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De: Acquario (Mensaje original) |
Enviado: 23/05/2011 01:02 |
LA ROSA: La rosa incarna l'umana fratellanza e, per questo motivo, la ricerca per scoprirne i molteplici aspetti e riferimenti è anche un percorso di comprensione di ciò che, invece di dividerci, ci unisce. Con la sua varietà di richiami culturali e spirituali, la rosa ci offre un presupposto di speranza, il riconoscimento dell'esistenza di una tale comunione fra esseri umani. Anche quando la rosa è appassita e ha perduto tutta la sua fragranza, è ancora chimicamente incapace di produrre odori sgradevoli. La rosa racchiude in sé diverse antinomie tipicamente umane: maschio e femmina, vita e morte, purezza e desiderio, spiritualità e sessualità, innocenza e conoscenza delle segrete cose. Malgrado sia il fiore simbolo di tutte le divinità femminili e della Vergine, rappresenta anche il sangue di Osiride, di Adone e del Cristo. Nell'antichità la rosa era l'emblema di Iside e di Afrodite/Venere, della quale è il più frequente segno distintivo nei dipinti rinascimentali. La rosa è associata alla dea dell'amore per via del profumo e delle forme graziose e perché, alla morte di Adone, la dea estrae una spina di rosa dal proprio piede stillando sangue in empatia con un mortale. La rosa è anche associata alla Vergine Maria, definita "rosa senza spine", una donna senza peccato. Secondo una leggenda riferita da Sant'Ambrogio, sino alla Caduta dell'Uomo le rose non avevano spine. Sono anche legate a Santa Dorotea, a San Francesco d'Assisi, alla regina Elisabetta I d'Inghilterra (di norma le rose bianche o le rose canine), e a Elisabetta d'Ungheria. In Giappone e in altri paesi orientali la rosa selvatica è simbolo di guarigione dal dolore e dalla perdita; mentre a Roma, una rosa selvatica era - e resta tuttora - il simbolo di ciò che è segreto; tutto ciò che non si doveva rivelare era "sub rosa". E, soprattutto, la rosa è simbolo dell'anima, specie nel misticismo sufita. Il profumo della rosa è l'attributo degli aneliti superiori, del sé spirituale. La Rosa Bianca era il nome assunto da un gruppo di resistenza non violenta in Germania, durante il periodo nazista. Quanto alle rose significative ai fini del romanzo:
Rosa bianca: amore senza colpa, amore incondizionato: energia e perfezione femminile; sapienza; purezza e libertà dalla colpa; innocenza; accettazione e tolleranza; iniziazione dell'individuo ai misteri della vita, o di un nuovo membro a diverse società segrete e spirituali; l'incarnazione di tutto ciò che è femminile in alchimia.
Rosa rossa: passione e amore romantico; vitalità, energia e creatività; forza vitale mascolina e perfezione maschile; martirio; sangue e amore congiunti; devozione; azione.
