MILANO - Emilio Fede, ormai ex
direttore del Tg4, è stato convocato dai pm di Milano sull'inchiesta che lo vede
coinvolto, assieme a Lele Mora (in carcere da giugno), per la bancarotta della
società dell'agente dei vip. Fede, già imputato con il consigliere regionale
lombardo Nicole Minetti e Mora per induzione e favoreggiamento della
prostituzione, è stato recentemente al centro della vicenda dei presunti 2,5
milioni di euro che il giornalista avrebbe cercato di depositare in Svizzera.
Dopo lo scandalo, la rottura con Mediaset e l'addio al Tg4.
Convocato dai pm. A Fede, nei prossimi giorni, i pm
chiederanno anche chiarimenti sulla presunta vicenda della valigetta con 2,5
milioni di euro. Lo stesso giornalista aveva chiesto di essere ascoltato dal pm
Eugenio Fusco e il pm, da quanto si è saputo, lo aveva convocato inizialmente
per oggi, ma l'interrogatorio è slittato. Gli inquirenti milanesi, dunque,
vogliono chiarire proprio questo fatto riportato dalle cronache e capire
soprattutto se quel presunto vai e vieni in Svizzera riguardi soldi legati al
fallimento delle società di Lele Mora, poichè gli stessi magistrati stanno
lavorando su un presunto buco che potrebbe corrispondere proprio a quella
cifra.
Concorso in bancarotta. I pm milanesi, infatti,
hanno un fascicolo aperto da mesi a carico di Fede per concorso in bancarotta,
perchè, secondo l'accusa e la versione di Mora, avrebbe trattenuto circa 1,2
milioni di euro degli oltre 2,8 milioni di euro che l'agente dei vip aveva
ricevuto in prestito da Silvio Berlusconi quando la sua Lm Management era
sull'orlo del crac. I pm, che in questi mesi sono andati a caccia di quei 2,8
milioni che Mora avrebbe fatto sparire, invece di metterli nelle casse della Lm
Management - hanno sentito per rogatoria, lo scorso 8 agosto, un bancario
svizzero. Il funzionario, Patrick Albisetti della Bsi di Lugano, avrebbe
confermato in parte la versione di Mora. Il teste, infatti, ha raccontato che
nell' «aprile 2010» Fede si sarebbe recato negli uffici della banca per ritirare
300 mila euro in contanti e là sarebbe stato anche aperto un conto a suo nome da
200 mila euro, che lui poi avrebbe «svuotato». Mora, infatti, sempre stando alla
testimonianza, aveva chiesto alla banca di dare a Fede i 500 mila euro tutti in
contanti, ma l'istituto di credito gli aveva detto no.
I soldi
nel suo ufficio. L'agente dei vip, poi, negli interrogatori aveva anche
affermato di aver portato altri 450 mila euro in contanti al direttore del Tg4
negli uffici Mediaset e di aver girato a lui anche 150 mila euro con assegni
circolari. L'inchiesta aperta a Milano vede accusato per bancarotta, oltre a
Fede, lo stesso Mora - che ha già patteggiato 4 anni e 3 mesi per il carca della
Lm Management - per il suo fallimento personale come imprenditore individuale e
la figlia del talent scout, Diana, per il fallimento della Diana Immobiliare.
Fede ha sempre negato di aver trattenuto quei soldi del prestito di Berlusconi a
Mora e nei giorni scorsi ha anche negato «con forza» di aver portato la
valigetta in Svizzera.
Il licenziamento di Emilio Fede
da parte di Mediaset «mi è sembrato un "filino" esagerato nei modi e
nei sistemi, perché Fede è un grande giornalista». Il giorno dopo il saluto di
Emilio trasmesso nell'edizione serale del Tg4 («Non un addio, ma un arrivederci», ha detto l'ex direttore), a
commentare le modalità con cui il Biscione lo ha silurato dalla guida del
telegiornale, interviene uno dei suoi avvocati, Nadia Alecci.
Le
dimissioni. Lo fa parlando con i cronisti al termine dell'udienza del
processo milanese sul caso Ruby a carico di Lele Mora, Nicole Minetti e dello
stesso Fede. «Spero - ha aggiunto il legale - che i rapporti con l'azienda
possano ripristinarsi con serenità, perché questa è anche la volontà di Fede».
Anche l'altro difensore del giornalista, l'avvocato Gaetano Pecorella, ha
commentato il caso delle dimissioni firmate da Fede: «Mi pare che ormai sia
tutto chiaro, non ci sono tensioni tra Fede e l'azienda». E sulla eventuale
presenza del giornalista alle udienze del processo, l'avvocato Alecci ha
chiarito: «Quando sarà necessario verrà al processo».
La
valigetta. Sulla vicenda della valigetta, su cui sta indagando la
Procura di Roma, Alecci ha spiegato: «Non sappiamo nulla perché del caso abbiamo
letto solo sui giornali e speriamo che le indagini si facciano in fretta e
facciano chiarezza. La vicenda ci sembra un po' strana».