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De: MOTHERSIXTEN (Mensaje original) |
Enviado: 01/11/2010 19:34 |
Domani e' una giornata dedicata alla commemorazione dei morti e tutti sappiamo che non si dimentica mai la perdita di una persona cara: e chi non ha provato questo dispiacere?!... E' qualcosa che rimane dentro di noi, e gli anni che passano inesorabilmente, non riescono ad annullare quel sentimento che ci ha legato a loro. Raffiche di vento, portano fino a noi le loro voci lontane,ma non dimenticate. Profumi di un tempo. Una risata. La voce....quella voce........ Tutta la bellezza di una vita passata e condivisa insieme, ma ancora viva imbrigliata fra le folate di questo vento.....
-Canto Sioux-
Di notte quando il gufo racconta dolcemnte la storia della tua morte e di tutte le morti degli uomini della mia gente, sogno di ritrovarti in fondo all'Orizzonte del Tramnto, e di sedermi vino a te, e cantare così: "Perchè tanto presto, te ne sei andato Via?
Un pensiero per tutti coloro che non ci sono piu'. Annamaria
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Festa dei Morti: storia, religione e antichi riti
Il giorno dei morti è la festività che la Chiesa cattolica dedica alla commemorazione dei defunti. La festa ha origini antiche, che uniscono paesi lontani per epoche e distanze. La nascita di questa ricorrenza e, soprattutto, la data del festeggiamento, il 2 novembre, non sono casuali.
Civiltà antichissime già celebravano la festa degli antenati o dei defunti in un periodo che cadeva proprio tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre. Questa data sembra riferirsi al periodo del grande Diluvio di cui parla la Genesi, il Diluvio per cui Noè costruì l’arca che, secondo il racconto di Mosè, cadde nel "diciassettesimo giorno del secondo mese", che corrisponderebbe al nostro novembre.
La Festa dei Morti nacque dunque in "onore" di persone che Dio aveva distrutto, per esorcizzare la paura di nuovi eventi simili. Da qui in poi la storia, che è ovviamente sospesa tra religione e leggenda, diventa più chiara.
Il rito della commemorazione dei defunti sopravvive alle epoche e ai culti: dall’antica Roma, alle civiltà celtiche, fino al Messico e alla Cina, è un proliferare di riti, dove l’unico comune denominatore è consolare le anime dei defunti perché siano propizie per i vivi.
La tradizione celtica fu quella che ebbe maggiore eco. La celebrazione più importante del calendario celtico era la "notte di Samhain", la notte di tutti i morti e di tutte le anime, che si festeggiava tra il 31 ottobre e il 1° novembre.
In epoca cristiana, queste tradizione erano ancora molto presenti: la Chiesa cattolica faticava a sradicare i culti pagani. Così, nel 835 Papa Gregorio II spostò la festa di "Tutti i Santi" dal 13 maggio al 1° novembre, pensando in questo modo di dare un nuovo significato ai culti pagani. Nel 998 Odilo abate di Cluny aggiungeva al calendario cristiano il 2 novembre come data per commemorare i defunti. In memoria dei cari scomparsi ci si mascherava da santi, da angeli e diavoli e si accendevano falò.
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Piove a dirotto il cielo è plumbeo ed i viali del Verano sembrano ruscelli che vorticano. L’acqua rumorosamente scivola nei tombini. Non è proprio la giornata ideale per una visita al cimitero. L’ombrello ci copre appena ed io mi ritrovo con mezzo cappotto completamente inzuppato. Gocce di cristallo scivolano lungo il mazzo di crisantemi cremisi che tento invano di proteggere per non sciuparli. Novembre mese dei morti, i cimiteri in festa. Dire festa, non è un sacrilegio, è così che l’intendo io. Festeggiamo il ricordo di chi ci ha lasciato. File di lapidi, ognuna con la sua foto in evidenza, l’unica cosa che resta di coloro che dimorano al di là del gelido marmo. Foto antiche, foto recenti. Qui il tempo si è fermato. Le foto non invecchiano. Ci sofferma ad osservare immagini di persone ormai scomparse da un secolo, coi loro baffi bell’impomatati o signore impettite col cammeo al collo che seriose ci osservano dall’eternità. Dovrebbe essere il posto per eccellenza della morte, io penso invece sia quello dell’immortalità. Al di là del credere o no nell’anima, in un’altra vita, penso che il solo fatto di non dimenticare queste persone, di rendere loro omaggio, fa in modo che non muoiano mai del tutto. Portiamo nel nostro sangue un po’ del loro, nel nostro cuore, l’amore che ci univa. Provo affetto anche verso i miei antenati che non ho mai conosciuto e della cui vita, non restano che brandelli di memoria, in chi li ha conosciuti quando erano in vita. Piccoli episodi da non dimenticare, da tramandare alle future generazioni. Arriverà il momento che nessuno ricorderà più chi era il padre, del padre, del padre di tuo padre, io penso che è questo il vero sacrilegio, perdere nell’avanzare del tempo, nel passaggio di staffetta tra una nascita ed una morte: il ricordo. E’ soltanto allora che si