Rosa Mundi: (rossa striata di bianco); unione; armonia; potere; dualismo; connubio di spiritualità e fisicità. Era la "rosa del mondo", il fondamento etimologico del nome femminile Rosamunda, e il simbolo dei Tudor in Inghilterra.Boccioli rosa: origini, amicizia amorosa e sostegno di un altro essere umano; simbolo di gentilezza, grazia e pazienza ricompensata; generosità di spirito; domande; emblema di tutte le dee. |
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SIMBOLOGIA DELLA ROSA
Nella ricchissima simbologia medievale la Rosa ha un ruolo di primo piano, tanti erano i significati esoterici o popolari, religiosi o letterari che era chiamata ad incarnare in un intreccio semantico di variabili quali forma, colore, profumo, numero dei petali, presenza di spine. Già nella cultura classica era il corrispondente occidentale dell'asiatico fiore del Loto, entrambi associati per forma alla Ruota, simbolo esoterico tra i più importanti e complessi in tutte le culture del mondo conosciuto. Nell'antico Egitto la Rosa era il fiore consacrato ad Iside, dea della rinascita e personificazione della Natura, del pari era sacro ad Afrodite dea dell'eros e della rigenerazione nel pantheon greco e in quello romano. Proprio da Chartres, contemporaneamente all'evolvere della nuova filosofia della Natura, supportata dalla rilettura di testi dell'antichità classica e della cultura araba, prende il via il processo di trasformazione dei culti pagani della Natura-Grande Madre e allegoria della Femminilità Generatrice, in quello della Vergine, Madre di Dio, ma anche Madre Misericordiosa per tutti gli uomini. Questa traduzione dell'Amore Profano in Amor Sacro ne trasferisce anche i simboli ed ecco che la Rosa, consacrata a Maria, diventa nel personificarla "il Fiore tra i Fiori" e assume il più importante tra i suoi significati nella simbologia medievale. Attraverso le metafore della tradizione biblica, dove nell'Eden il roseto rappresentava Eva e quindi il Peccato, a Maria, l'anti-Eva (non è casuale la salutazione "Ave Maria", dove il latino Ave è antipodo di Eva), viene dedicata una Rosa senza le spine, segno della fragilità e caducità dell'anima tentata dal peccato, e di colore bianco, indice di purezza, che sostituisce il vermiglio, colore della passione e della vergogna per il peccato commesso. La Rosa bianca, regina dei fiori, emblema della Vergine, Regina dei Cieli, indica la salvazione, la purezza, la devozione. Nel medioevo solo le vergini potevano indossare ghirlande di rose bianche, testimonianza della virtù mariana. Nella letteratura di lode e di preghiera la Vergine Maria viene invocata con appellativi quali "Rosa Mystica", "Rosa Fragrans", "Rosa Rubens", "Rosa Novella", fino a "Rosa das Rosas", Rosa tra le rose, superlativo di maestà della "Regina delle regine". Ma la Madre di Cristo è prima di tutto una madre: pietosa e misericordiosa, intercede presso Dio per tutti i suoi figli sofferenti nell'animo e nel corpo. Questo aspetto di Maria artefice di salvezza fisica e spirituale, e nella mentalità medievale l'infermità era corollario del peccato, si trasferisce nell'uso della Rosa come talismano contro il male. Se nella medicina è adoperata in varie preparazioni per le sue qualità taumaturgiche, come cura per gli incubi, l'ansia, la vista, la rabbia (rosa canina), la superstizione e la devozione le attribuiscono poteri magici come la capacità di allontanare qualunque malattia: durante le pestilenze che spazzarono l'Europa si portavano indosso rose come presidio e amuleto contro il rischio del contagio. Con i petali di rosa si depurava l'aria e si disinfettava il vestiario.
Cantigas de Santa Maria XII secolo Canterbury 1280
Moltissime leggende medievali contemplano la Rosa come testimonianza di un intervento miracoloso della Vergine: in una delle Cantigas de Santa Maria del XIII secolo, un monaco dedica quotidianamente alla Madonna cinque salmi, uno per ogni lettera del nome di Maria. Alla sua morte cinque rose crescono sulla sua bocca tra lo stupore dei confratelli. Un simile miracolo avviene nei coevi Les Miracles de Nostre Dame di Gautier de Coinci, in cui un chierico, morto senza confessione, viene sepolto in terra sconsacrata e la Vergine, impietosita, fa nascere una rosa nella sua bocca per dimostrare la propria intercessione. Ancora nelle Cantigas de Santa Maria, un cavaliere devoto, che ogni giorno recitava il rosario su una ghirlanda di rose fresche, si salva dai suoi nemici che, pur avendolo sorpreso in condizioni di svantaggio, vedono al suo posto, per azione divina di Maria, una vergine che intreccia corone di rose e si ritirano disorientati. Una leggenda, che vuole l'etimologia del rosmarino provenire da Rosa Mariae, Rosa di Maria, narra come la pianta avesse in origine fiori bianchi che si tinsero d'azzurro quando la Madonna aprì il proprio manto sull'arbusto.
