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De: Ver@ (Mensaje original) |
Enviado: 13/06/2011 18:10 |
Trent'anni fa la tragedia di Alfredino, l'agonia in tv
Scivolato in un pozzo artesiano e morto dopo tre giorni
ROMA - Palazzi, villette e un monumento oggi coprono il terreno che intrappolava l'eco delle urla di un bambino di sei anni. Era la voce di Alfredino Rampi: trent'anni fa scivolò in un pozzo artesiano a Vermicino, vicino Roma, nel quale rimase sepolto vivo. In quei tre giorni di giugno del 1981, a sperare assieme a migliaia di persone c'era anche Sandro Pertini in lacrime al fianco di Franca Rampi. Era la prima volta del dolore in diretta. "Spero che la vicenda di mio figlio possa almeno servire ad aiutare altre vite", ha spiegato Franca. Il suo dolore è presto diventato dignità, per poi trasformarsi in coraggio e impegno. "Se non ci fosse stato il Centro Rampi sarei impazzita. Invece adesso ho la forza di andare avanti, affinché non si ripetano più tragedie del genere".
Dal 1981, nel centro Alfredino Rampi circa 240mila bambini e ragazzi partecipano ad incontri con i professionisti della sicurezza, come vigili del fuoco, volontari della protezione civile, speleologi e poliziotti. L'obiettivo è creare un villaggio della sicurezza dove simulare situazioni pericolose", spiega il vice presidente dell'associazione, Daniele Biondo. Allora, invece, c'era inesperienza e improvvisazione. Il coraggio e la tenacia non bastarono e i tg mandarono in onda la lunga diretta della sconfitta. Ma quella trappola era una sorta di buco nero dal quale anche l'Italia stessa forse non è più uscita: da Cogne ad Avetrana, il primo "Grande Fratello" ha esordito sbirciando tra il fango, le lacrime e i venditori ambulanti di bibite che sfamavano fiumi di gente giunta sul posto. In tv i sequestri delle brigate rosse, le rivelazioni sulla P2 e i dettagli sull'attentato a papa Wojtyla lasciavano spazio ai primi piani delle lacrime di Franca che parlava ad Alfredino sull'orlo del pozzo: un capezzale profondo 64 metri. Maurizio Bonardo, l'allora caposquadra della centrale di Roma dei vigili del fuoco, non si dà pace per "la promessa non mantenuta".
"L'immagine della sagoma di Alfredino ricoperta dal fango non la dimenticherò mai - dice - Al padre, Nando, ripetevo stai tranquillo, riporterò su tuo figlio. Purtroppo non è stato così. Il momento più brutto è stato quando abbiamo dovuto lasciare quel posto. Se fosse successo oggi - ripete - invece, con le nuove tecnologie avremmo potuto agire più rapidamente". Molti dei soccorritori in prima linea, come Tullio Bernabei, capo speleologo dei soccorsi che allora aveva solo 22 anni, ricordano ancora quella sensazione di impotenza, che ha prodotto "senso di colpa", un rimpianto che scava una "ferita non rimarginabile". "E' mancata la riflessione tra tecnici. Forse si poteva contare di più su di noi - spiega Bernabei - Per me questa vicenda è come un tabù". In quel pozzo neppure i "supereroi" hanno vinto.
Angelo Licheri, fattorino di una tipografia, ribattezzato l' 'Uomo Ragno', dopo essersi proposto per i soccorsi, era riuscito a resistere 45 minuti in quelle viscere appeso a una corda e a testa in giù. Ha parlato ad Alfredino raccontandogli favole, mentre nel frattempo gli toglieva il fango dagli occhi e dalle labbra. L'ultimo momento di umanità. Quando Licheri è risalito era solo e in pessime condizioni. "Lo afferravo e scivolava via, non potevo fare nulla", racconta Licheri, che oggi a 67 anni è su una sedia a rotelle. Pompieri, speleologi, eroi improvvisati, un fattorino esile e coraggioso chiamato 'Uomo ragno', contorsionisti e nani pronti a calarsi in una 'cannuccia' larga 30 centimetri per salvare il protagonista invisibile. A tratti sembravano i personaggi di una favola tv dall'imminente lieto fine dove, prima di tornare sconfitti davanti alle telecamere, gli attori del reality si facevano inghiottire da quel cunicolo che poi ha rigettato tutti. Tutti tranne Alfredino. Perché a volte in tv non c'é confine tra fiaba e incubo.
