le assi del palcoscenico guadagnandosi trionfali accoglienze negli spettacoli messi in scena da Antonio Galdieri ("Quando meno te l'aspetti", 1940; "Volumineide", 1942; "Che ti sei messo in testa?" e "Con un palmo di naso", entrambi del 1944; "C'era una volta il mondo", 1947; "Bada che ti mangio", 1949), dove talvolta fa coppia con Anna Magnani.
Nel 1947, egli approda nuovamente al cinema con "I due orfanelli" di Mario Mattoli, che segna l'inizio delle sue fortune in celluloide: di anno in anno, il numero delle pellicole che lo vede impegnato andrà aumentando, fino a suggerirgli nel 1950 il ritiro dall'attività teatrale (cui tornerà, episodicamente, nel 1956 con "A prescindere" di Nelli e Mangini).
Tra i moltissimi titoli, segnaliamo "Fifa e arena" (1948) di Mattoli, "Totò le Moko" (1949) di Bragaglia, "Totò cerca casa" (1949) di
Steno e Mario Monicelli, "Napoli milionaria" (1950) di Eduardo De Filippo, "Guardie e ladri" (1951) di Steno e Monicelli, "Totò a colori" (1952) di Steno, "L'oro di Napoli" (1954) di Vittorio De Sica, "Totò, Peppino e la malafemmina" (1956) di Camillo Mastrocinque, "I soliti ignoti" (1958) di Mario Monicelli, "Signori si nasce" (1960) di Mario Mattoli, "Totò Diabolicus" (1962) di Steno, "Uccellacci e uccellini" (1966) e gli episodi "La terra vista dalla luna" (1967, da "Le streghe") e "Che cosa sono le nuvole" (1967, da "Capriccio all'italiana"), tutti firmati da Pier Paolo Pasolini.
Autore, pure, di canzoni di grande successo - la più famosa delle quali è sicuramente "Malafemmena" (1951) - oltre che delle poesie napoletane raccolte nel volume "‘A livella" (1964), Totò si è spento a Roma il 15 aprile 1967.


 
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