Un altro simbolo sacro della Rosa è direttamente mutuato dalla sua forma circolare e dalla disposizione dei petali, che come un mandàla, rappresentano l'idea della perfezione e dell'infinito. A questa immagine circolare di perfezione si collega quella della Rosa specchio del Paradiso: Dante nella Divina Commedia vede Maria al centro dei cieli concentrici del Paradiso come Rosa che regna al centro della Rosa. Dal Cerchio alla Ruota, simbolo dello scorrere infinito del tempo e paradigma dell'eternità e dell'Eterno, la Rosa assume nuove valenze simboliche del divenire dell'opera divina e del divenire dell'Opera tout court nel traslato ermetico dell'alchimia. La Rosa, sembiante del lapis philosophum, la pietra filosofale, è uno dei fiori eletti degli alchimisti, i cui trattati hanno titoli come "Roseto dei filosofi", "Rosarius", o il "Rosarium" attribuito ad Arnaldo da Villanova. La Rosa bianca era associata alla pietra al bianco della "piccola opera", mentre la Rosa rossa era collegata alla pietra al rosso della "grande opera", la Rosa azzurra era la figurazione dell'Impossibile, inoltre ciascuno dei sette petali della Rosa alchemica evocava un metallo, un pianeta o un passaggio dell'Opera.
Legata al cerchio, simbolo del cielo e del disco solare, troviamo un'interessante stilizzazione della Rosa nei rosoni che, insieme alle finestre a feritoia laterali, illuminavano le vaste e scure cattedrali gotiche. I rosoni nel rappresentare, per la loro forma, la bellezza e la perfezione della Creazione, sono altresì proiezioni del mistero di Dio-Luce e Fonte di vita. Queste finestre, porte di comunicazione tra il mondo divino e quello dellíuomo, sono più ampie nella parte rivolta all'interno e più strette in quella che guarda l'esterno, poiché la luce, specchio della Rivelazione Divina, penetra nella chiesa, simbolo dell'interiorità dell'uomo, attraverso piccoli spiragli, ma subito si diffonde nell'esperienza della contemplazione. Vi sono vari tipi di rosoni e ognuno ha un suo significato: a sei petali è associato al sigillo di Salomone, a sette petali indica l'ordine settenario del mondo, a otto petali la rigenerazione, a dodici petali gli apostoli. La disposizione dei tre rosoni nel costante orientamento dellíarchitettura delle cattedrali suggerisce un nesso con la scienza alchemica: nel corso della giornata, seguendo il percorso del disco solare, nei tre rosoni si succedono i colori dell'Opera secondo un processo circolare che va dal nero (il rosone settentrionale mai illuminato dal sole), al colore bianco (il rosone del transetto meridionale illuminato a mezzogiorno) e al colore rosso (il rosone del portale illuminato al tramonto).