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De: Ver@ |
Enviado: 13/06/2011 18:17 |
Il 10 giugno del 1981 era di mercoledì, era sera ed il piccolo Alfredo Rampi sta passando qualche giorno con i suoi genitori in una casa di campagna nei pressi della borghesiana. Mentre giocava in un terreno vicino alla Via di Vermicino, cade in un pozzo artesiano. Arrivano quasi subiti i Vigili del Fuoco della provincia di Roma, sotto il comando di Elveno Pastorelli a cui spetta anche il compito di organizzare i soccorsi. Alfredino, è un bambino di 6 anni nato con una malformazione cardiaca, non grave.
Dopo la caduta è scivolato trentasei metri sotto terra. così piccolo è al buio, immerso nel fango la prima preoccupazione di tutti è parlargli, avere informazione sulla sua salute e fargli sapere che lassù tutti si stanno dando da fare per estrarlo da quel brutto posto. Ecco allora che arriva un microfono. Incaricato a parlare con Alfredino è Nando Broglio un vigile del fuoco che prova a tenerlo sveglio, gli promette un giro sull’autopompa e gli dice che a salvarlo stanno arrivando Mazinga Z e Jeeg il robot d’acciaio.
Si passa quindi ai tentativi per salvarlo ed il primo tentativo è quello che condiziona tutte le mosse future, purtroppo riducendo le possibilità di intervento e di successo. Viene calata una tavoletta di legno, nella speranza che il piccolo ci si possa aggrappare. Il legno invece si incastra a 22 metri e rappresenterà un ostacolo per chiunque proverà poi a scendere. All’alba del giorno 11 arriva sul posto un famoso speleologo del soccorso alpino, Tullio Bernabei che prova a calarsi nel pozzo.
Bernabei riesce a raggiungere la tavoletta di legno e prova a segarla, ma c’è un tubo nel pozzo che impedisce le operazioni. Già da molte ore Pastorelli si dà da fare per trovare una trivella così potente da sfondare il terreno circostante. Il mezzo meccanico arriva nelle prime ore della mattina di giovedì 11 giugno. Si decide di scavare un pozzo parallelo a quello in cui è imprigionato il bimbo, così da scendere a 38 metri, e poter prendere il piccolo da sotto scavando anche un tunnel che unisca i due.
Nel frattempo, e probabilmente per la prima volta in Italia, arrivano operatori delle radio e tv private, e giornalisti dei maggiori quotidiani. Le operazioni di scavo sono molto lente e si arriva così al 12 giugno e si decide di far arrivare un’altra trivella, più grande e potente. Nando continua a parlare col bambino.
La Rai con il suo inviato di punta, Piero Badaloni inizia una diretta che commuoverà l’Italia intera: una media di 12 milioni di telespettatori davanti al video dalle 14.00 alle 20.00 per una diretta a reti unificate che non ha precedenti nella storia della televisione italiana.
Persino l’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini arriva sul posto e dice di non volersene andare finché non termineranno i soccorsi. Cade l’ultimo diaframma che separa il pozzo scavato dai soccorritori da quello dove è scivolato il bimbo. Ma, l’amara scoperta!! Alfredino non c’è. è scivolato ancora più giù: 61 metri.
Si comincia a capire in maniera netta che la situazione è quasi disperata.
Un signore, Angelo Licheni, che lavorava in una tipografia e non aveva nessuna esperienza di pozzi, riesce ad eludere i controlli dei carabinieri ed a evitare i curiosi. Si cala a testa in giù nel pozzo la cui larghezza è di soli 25 cm dove è imprigionato Alfredino.
Angelo raggiunge il bambino, lo vede ed ancora respira ma è pieno di fango, gli pulisce la bocca, riesce anche a mettergli un’imbracatura purtroppo però Alfredino ha le ginocchia rannicchiate ed il fango complica tutto, dopo una serie di tentativi Licheri rinuncia e torna in superficie, è stordito e sanguina vistosamente. Viene portato in ospedale.
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De: Ver@ |
Enviado: 13/06/2011 18:20 |
“Il cuore dell’Italia intera batte per un bambino in un pozzo”
“Abbi dunque inizio dunque, piccolo bimbo, a cui i genitori non hanno sorriso, né un dio mai lo ha degnato della sua mensa, né una dea del suo letto” Virgilio, Bucoliche, IV Ecloga
Vermicino – Mercoledì 12 giugno 1981
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De: Ver@ |
Enviado: 13/06/2011 18:21 |
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De: Nando1 |
Enviado: 14/06/2011 05:40 |
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De: Nando1 |
Enviado: 15/06/2011 06:29 |
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De: Marika |
Enviado: 23/06/2011 19:04 |
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