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De: solidea (Mensaje original) |
Enviado: 19/09/2012 14:00 |
San Gennaro Vescovo e martire
19 settembre - Memoria Facoltativa Napoli? III sec. – Pozzuoli, 19 settembre 305
Fra i santi dell’antichità è certamente uno dei più venerati. Da alcuni documenti si apprende che Gennaro nato a Napoli nella seconda metà del III secolo, fu eletto vescovo di Benevento, dove svolse il suo apostolato, amato dalla comunità cristiana e rispettato anche dai pagani per la cura, che impiegava nelle opere di carità a tutti indistintamente; si era nel primo periodo dell’impero di Diocleziano (243-313), il quale permise ai cristiani di occupare anche posti di prestigio e una certa libertà di culto. Nella sua vecchiaia però, sotto la pressione del suo cesare Galerio (293), firmò ben tre editti contro i cristiani, provocando una delle più feroci persecuzioni, colpendo la Chiesa nei suoi membri e nei suoi averi per impedirle di soccorrere i poveri e spezzare così il favore popolare. In quel periodo il vescovo di Benevento Gennaro, accompagnato dal diacono Festo si trovavano a Pozzuoli in incognito. Il giudice Dragonio informato della sua presenza e intromissione, fece arrestare anche loro, provocando le proteste di Procolo, diacono di Pozzuoli e di due fedeli cristiani della stessa città, Eutiche ed Acuzio. Anche questi tre furono arrestati e condannati insieme agli altri a morire nell’anfiteatro, ancora oggi esistente, per essere sbranati dagli orsi, in un pubblico spettacolo. Dragonio il 19 settembre del 305 fece decapitare i prigionieri cristiani nel Foro di Vulcano, presso la celebre Solfatara di Pozzuoli. Si racconta che una donna di nome Eusebia riuscì a raccogliere in due ampolle (i cosiddetti lacrimatoi) parte del sangue del vescovo e conservarlo con molta venerazione; era usanza dei cristiani dell’epoca di cercare di raccogliere corpi o parte di corpi, abiti, ecc. per poter poi venerarli come reliquie dei loro martiri. Si presume che s. Gennaro avesse sui 35 anni, come pure giovani, erano i suoi compagni di martirio. Oltre un secolo dopo, nel 431 (13 aprile) si trasportarono le reliquie del solo s. Gennaro da Pozzuoli nelle catacombe di Capodimonte a Napoli, dette poi “Catacombe di S. Gennaro”, per volontà dal vescovo di Napoli, s. Giovanni I e sistemate vicino a quelle di s. Agrippino vescovo. Durante il trasporto delle reliquie di s. Gennaro a Napoli, la suddetta Eusebia, consegnò al vescovo le due ampolline contenenti il sangue del martire. Il culto per il santo vescovo si diffuse fortemente con il trascorrere del tempo. Va notato che già nel V secolo il martire Gennaro era considerato ‘santo’ secondo l’antica usanza ecclesiastica, canonizzazione poi confermata da papa Sisto V nel 1586. La tomba divenne come già detto, meta di continui pellegrinaggi per i grandi prodigi che gli venivano attribuiti; nel 472 ad esempio, in occasione di una violenta eruzione del Vesuvio, i napoletani accorsero in massa nella catacomba per chiedere la sua intercessione, iniziando così l’abitudine ad invocarlo nei terremoti e nelle eruzioni. Successivamente nel 1646 un busto d’argento con il cranio e le ormai famose ampolline col sangue, furono poste nella nuova artistica Cappella del Tesoro, ricca di capolavori d’arte d’ogni genere. Le ampolle erano state incastonate in una teca preziosa fatta realizzare da Roberto d’Angiò, in un periodo imprecisato del suo lungo regno (1309-1343), la liquefazione del sangue avviene solo in quella più grande. Il miracolo della liquefazione del sangue, che è opportuno dire non è un’esclusiva del santo vescovo, ma anche di altri santi e in altre città, ma che a Napoli ha assunto una valenza incredibile, secondo un antico documento, è avvenuto per la prima volta nel lontano 17 agosto 1389. Detto prodigio avviene da allora tre volte l’anno; nel primo sabato di maggio; la seconda avviene il 19 settembre, ricorrenza della decapitazione. Una terza liquefazione avviene il 16 dicembre “festa del patrocinio di s. Gennaro”, in memoria della disastrosa eruzione del Vesuvio nel 1631, il miracolo a volte è avvenuto al di fuori delle date solite, per eventi straordinari. Papa Paolo VI nel 1966, in un discorso ad un gruppo di pellegrini partenopei, richiamò chiaramente il prodigio: “…come questo sangue che ribolle ad ogni festa, così la fede del popolo di Napoli possa ribollire, rifiorire ed affermarsi”.
