Lipera: "Nessuno si chiede perché il bambino rifiuta il padre e perché la madre lo stia proteggendo, l’unica spiegazione è l’ostruzionismo della madre. Viene usata la terapia della minaccia. Il bambino è destinato ad una struttura per essere “deprogrammato”
Riceviamo e pubblichiamo dall'avvocato Giuseppe Lipera
Quando quella giornata fatale del 25 maggio del 2003 il Dr.Richard Alan Gardner, inventore della famosa“Sindrome di alienazione genitoriale”si suicidò, infligendosi ben sette ferite con un coltello da cucina, avrà dovuto lanciare una tremenda maledizione,desiderando che tutti i bambini coinvolti nelle cause di contesa genitoriale soffrissero dei simili dolori atroci.Ormai era sicuro, dove appariva il medico americano,difensore dei padri ricchi e problematici, appariva la Sindrome, detta PAS.Dove non poteva partecipare nella veste di un consulente di parte (ctp) si tendeva ancora al buon senso: quale l’ascolto del minore e l’indagare perché il bambino teme e rifiuta un genitore, non necessariamente un padre. Di questo fenomeno, chiamiamolo pure “la Sindrome che non c’è”(la richiesta di inserire la PAS nell’ultimo manuale dei disturbi psichiatrici DSM-V è stata di nuovo respinta)e che costò la vita a diversi bambini ancora durante la triste carriera di impostore di Gardner, continuano a servirsi tutt’ora alcuni sedicenti “professionisti della salute mentale” che hanno abilmente copiato il ricco business del loro collega americano.L’ultimo esempio eclatante, dopo il caso Puma,che ha riguardato Federica Puma mamma di una bambina di sette anni rinchiusa in casa famiglia, e che sta volta ha coinvolto pure i media nazionali importanti è il caso disperato del piccolo Leonardo di Padova, un caso noto e documentato.Quello che forse sfugge ancora è l’agghiacciante somiglianza con le modalità e terapie proposte da Richard Gardner:Il bambino viene prelevato contro la sua volontà e con la forza per essere tolto ad un genitore protettivo che viene accusato della PAS. Nessuno si chiede perché il bambino rifiuta il padre e perché la madre lo stia proteggendo, l’unica spiegazione è l’ostruzionismo della madre. Viene usata la terapia della minaccia. Il bambino è destinato ad una strutturaper essere “deprogrammato” ( o scollegato come hanno detto recentemente due assistenti sociali del Comune di Roma nel corso del procedimento riguardante la figlia di Federica Puma).Nessuno dei mandanti incluso il padre si chiedono a quali risultati e quali conseguenze portano la terapia della minaccia e il trattamento della PAS nei confronti di un bambino. Non resterà l’unico fatto traumatico il modo in cui è stato prelevato il povero Leonardo purtroppo. Il trattamento della PAS e la “terapia della minaccia” in una struttura per la deprogrammazione possono portare a tre risultati peggiori(fatti collaudati dallo stesso Gardner) qualli: suicidio, parricidio e la Sindrome di Stoccolma,in ogni caso non possono recuperare un affetto che già con questa esecuzione traumatica sul proprio figlio è andato perso...Ma tanto come disse Goebbels: “Ripetete una bugia, cento, mille, un milione di volte è diventerà una verità.”
Il Capo della Polizia Manganelli ha immediatamente disposto un'inchiesta interna sulla vicenda del bambino prelevato ieri da scuola in provincia di Padova. Il filmato integrale della Polizia è stato trasmesso all'Autorità Giudiziaria per l'attività di competenza della stessa. "Profondo rammarico" per quanto avvenuto a Padova è espresso dal capo della Polizia raggiunto telefonicamente dall'Ansa.Manganelli porge le sue scuse ai familiari del bimbo prelevato da scuola a Cittadella (Pd) e assicura "massimo rigore nell'inchiesta interna avviata".
Il Presidente della Camera, Fini,che ha avuto un colloquio telefonico con il questore di Padova, ha chiesto al Governo di riferire quanto prima in considerazione delle richieste di informativa e delle interrogazioni parlamentari presentate in merito da deputati di vari gruppi sulla vicenda.