muore davvero. Cammino inzaccherandomi i piedi, mentre sono immersa in questi pensieri. La tomba di nonna Gigia e nonno Luigi non esiste più, i loro poveri resti riposano nell’ossario comune, insieme a quelli di tanti altri che da tempo ormai, hanno passato la “grande soglia”. Non li ho mai conosciuti, ma nell’ascoltare la storia delle loro vite, un poco è come se li avessi davanti che mi osservano e mi sorridono. E’ quando arrivo davanti alla tomba di papà che un groppo in gola mi si annoda. Lì non c’è solo ricordo od affetto tramandato dal sangue e dai racconti, c’è l’amore grande di una figlia, alla quale è stata strappata una parte di sé. Mi guardo allo specchio e spesso rivedo i suoi occhi e le sue espressioni. Il suo sorriso sulle labbra dei nipoti. La voce possente in quella di mio figlio e penso che in fondo non ci ha lasciato del tutto. Forse sta in un luogo migliore, vorrei tanto crederlo. In fondo al cuore una parte di me ci si aggrappa disperatamente. La parte razionale rifiuta. Se con la morte tutto finisce, io penso che non finisca del tutto, il suo sangue, il suo carattere, il colore degli occhi e dei capelli, restano in noi e lui continua a vivere attraverso le generazioni che seguono. E’ anche questa l’immortalità. Taglio i gambi ai fiori, nascondendo la tristezza che mi procura la sua mancanza fisica, dietro a gesti ripetuti più e più volte, li sistemo nel vaso, spolvero la sua lapide, lucido l’immagine e gli lancio un bacio silenzioso e nascosto. Ciao papà, so non sei sparito del tutto, che ti vedrò attraverso gli occhi di Alice, ti ascolterò attraverso la voce di Daniele. Non posso abbracciarti, ma nel lucidare la tua foto è come se lo facessi. Alla prossima papà. dal web
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Eterno riposo
dona loro, o Signore.
la luce eterna
riposino in pace
Amen |
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O Dio, gloria dei credenti e vita dei giusti che ci hai salvati con la morte e risurrezione del tuo figlio, sii misericordioso con i nostri fratelli defunti che, quando erano in mezzo a noi, hanno professato la fede nella Risurrezione. Dona loro la beatitudine senza fine...
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2 NOVEMBRE 2010
COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI
Oggi e’ d’obbligo
rivolgere un pensiero una preghiera uno sguardo
ai nostri cari defunti…
Oggi e’ d’obbligo
fermarci un attimo in questa nostra vita affannosa…
per risvegliare in noi
ricordi… affetti, insegnamenti, esempi…
che ci vengono da loro…
Per quanto riguarda i nostri cari avi…
in fondo noi siamo la prosecuzione
senza soluzione di continuita’
del loro passaggio su questa terra…
ed i loro eventuali errori nulla sono in confronto
alla vita che ci hanno dato
Ma come'è nata la storia del 2 novembre?
STORIA DELLA COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI
L’idea di commemorare i defunti in suffragio nasce su ispirazione di un rito bizantino, che celebrava infatti tutti i morti il sabato prima della domenica di Sessagesima ossia la domenica che attualmente nel rito romano coincide con quella delle Palme, all’incirca in un periodo compreso fra la fine di gennaio ed il mese di febbraio.
Nella chiesa latina il rito viene fatto risalire all’abate bedenettino sant’Odilone di Cluny nel 998: con la riforma cluniacense stabilì infatti che le campane dell’abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri dopo i vespri del 1 novembre per celebrare i defunti, ed il giorno dopo l’eucaristia sarebbe stata offerta "pro requie omnium defunctorum"; successivamente il rito venne estesa a tutta la Chiesa Cattolica.
Ufficialmente la festività, chiamata originariamente Anniversarium Omnium Animarum, appare per la prima volta nell’Ordo Romanus del XIV secolo.
Nel Rituale Romano, parte III, capitolo 54, Benedizione delle Tombe nella Commemorazione dei Fedeli Defunti si legge che nel 1563 « In molti modi le comunità parrocchiali esprimono questo senso della speranza cristiana. Per la commemorazione di tutti i fedeli defunti è consuetudine andare in processione al Cimitero e in tale occasione benedire le tombe. In questa o simili circostanze è opportuno promuovere una celebrazione con un apposito rito di benedizione. »
Oggi si celebra come Commemorazione di tutti i fedeli defunti .
In quasi tutte le regioni possiamo trovare pratiche e abitudini legate a questa ricorrenza. Una delle più diffuse era l’approntare un banchetto, o anche un solo un piatto con delle vivande, dedicato ai morti.
Ciao mamma… ciao papà…
ciao nonni... zii... amici etc...
che siete nel giardino del mistero...
Un requiem… musicale… in memoria…
di tutti i defunti…
Cosa dire infine a chi ha avuto dei cari
morti molto prematuramente
se non le parole di Menandro?
MUORE GIOVANE CHI AL CIELO E’ CARO
ORSO TONY
AMI LEGGER… SCRIVER… POESIE?
DISCUTERNE INSIEME ED IN AMICIZIA?
VIENI ANCHE TU… NEL…
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