Paradossi della giustizia:
un sordomuto finisce a processo con l'accusa di ingiuria. La vicenda arriva da Viterbo dove la signora Maria Teresa S. ha portato in un'aula di giustizia il 58enne Mario R. -"soggetto sordomuto"- sostenendo di essersi
sentita insultata e minacciata dai suoi "mugugni". Sul caso sono state acquisite anche le prove che dimostravano che l'imputato non avrebbe potuto emettere alcun suono e quindi era nella impossibilità di poter offendere. Da qui la sentenza di non luogo a procedere "perché il fatto non sussiste" da parte del gup del Tribunale di Viterbo (aprile 2011).
Maria Teresa è arrivata sino in Cassazione, facendo presente che "in base alle risultanze processuali" era emerso che Mario R. "poteva emettere suoni quanto meno gutturali anche di elevata intensità (grida e/o mugugni)". Da qui, a sua detta, la potenzialità di ingiuriare. Piazza Cavour ha definitivamente archiviato il caso, respingendo la tesi difensiva di Maria Teresa S..
La Cassazione ha fatto notare che "data la prognosi negativa del gup" non è possibile dare seguito alle richieste della signora costituitasi parte civile e soprattutto "non è possibile dare rilievo alle censure relative alla
interpretabilità di suoni gutturali come espressioni ingiuriose". La pubblica accusa di piazza Cavour aveva addirittura chiesto l'accoglimento del ricorso della donna, sollecitando un nuovo processo nei confronti del sordomuto. Intanto sul caso si sono dovuti pronunciare un gup e cinque magistrati di Cassazione.