salvator dali'
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ROSA storia e simbologia
Antonia Bonomi
(dal blog di beldanubioblu.spinder.com)
Regina dei fiori la rosa, re dei giardini il roseto che la produce. Da sempre considerata simbolo di eleganza, di bellezza e di fragilità, è coltivata dalla notte dei tempi (si dice sia stato Sargon I a promuoverne la coltivazione nel 2300 a.C.), è il fiore più cantato dai poeti e nominato dagli antichi scrittori. Nel Vecchio Testamento, libro della Sapienza, si parla di rose, nel Catico dei Cantici si cita la rosa di Saron, nelle tombe egiziane si trovano rappresentate, Omero ci dice che Aurora, la dea del mattino, con "dita di rosa" dipinge di colore il mondo ad ogni alba. Saffo, Catullo, Anacreonte, Virgilio, Ovidio ed Erodoto, Plinio ed Ippocrate erano stregati dal suo fascino, i trovatori medioevali s'ispiravano al suo simbolo, Dante paragona l'amore paradisiaco al centro di una rosa. In tempi più vicini a noi troviamo Lorenzo il Magnifico, Shakespeare che ne parla nell'Enrico IV e in Molto Rumore per nulla, D'Annunzio, Giovanni Pascoli con Rosa di macchia, Pier Paolo Pasolini e Umberto Eco non hanno saputo resistere alla tentazione di usarla come pietra di paragone per esseri umani o divini, come titolo di un'opera. La rosa è sempre stata un elemento indispensabile di cerimonie religiose o laiche come i festini ed è passata indenne dai pagani ai cristiani, sempre con lo stesso significato di perfezione. La rosa è stata, dall'inizio della storia conosciuta, il fiore di Venere (con serti di rose e mirto si cingevano le sue statue), e secondo le antiche fonti il suo colore era bianco. Divenne di colore rosso per intervento, chiamiamolo così, divino. Venere-Afrodite si era follemente innamorata, si dice per la prima volta, di Adone. Marte, l'amante ufficiale sempre in carica poiché il marito legittimo della dea era Vulcano, imbestialito si trasformò in cinghiale e uccise il poveretto il cui sangue, per volere di Venere, colorò le pallide rose mentre il corpo si trasformava nell'anemone. L'isola di Rodi si dice debba il suo nome alla rosa, ed era detta l'isola delle rose: essendo la terra natale di Athena-Minerva, questo fiore era sacro anche alla dea della saggezza legandosi così sia alla bellezza fisica sia all'amore sia a qualità più spirituali. Il governo di quest'isola, coniò monete con impresso il simbolo della rosa. Nelle feste di Dioniso, gli antichi greci erano soliti coronarsi di rose poiché si diceva che avessero la virtù di calmare i bollori da eccesso d'alcol. Per questo la rosa prese anche il significato di riservatezza. Secondo un mito non molto conosciuto, Marte, il dio della guerra, nacque da una rosa. Non per niente, in tempo di pace era anche il protettore dei giardini! La leggenda dice che il favoloso re Mida, quello che trasformava in oro tutto ciò che toccava, nel suo giardino coltivasse rose che, si diceva, avevano ben sessanta petali. Coltivazione e non solo, perché oli, unguenti e profumi ricavati da questo fiore erano usati in tutto il mondo antico. Infatti, sempre Omero ci racconta che Venere usò olio di rose per preparare alla sepoltura il corpo di Ettore ucciso dal pelide e furibondo Achille, e le spade dei due contendenti recavano inciso sull'elsa questo fiore. Che dire di Cleopatra: portava sempre al collo un cuscinetto ripieno di profumatissimi petali di rosa, di petali erano sparsi mobili e letti, invitava Cesare prima e Antonio poi a fare il bagno in uno strato di petali di rosa alto mezzo metro. E dei petali di rosa che venivano sparsi lungo il percorso dei vincitori? Poiché gli antichi romani erano grandi consumatori di rose e farle venire dall'Egitto, dove esistevano enormi coltivazioni, costava una fortuna, ecco che furono creati vivai nell'Italia del sud, come racconta Seneca. Sempre a lui dobbiamo la cronaca secondo la quale Nerone, patito delle rose, per una delle sue feste ne ordinò un quantitativo tale il cui prezzo, ai nostri giorni, si sarebbe aggirato attorno