Melania Rea

 

Nell’omicidio di Melania Rea, la 29enne di Somma Vesuviana uccisa il 18 aprile nel bosco di Ripe di Civitella, si apre un altro giallo all’interno del giallo. Vicino alla salma della donna è stato ritrovato il suo cellulare che ha squillato fino alle 19 di quel giorno, per poi tacere il giorno seguente e riprendere a suonare il giorno 20, quando il corpo sfregiato e senza vita è stato ritrovato dagli inquirenti. Ma come spiegare quel ‘mutismo’ del telefonino in data 19 aprile? Forse è dovuto alla scarsa copertura di linea? Oppure il killer ha tolto la batteria per poi rimetterla? E com’è possibile che il telefonino non si sia scaricato dopo due giorni?

Ancora troppi gli enigmi in questo caso che non ha ancora nessun iscritto nel registro degli indagati. Gli occhi sono tutti puntati sul marito di Melania, Salvatore Parolisi, che dopo tre interrogatori non è crollato e chiede a gran voce di trovare il vero assassino. In un’intervista rilasciata a ‘Quarto Grado’, trasmissione condotta da Salvo Sottile, il caporal maggiore dell’Esercito che addestra reclute ammette i propri errori coniugali, ma precisa che non hanno nullla a che fare con l’omicidio, di essere una persona distrutta e lancia un appello: “Anziche’ indagare su quello che uno ha potuto fare sbagliare o meno. Andassero a beccare chi e’ stato. Chiedo questo a tutti: darmi una mano, a chi ha visto qualcosa e sentito qualcosa li’, a San Marco. Non voglio, non voglio che si continui a far soffrire la mia famiglia, la sua famiglia, tutte le persone che la conoscono e sentire tutte queste cose su di me”.