LA GELOSIA IN POESIA... MUSICA E...
(2011) a cura di Tony Kospan
Care amiche e cari amici il tema poetico di questa domenica
è un moto dell’animo che in estate, per ovvi motivi,
viaggi, lontananze, vacanze del corpo e della mente... etc...
serpeggia a più non posso…
Sdoganata dalla scienza,
è ora chiaro che essa è un sentimento naturale,
antico quanto l’amore… insieme al quale è nata…
Ecco i versi incisivi e del tutto disincantati
con cui parla della sua donna il poeta latino Catullo.
Se non tua, di nessuno, dice la mia donna,
di nessuno, nemmeno di Dio.
Dice: ma ciò che donna giura all'amante
scrivilo nel vento, affidalo all'acqua errante.
Edvard Munch
Se è eccessiva è una vera e propria pericolosa patologia
mentre un'assenza totale rivela il massimo disinteresse.
Per alcuni psicologi essa nascerebbe solo dal desiderio
di possesso del partner, ma a parer mio questo motivo,
pur se spesso è presente nella genesi della gelosia,
non è affatto l'unico.
Anche chi ama senza alcuna volontà di possesso
ha infatti un progetto di vita, breve o lungo,
la costruzione di un sogno
in comune con l’amata/o
che gli fa temere il tradimento.
Ormai poi è risaputo che un pò di gelosia
è perfino utile all’amore…
mentre l'eccesso ne è la sicura tomba.
Talvolta come sappiamo dalla cronaca e dalla storia
essa può esser, ahimé, origine di tragedie
ma molto più spesso per fortuna è comica
in quanto basata solo su ombre e sospetti
che poi si rivelano senza senso.
Penso che gelosi almeno una volta nella vita, lo siamo stati tutti,
certo non fino al punto di pugnalare Desdemona
ma…. lo siamo stati…
e nei momenti di coinvolgimento più topici…
in verità… non avevamo alcuna voglia di scherzare…
L’argomento è vastissimo e non ho alcuna pretesa
d'averlo rappresentato in modo esauriente.
Venendo alle poesie quest'anno non inserirò nella cinquina prescelta
nè i versi di Shakespeare su Otello nè quelli di Saffo...
entrambi notissimi e sempre presenti negli altri anni...
Le poesie prescelte presentano le novità
di un Giambattista Marino,
poeta tra il 500 ed il 600 famoso per l'esasperato manierismo,
i cui versi però stavolta ci appaiono invece quasi sobri
e quella di un De Amicis che nel finale della poesia,
per molti versi leggiadra, seppur pungente fino a quel momento,
appare sorprendentemente truculento...
ALLA GELOSIA
Giambattista Marino
Tarlo e rima d’amor, cura mordace
che mi rodi a tutt’ore il cor dolente,
stimolo di sospetto a l’altrui mente,
sferza de l’alme, ond’io non ho più pace,
vipera in vasel d’or cruda e vorace,
nel più tranquillo mar scoglio pungente,
nel più sereno ciel nembo stridente,
tosco tra’ fior, tra’ cibi arpia rapace,
sogno vano d’uom desto, oscuro velo
agli occhi di ragion, peste d’Averno,
che la terra aveneni e turbi il cielo,
ov’amor no, ma sol viv’odio eterno
vanne a l’ombre d’abisso, ombre di gelo!
Ma temo non t’aborra anco l’inferno.
GELOSIA
Edmondo De Amicis
Ella era di Granata, ei di Siviglia,
E avean d’arabi il sangue ed il sembiante,
Ei vano, ella gelosa, e un scintillante
Stiletto nascondea nella mantiglia.
E un dì gli vide in fronte la vermiglia
Traccia del labbro de la nuova amante,
E — bada — mormorò, cupa e tremante, —
Un’ape ti ferì sopra le ciglia. —
Egli la fronte nelle man nascose,
Poi con volto ridente e risoluto:
— Un’ape sì, una dolce ape, — rispose.
— Ebben — diss’ella con un bieco riso,
— Senti se questa ha il pungiglion più acuto, —
E gli confisse lo stiletto in viso.
Mats Eriksson
ULTIMO BRINDISI
Anna Andreevna Achmatova
Bevo a una casa distrutta,
alla mia vita sciagurata,
a solitudini vissute in due
e bevo anche a te:
all'inganno di labbra che tradirono,
al morto gelo dei tuoi occhi,
ad un mondo crudele e rozzo,
ad un Dio che non ci ha salvato.
IO VI HO AMATA
Alexandr Puskin
Io vi ho amata: e ancora forse l'amore
Nell'anima del tutto non ho spento;
Ma che esso non sia per voi tormento;
Non voglio che alcunché vi dia tristezza.
Io vi ho amata in silenzio, senza speranza,
Di timidezza soffrendo, di gelosia;
io vi ho amata davvero, e così teneramente
Come Dio vi conceda d'essere amata da un altro."
SONETTO DEL DOLCE LAMENTO
Federico Garcia Lorca
Temo di perdere la meraviglia
dei tuoi occhi di statua e la cadenza
che di notte mi posa sulla guancia
la rosa solitaria del respiro.
Temo di essere lungo questa riva
un tronco spoglio, e quel che più m’accora
è non avere fiore, polpa, argilla
per il verme di questa sofferenza.
Se sei tu il mio tesoro seppellito,
la mia croce e il mio fradicio dolore,
se io sono il cane e tu il padrone mio
non farmi perdere ciò che ho raggiunto
e guarisci le acque del tuo fiume
con foghe dell’Autunno mio impazzito.
Ciao da Tony Kospan