al centinaio di milioni. Eliogabalo, addirittura, faceva scendere da aperture nascoste dei suoi saloni una tal pioggia di petali di rosa da sommergere gli invitati! Usanze, queste che vedremo riprese dal cristianesimo. Nell'antica Roma, testimoniate fin dal I secolo d.C., si tenevano le Rosalia o festa delle rose, che rientravano nel culto dei morti. Ricorrevano tra l'11 maggio e il 15 luglio, la rosa è simbolo di rigenerazione, per questo venivano portate sulle tombe degli avi, offerte ai Mani dei defunti. Ecate, dea degli inferi, era talvolta rappresentata coronata di rose a cinque petali: il cinque indica la fine di un ciclo (4) e l'inizio di uno nuovo (4 1). Quest'uso si è conservato in alcune regioni d'Italia, dove la domenica di Pentecoste è detta "Pasqua delle rose". Deriva anche dall'antica festa di Pentecoste dei primi cristiani, quando la rosa rappresentava anche lo Spirito Santo e, nella ricorrenza indicata, petali di rose venivano fatti cadere sui fedeli dal lucernaio della cupola dell'antico Pantheon, diventato Santa Maria dei Martiri, a simboleggiare le lingue di fuoco della sapienza. Sempre petali di rose bianche erano fatti cadere il 5 agosto sui fedeli radunati in Santa Maria Maggiore a Roma, per ricordare la nevicata miracolosa che indicò il luogo dove, per volere della Madonna, si sarebbe dovuta costruire la chiesa. Di che rosa si trattava? Dagli affreschi di Pompei ed Ercolano si riconosce la Rosa gallica, una delle cinque capostipiti.
rosa gallica
Ma alla rosa venivano attribuiti anche significati magici. Apuléio, nella favola dell'Asino D'oro, racconta come Lucio, stanco di essere condannato a restare nel corpo dell'animale, invochi Iside per ritornare uomo e questa gli consigli di mangiare una corona di rose. Nella Bella e la Bestia (o Belinda e il Mostro), Bella chiede "solo una rosa" al padre che parte per un viaggio; al suo ritorno la riceve, è una rosa magica che non appassisce mai, cresciuta nel giardino della Bestia e che la farà innamorare di lui. Troviamo le rose anche nel Piccolo Principe di Saint-Exupéry: "Coltivano cinquemila rose in un unico, modesto giardino, e non trovano ciò che cercano. E pensare che quel che cercano lo possono trovare in un'unica rosa. Ma gli occhi sono ciechi, con il cuore bisogna cercare". Con l'inizio del cristianesimo la rosa è coltivata perché le sue spine ricordano la passione di Cristo, pian piano passa al culto della Madonna, il cui cuore è raffigurato trafitto da spine di rosa. I giardini dei conventi sono pieni di rosai, rose coronano le sante, santa Rosa da Lima cambia il proprio nome: da Isabella diventa Rosa ed è la "rosa del Nuovo Mondo". Simbolo anche della riservatezza, come abbiamo visto, una rosa stilizzata a cinque petali fu spesso utilizzata per ornare i confessionali con la scritta "sub rosa", sotto il sigillo del silenzio e della discrezione. Quello dei Rosacroce fu un importante movimento esoterico nato in Germania agli inizi del XVII secolo che aveva come simbolo una croce al cui centro, al posto del cuore del Cristo, c'era una rosa. La rosa entra anche nei conflitti. Come dimenticare la "guerra delle rose", che vide opposta la rosa bianca degli York alla rossa dei Lancaster? Come simbolo è tra i più usati negli stemmi sia di casate sia di città, la Rosa bianca era il movimento tedesco di opposizione al nazismo, la Rosa bianca è l'ordine finlandese creato nel 1919 per ricompensare chi reca servigi al Paese. Tra la fine del 1700 e l'inizio del 1800 c'è una grande appassionata di rose e si tratta di Giuseppina Beauharnais, prima moglie di Napoleone, che fa dei giardini della Malmaison l'invidia di tutta la Parigi che conta. Fa arrivare le piante dall'Inghilterra e neppure la guerra, grazie a speciali salvacondotti, la ferma. I suoi giardinieri sono abilissimi nel creare nuovi ibridi, il suo preferito era la Rosa spinosissima.
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De: Nando1 |
Enviado: 23/05/2011 05:32 |
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