Patronato: Napoli
Etimologia: Gennaro = nato nel mese di gennaio, dal latino
Emblema: Bastone pastorale, Palma
Autore: Antonio Borrelli
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De: Ver@ |
Enviado: 19/09/2012 14:38 |
Pochi sanno che Ianuario era il vero nome di S.Gennaro. Discendeva, infatti dalla famiglia gentilizia Gens Januaria sacra al bifronte dio Giano. Qundi Gennaro (trasformazione napoletana di Ianuario) non era il suo nome, bensì il cognome. Fonti non ufficiali affermano che il suo nome fu Procolo.
San Gennaro è, senza dubbio, una delle figure più famose nel panorama partenopeo e si può tranquillamente affermare che è noto e venerato in tutto il mondo.
La vicenda che vide coinvolto Gennaro, avveniva nella prima metà del III° secolo, in piena persecuzione cristiana da parte di Diocleziano.
A quei tempi, Gennaro, vescovo di Benevento si recò a Pozzuoli per fare visita ai fedeli e qui trovò il martirio per ordine del giudice anticristiano Dragonzio. |
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De: Nando1 |
Enviado: 20/09/2012 04:53 |
Il sangue di san Gennaro è conservato nel Duomo di Napoli (assieme al busto aureo ed argenteo del Santo e al suo cranio) in una boccetta di vetro sigillata, con volume stimato di circa 60 millilitri, riempita per metà dal liquido. Questa bottiglietta, accanto ad un’altra più piccola e vuota, è contenuta tra due pareti di vetro in un reliquiario portatile d’argento. Durante la cerimonia del miracolo di San Gennaro, il reliquiario è più volte mosso, agitato e capovolto al fine di evidenziare l’avvenuta liquefazione, che diviene visibile senza difficoltà: in certi casi quasi immediatamente, in altri dopo alcuni giorni, sebbene solidificatosi nell’arco dei secoli. L’evento è quasi sempre avvenuto in date precise durante l’anno da circa 700 anni. Ricordiamo che per i cattolici non c’è alcun problema ad affermare l’eventualità di un falso prodigio, a patto che lo si dimostri con chiarezza. La fede non è basata certo su questo, anche se può esserne aiutata. In estrema sintesi, la questione di San Gennaro rimane tuttora inspiegata e misteriosa, come vedremo. Con buona pace di chi ha deciso preventivamente come deve andare il mondo.
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De: Nando1 |
Enviado: 20/09/2012 04:55 |
BREVE STORIA
Tradizionalmente si racconta che il 19 settembre del 305, durante la persecuzione di Diocleziano, Gennaro, vescovo di Benevento, fu decapitato con altri compagni nella Solfatara di Pozzuoli. In altre fonti, è detto che Gennaro fu destinato ai leoni. Qualunque sia la versione ufficiale, sappiamo che la sua nutrice raccolse il suo sangue e il suo corpo, secondo i canoni di una tradizione molto diffusa e caratterizzante l’atteggiamento dei fedeli nei confronti dei martiri. Le cerimonie in onore di san Gennaro furono istituite nel 1337 dall’arcivescovo di Napoli. Bisogna attendere il 1389 quando, il 17 agosto, il fenomeno della liquefazione venne documentato per la prima volta: «fu fatta una grandissima processione per il miracolo che Gesù mostrò mediante il sangue del beato Gennaro conservato e che allora era liquefatto come se quel giorno fosse uscito dal capo del beato Gennaro». Da allora si sono verificate circa 11.000 liquefazioni in condizioni ambientali e culturali molto diverse. L’evento si è ripetuto – quasi sempre – a date regolari, scandendo la storia di Napoli. Il 19 settembre (giorno della decapitazione del santo); il sabato che precede la prima domenica di maggio (anniversario della traslazione delle reliquie del martire nelle catacombe di Capodimonte) e il 16 dicembre (in relazione ad una terribile eruzione del Vesuvio che nel 1631 causò molti lutti e distruzione. Il popolo durante quell’evento si affidò totalmente al Santo). Sono inoltre avvenute altre liquefazioni in giorni diversi e interpretate simbolicamente dai napoletani.
