Sono tante le vittime delle mafie, molte delle quali
decedute per svolgere il proprio lavoro. Fra le tante storie c’è
certamente quella del maresciallo dei carabinieri Francesco Borrelli,
elicotterista presso il battaglione di Vibo Valentia, ucciso il 13
gennaio 1982 mentre si trovava a Cutro (Crotone) con la famiglia.
Il maresciallo aveva una moglie e due figli, rispettivamente di
6 e di 7 anni. Proprio quest’ultimo, Alfredo, lo scorso 8 luglio ha
costituito insieme ad altre persone un presidio di Libera nel V
Municipio, dedicato alla memoria del padre. Lui stesso ci racconta: “Mio
padre è stato ucciso per il suo senso del dovere. Era in piazza con
degli amici, era in borghese, non stava prestando servizio in quei
giorni. Ad un certo punto ha visto una macchina arrivare a tutta
velocità e dai finestrini sporgevano le canne dei fucili. Si è accorto
subito che sugli scalini del bar, nella piazza, c’era il boss Antonio
Dragone, a cui era diretto l’attentato. Così istintivamente, da bravo
maresciallo, si è messo a urlare alla gente che era li in piazza di
scappare e proteggersi perché aveva capito che stava per scoppiare una
pioggia di proiettili indirizzati al boss. Nel bar c’era anche il
comandante dei carabinieri della cittadina calabrese che per proteggersi
aveva abbassato la saracinesca. Mio padre invece - prosegue Alfredo -
non è scappato, c’ha rimesso la pelle pur non essendo il servizio. Il
comandante dei carabinieri è stato poi espulso dall’Arma per questo
gesto, mentre per mio padre si sono svolti i funerali di Stato e gli è
stata riconosciuta una medaglia al valore civile, ma nessuna targa a
Cutro ne ricorda la tragica scomparsa”.
Alfredo è cresciuto senza
il papà, ha scelto di trasferirsi a Roma negli anni successivi per gli
studi universitari e ha deciso dedicare la propria vita all’impegno
sociale contro le mafie. “L’impegno antimafia è una delle cose più
importanti che posso fare per proteggere le grazie del mio cuore –
afferma –. Ho perso mio padre all’età di 7 anni a causa di un agguato
mafioso. Ho conosciuto direttamente la mafia in un’età in cui
evidentemente non ero ancora in grado di capire cosa dovevo fare. Ho
iniziato fin da subito a disegnare ogni tipo di violenza e sapevo che
non potevo nemmeno vivere con il senso della vendetta, non potevo
permettere alla ‘ndrangheta di uccidere anche me. Crescendo ho
conosciuto diverse persone come Deborah Cartisano, Stefania Grasso, con
le quali ho condiviso non soltanto il fatto di essere familiari delle
vittime di ‘ndrangheta, ma sono state persone per me importantissime.
Insieme a loro ho imparato a coniugare la mia esperienza personale alla
battaglia sociale antimafia”.
Alfredo è consapevole che le mafie
esistono anche a Roma e che proprio qui nella Capitale hanno un forte
potere economico e sono anche ben radicate: “Non si può pensare che qui
le mafie agiscano solo riciclando il denaro da attività illegali. Roma è
una sorgente di attività mafiose a pieno titolo. Le esecuzioni, i vari
omicidi che sono successi negli ultimi mesi, sono il segnale evidente
del fatto che stiano facendo a gara per il controllo del territorio e
che lo vogliano anche far sapere sia alla popolazione che alle
istituzioni, della serie ‘qui ora comando io’. E poi c’è il fatto che
Roma fa da collante agli interessi che queste organizzazioni hanno a
livello nazionale, e qui si amplificano, gareggiando per affari e
potenza con i principali progetti economici del Paese”.
Alfredo
non si è lasciato né intimidire né sconfiggere dalle mafie e a Roma ha
costituito il presidio nel V Municipio dedicato al padre Francesco:
“Abbiamo costituito questo presidio con la volontà di allacciarci a
tutte le organizzazioni che promuovono e difendono la legalità, la
libera informazione. Vogliamo essere anche interlocutore con le scuole,
promuovendo percorsi di formazione”.
Il presidio “Francesco
Borrelli”, insieme ai presidi di Libera “Roberto Antiochia” e
“Francesco Vecchio” terranno questa sera presso l’associazione “Insieme
per fare” una commemorazione in ricordo delle vittime di tutte le
mafie. L’iniziativa a parte della “17 Giornata nazionale della memoria e
dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie” indetta annualmente
dall’associazione Libera.