La versione più conosciuta di “Cappuccetto Rosso” è certamente quella dei Grimm (contenuta nella raccolta “Fiabe”, 1812-1822), che tutti abbiamo ascoltato da bambini. In essa la protagonista è “una bambina tanto carina e dolce” che alla fine viene salvata dal cacciatore.
Perrault, una brutta fine per Cappuccetto
Una versione molto diversa è raccontata da Perrault (ne “I raccolti di mamma Oca”, 1697), in cui si possono notare i riferimenti sessuali presenti nella storia originaria, come nella parte in cui il lupo invita la fanciullina a spogliarsi:
“Il Lupo, vistala entrare, le disse, nascondendosi sotto le coperte: "Posa la focaccia e il vasetto di burro sulla madia e vieni a letto con me". Cappuccetto Rosso si spogliò ed entrò nel letto, dove ebbe una gran sorpresa nel vedere com'era fatta la sua nonna, quando era tutta spogliata.”
Alla fine, poi, la povera cappuccetto rosso muore divorata dal lupo. Questo dà l’occasione a Perrault per trasmetterci la morale:
“La storia di Cappuccetto Rosso fa vedere ai giovinetti e alle giovinette, e segnatamente alle giovinette, che non bisogna mai fermarsi a discorrere per la strada con gente che non si conosce: perché dei lupi ce n'è dappertutto e di diverse specie, e i più pericolosi sono appunto quelli che hanno faccia di persone garbate e piene di complimenti e di belle maniere”
(trad. di Collodi)
Eppure, neanche questa versione moraleggiante mantiene gli elementi cannibalici e ritualizzati della versione originale.
La versione originale: il rito cannibalico
La tradizione orale, vera portavoce della storia prima che questa venisse trascritta, tramandava un particolare assai truce al momento dell’incontro tra Cappuccetto e il lupo travestito (come si può evincere ad esempio dalla raccolta di saggi “Cappuccetto rosso, una fiaba vera” a cura di S. Calabrese e D. Feltracco, Meltemi 2008).
Il lupo, con uno stratagemma, invita la bambina a mangiare i resti della nonna, che lui aveva avanzato. Questo particolare è presente in tutte le versioni antiche (testimoniato anche dalle nostre "Fiabe italiane" raccolte da Calvino) e probabilmente ha un significato rituale: simboleggia la giovane fanciulla fertile che prende il posto della donna anziana ormai infertile, o più in generale la “morte” metaforica della vecchia generazione, soppiantata di quella nuova. Infatti la nonna muore, mentre Cappuccetto Rosso si salva.
La conclusione originaria
Sorpresa! La versione di partenza, per quanto cruda, finiva bene per la protagonista, che oltretutto si salva da sola senza l’aiuto di nessun cacciatore o boscaiolo. Non è presente la morale perraultiana rivolta alle brave bambine, ma viene celebrata la furbizia contadina che vince il perfido lupo, o l’orca pelosa, o insomma il nemico descritto nelle varie versioni della fiaba.
E come ci riesce? Così:
“-Nonna, non posso addormentarmi se prima non vado a fare un bisognino. La nonna disse: - Vai a farlo nella stalla, ti calo io per la botola e poi ti tiro su. La legò con una fune, e la calò nella stalla. La bambina appena fu giù si slegò, e alla fune legò una capra.- Hai finito? - disse la nonna.- Aspetta un momentino -. Finì di legare la capra – Ecco, ho finito, tirami su.”
Citazione da “Fiabe italiane” di Calvino, prima edizione 1956 (fiaba citata: "La finta nonna").