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◄ ATTUALITA´: Francesco Borrelli
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Respuesta  Mensaje 1 de 3 en el tema 
De: solidea  (Mensaje original) Enviado: 20/08/2012 16:29
 
Francesco Borrelli
(Crotone, 20 agosto 1941Cutro, 13 gennaio 1982)
è stato un carabiniere italiano
medaglia d'oro al merito civile alla memoria.
 

Francesco Borrelli era un maresciallo capo dei Carabinieri in servizio presso l'Ottavo Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia. Il 13 gennaio 1982 era nella città di Cutro (Crotone) e non era in servizio quando nella piazza nella quale si trovava vide un'auto e da essa comparire canne di fucili pronte a colpire. Immediatamente si accorse che dal lato opposto della piazza c'era sugli scalini del bar il boss Antonio Dragone, obiettivo dell'agguato. Prontamente, il maresciallo Borrelli iniziò ad urlare per allontanare la gente ma armi iniziarono a far fuoco e lo colpirono mortalmente. Il boss si salvò ecosì anche il comandante dei carabinieri di Cutro che visto il pericolo abbassò la saracinesca del bar per nascondersi all'internopericolo (fu poi degradato dall'arma). Il maresciallo Francesco Borrelli era padre di due bambini di 6 e 7 anni. Francesco Borrelli è ricordato ogni anno il 21 marzo nella Giornata della Memoria e dell'Impegno di Libera, la rete di associazioni contro le mafie, che in questa data legge il lungo elenco dei nomi delle vittime di mafia e fenomeni mafiosi.



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Respuesta  Mensaje 2 de 3 en el tema 
De: Nando1 Enviado: 21/08/2012 07:53

Respuesta  Mensaje 3 de 3 en el tema 
De: Nando1 Enviado: 21/08/2012 07:56

Sono tante le vittime delle mafie, molte delle quali decedute per svolgere il proprio lavoro. Fra le tante storie c’è certamente quella del maresciallo dei carabinieri Francesco Borrelli, elicotterista presso il battaglione di Vibo Valentia, ucciso il 13 gennaio 1982 mentre si trovava a Cutro (Crotone) con la famiglia.

Maresciallo Francesco Borrelli

Il maresciallo aveva una moglie e due figli, rispettivamente di 6 e di 7 anni. Proprio quest’ultimo, Alfredo, lo scorso 8 luglio ha costituito insieme ad altre persone un presidio di Libera nel V Municipio, dedicato alla memoria del padre. Lui stesso ci racconta: “Mio padre è stato ucciso per il suo senso del dovere. Era in piazza con degli amici, era in borghese, non stava prestando servizio in quei giorni. Ad un certo punto ha visto una macchina arrivare a tutta velocità e dai finestrini sporgevano le canne dei fucili. Si è accorto subito che sugli scalini del bar, nella piazza, c’era il boss Antonio Dragone, a cui era diretto l’attentato. Così istintivamente, da bravo maresciallo, si è messo a urlare alla gente che era li in piazza di scappare e proteggersi perché aveva capito che stava per scoppiare una pioggia di proiettili indirizzati al boss. Nel bar c’era anche il comandante dei carabinieri della cittadina calabrese che per proteggersi aveva abbassato la saracinesca. Mio padre invece - prosegue Alfredo - non è scappato, c’ha rimesso la pelle pur non essendo il servizio. Il comandante dei carabinieri è stato poi espulso dall’Arma per questo gesto, mentre per mio padre si sono svolti i funerali di Stato e gli è stata riconosciuta una medaglia al valore civile, ma nessuna targa a Cutro ne ricorda la tragica scomparsa”.

Alfredo è cresciuto senza il papà, ha scelto di trasferirsi a Roma negli anni successivi per gli studi universitari e ha deciso dedicare la propria vita all’impegno sociale contro le mafie. “L’impegno antimafia è una delle cose più importanti che posso fare per proteggere le grazie del mio cuore – afferma –. Ho perso mio padre all’età di 7 anni a causa di un agguato mafioso. Ho conosciuto direttamente la mafia in un’età in cui evidentemente non ero ancora in grado di capire cosa dovevo fare. Ho iniziato fin da subito a disegnare ogni tipo di violenza e sapevo che non potevo nemmeno vivere con il senso della vendetta, non potevo permettere alla ‘ndrangheta di uccidere anche me. Crescendo ho conosciuto diverse persone come Deborah Cartisano, Stefania Grasso, con le quali ho condiviso non soltanto il fatto di essere familiari delle vittime di ‘ndrangheta, ma sono state persone per me importantissime. Insieme a loro ho imparato a coniugare la mia esperienza personale alla battaglia sociale antimafia”.

Alfredo è consapevole che le mafie esistono anche a Roma e che proprio qui nella Capitale hanno un forte potere economico e sono anche ben radicate: “Non si può pensare che qui le mafie agiscano solo riciclando il denaro da attività illegali. Roma è una sorgente di attività mafiose a pieno titolo. Le esecuzioni, i vari omicidi che sono successi negli ultimi mesi, sono il segnale evidente del fatto che stiano facendo a gara per il controllo del territorio e che lo vogliano anche far sapere sia alla popolazione che alle istituzioni, della serie ‘qui ora comando io’. E poi c’è il fatto che Roma fa da collante agli interessi che queste organizzazioni hanno a livello nazionale, e qui si amplificano, gareggiando per affari e potenza con i principali progetti economici del Paese”.

Alfredo non si è lasciato né intimidire né sconfiggere dalle mafie e a Roma ha costituito il presidio nel V Municipio dedicato al padre Francesco: “Abbiamo costituito questo presidio con la volontà di allacciarci a tutte le organizzazioni che promuovono e difendono la legalità, la libera informazione. Vogliamo essere anche interlocutore con le scuole, promuovendo percorsi di formazione”.

Il presidio “Francesco Borrelli”, insieme ai presidi di Libera “Roberto Antiochia” e “Francesco Vecchio” terranno  questa sera presso l’associazione “Insieme per fare” una commemorazione in ricordo delle vittime di tutte le mafie. L’iniziativa  a parte della “17 Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie” indetta annualmente dall’associazione Libera.  

Gianluca Palma


 
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