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De: Nando1 |
Enviado: 20/09/2012 04:59 |
POSIZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA
La Chiesa cattolica non ha mai riconosciuto ufficialmente come “miracolo” il fenomeno della liquefazione. Viste le forti resistenze da parte della comunità napoletana ad abbandonare il culto del santo e delle sue reliquie si è deciso di mantenere la tradizione. Ma la commissione medica voluta dal Vaticano ha stabilito che lo scioglimento del sangue di san Gennaro non è un miracolo: tale evento è stato definito come un fatto mirabolante ritenuto prodigioso dalla tradizione religiosa popolare, essendo impossibile, allo stato dell’attuale conoscenza dei fatti, definirlo come scientificamente inspiegabile. Un requisito indispensabile perché la Chiesa riconosca un miracolo. La curi a e l’arcivescovo di Napoli hanno sollecitato e incoraggiato più volte la scienza ad effettuare ulteriori studi sul miracolo di San Gennaro. Già nel 2008 il cardinale Crescenzio Sepe aveva espresso il desiderio di porre il prodigio del Santo all’attenzione di esperti internazionali, in modo da far luce su una questione che da sempre ha suscitato polemiche.
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De: Nando1 |
Enviado: 20/09/2012 04:59 |
IPOTESI E STUDI SCIENTIFICI
Si parla di miracolo quando si è difronte ad un fatto oggettivamente inspiegabile a qualunque disamina, a qualunque procedimento indagativo della ragione. La scienza ci dimostra come il sangue umano, se sigillato in vitro per un certo periodo, solitamente si coaguli, senza più tornare al proprio stato liquido. Ma anche quando dovesse rompersi il coagulo (con conseguente liquefazione), ciò potrebbe avvenire una tantum: senza alcuna possibilità, dunque, di ulteriore ritorno alla coagulazione iniziale. Il liquido conservato nel Duomo di Napoli, invece, sta misteriosamente continuando, nel corso dei secoli, a solidificare ed a liquefarsi più volte, senza entrare mai a contatto con l’aria.
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De: Nando1 |
Enviado: 20/09/2012 05:00 |
ANALISI SPETTROSCOPICA TROVA EMOGLOBINA
Il 25 settembre 1902 una prima analisi spettroscopica sull’ampolla fu fatta dai professori Sperindeo e Januario rivela lo spettro dell’ossiemoglobina, cioè il prodotto di associazione dell’emoglobina -il pigmento contenuto nei globuli rossi del sangue-, con l’ossigeno
BAIMA BOLLONE AFFERMA LA PRESENZA DI SANGUE NELL’AMPOLLA
Nel 1989 il dott. Baima Bollone, ordinario di Medicina legale nell’Università di Torino, dichiara:«secondo il parere di alcuni insigni biologi, sembrerebbe ragionevole – sulla base delle conoscenze via via raccolte – presumere che nelle ampolline sia contenuto del sangue certamente antico». Sangue con «metaemoglobina scura e stabile, il che bene corrisponde all’aspetto cupo del materiale contenuto nelle ampolle al momento della fase solida. Nella fase di liquefazione il contenuto delle ampolle diviene invece rosso vivo, quasi che si fosse realizzato l’impossibile ripristino della ossiemoglobina. Inoltre, le conoscenze sulla coagulazione tendono a condurre gli studiosi verso la conclusione che la liquefazione ricorrente contrasta con le conoscenze scientifiche biochimiche e fisiologiche naturali
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