"Ho visto il filmato del ragazzo e, come tutti, sono rimasta turbata da queste immagini". Lo ha detto il ministro dell'Interno,Annamaria Cancellieri, aggiungendo che "prima di dare giudizi o emettere sentenze attendo serena di conoscere il risultato dell'indagine immediatamente avviata dal Capo della Polizia". "Accetto le scuse ma non è modo questo di prelevare i bambini": così la madre del bambino nel corso di "Check Point" su Tgcom24. "Questa violenza sui bambini deve finire. Bene le scuse, ma è ancora là dentro e non riesco a vederlo. Non so come sta, quanti ematomi ha, abbiamo solo la dichiarazione del padre che dice che sta bene, ma dubito perché lui dice bugie" ha aggiunto la madre.
Momenti concitati in un istituto nel padovano quando la polizia e' intervenuta per eseguire un provvedimento di affidamento in via esclusiva al padre, con collocamento in una comunita', di un ragazzino di 10 anni. L'opera degli agenti, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla sezione minori della Corte d'Appello di Venezia, e' stato reso difficile dall'opposizione di alcuni famigliari della madre del ragazzino che hanno cercato di impedire al padre, che era presente, di portare il figlio alla comunita' indicata dall'autorita' giudiziaria. L'intervento degli agenti e' stato eseguito presso la scuola - come e' stato precisato in serata - in quanto i tentativi fatti in passato presso la casa materna e dei nonni non avevano avuto l'esito sperato perche' il bambino si nascondeva alla vista degli assistenti sociali e del personale sanitario di volta in volta intervenuto. La polizia in considerazione del fatto che la Corte d'Appello ha recentemente rigettato un ricorso finalizzato alla sospensione del provvedimento di affidamento al padre presentato dalla madre, anche su indicazione di un consulente della stessa Corte d'Appello, aveva quindi individuato il plesso scolastico quale un luogo idoneo all'esecuzione del provvedimento. Le fasi concitate dell'opposizione dei contrasti tra agenti e i familiari sono state riprese in un video, pare girato da un'altra parente, che e' stato trasmesso da ''Chi l'ha visto''. No alla diffusione di immagini e dettagli lesivi della dignità del bambino prelevato a scuola dalle forze di polizia: è il richiamo del Garante per la privacy ai media e ai siti web. L'Autorità si riserva comunque di adottare eventuali specifici provvedimenti a tutela del minore. "E' incivile che il nostro bambino sia stato portato via in questo modo" dice tra le lacrime, la madre del bambino. La madre del bambino, assieme ai nonni del piccolo ed una mezza dozzina di mamme, ha messo in atto stamane una protesta con dei cartelli davanti alla scuola. Sui cartelli scritte come "I bambini non sono né bestie né criminali, liberatelo" e ancora "i bambini vanno ascoltati. Da sei anni mia figlia vive un incubo e noi con lei - spiega il nonno - mia figlia ha ricevuto 23 querele dal suo ex marito, tutte archiviate. Il bambino vive con lei e non vuole vedere il padre che è percepito dal piccolo come troppo autoritario. Quello che è successo ieri è incredibile".Il bambino era visto dal padre, secondo gli accordi successivi alla separazione avvenuta otto anni fa,una volta alla settimana in colloqui protetti e trascorreva con lui due fine settimana al mese. Il padre, però, ha ottenuto recentemente dal tribunale dei minorenni una ordinanza che stabilisce la necessità dell'allontanamento dalla casa materna del bimbo,che attualmente si trova in una casa famiglia a Padova, in carico ai servizi sociali.Secondo quanto stabilito dal giudice della corte d'appello della sezione minori di Venezia, va recuperato il rapporto con il padre e per questo gli agenti ieri, assieme al consulente tecnico del pubblico ministero e ai tecnici dei servizi sociali, hanno prelevato il bambino da scuola. Nel mese di agosto e settembre altri due tentativi di portare via il piccolo dalla casa materna erano falliti per l'opposizione del bimbo, che per non essere portato via dalla madre, si era nascosto sotto al letto. Di qui la decisione di intervenire a scuola. "Sono andata nella casa famiglia con il pediatra e ho chiesto che il bambino venisse visitato, ma non mi è stato permesso" spiega ancora la madre. Mio figlio, ha spiegato la madre" è stato portato in comunità perché la Corte d'Appello di Venezia ha emesso un decreto sulla base del fatto che al bambino era stata diagnosticata la PAS (sindrome da alienazione parentale). Secondo la PAS, se il bambino non viene prelevato dalla famiglia materna e resettato in un luogo neutro, come una sorta di depurazione, non potrà mai riallacciare il rapporto con il padre. Tutto questo in base ad una scienza spazzatura che arriva dall'America". "In Italia - ha proseguito - ci sono modi più civili per far riallacciare i rapporti tra padre e figlio; il bambino vedeva suo padre in incontri protetti una volta alla settimana, ogni settimana". "Ieri sera sono andata nella casa famiglia nella quale è stato portato mio figlio, ma mi hanno impedito di vederlo. Ero con il pediatra e ho chiesto che il bambino venisse visitato perché, visto il modo barbaro con il quale è stato trascinato via da scuola, aveva sicuramente riportato qualche trauma, ma, soprattutto, volevo accertarmi del suo stato psicologico. Ma questo non mi è stato permesso", ha concluso. "Ho salvato mio figlio e ora sta bene, è sereno. L'importante è questo. Ho pranzato, giocato alla playstation e poi cenato con lui e l'ho messo a letto. Era anni che non lo facevo ed è stata una bella emozione". Così racconta il padre, avvocato, del ragazzino. Il padre dice anche di essere riuscito ad abbracciare il figlio dopo che per tanti anni "ciò é stato impedito a me e ai miei famigliari, non solo dalla madre ma anche dai suoi parenti". "E' stata una spettacolarizzazione messa in atto dai familiari materni in una vicenda complessa": così il questore di Padova, Vincenzo Montemagno, ha commentato l'intervento. Montemagno ha evidenziato che è stato lo stesso padre del minore a chiedere un aiuto a un agente per prenderlo, visto che si divincolava, e farlo salire in auto. Il questore ha sottolineato che dopo 5 tentativi infruttuosi di convincere la madre, alla quale é decaduta la patria potestà da 5 anni, di far entrare nella sua abitazione i servizi sociali per accompagnare il figlio in una struttura protetta, è stato dato esecuzione al provvedimento del Tribunale dei Minori di Venezia. I giudici hanno disposto che, come riportato negli atti, "in mancanza di uno spontaneo accordo tra i genitori, sia il padre a occuparsi del figlio che potrà avvalersi dei servizi sociali e della forza pubblica". Ieri mattina il padre, dopo che il giorno precedente era andato a vuoto l'ennesimo tentativo di convincere la madre ad agire secondo disposizione della Corte d'appello, si è presentato alla scuola accompagnato da tre agenti dell'ufficio minori della Questura di Padova, tra cui due donne, e tutti in borghese, dal responsabile dei servizi sociali Lorenzo Panizzolo e dallo psichiatra (perito del tribunale) Rubens De Nicola. L'insegnante ha tentato prima di convincere il ragazzo a presentarsi in presidenza e poi è stato lo stesso preside a portare la scolaresca in palestra, permettendo così al padre di entrare in aula e raggiungere il figlio. Il ragazzo lo ha seguito, ma una volta fuori dalla scuola, in una uscita laterale si è trovato di fronte nonni e zii materni che hanno tentato di impedire che il nipote si allontanasse. Il genitore ha preso di forza il figlio, chiedendo aiuto a un agente. "L'operato è stato quello giusto - ha ribadito il questore - nell'interesse del bambino. Tutti, tranne chi stava operando ha voluto esasperare questa situazione". Riguardo alle dichiarazioni fatte da una ispettrice davanti alle richieste fatte probabilmente da una zia del ragazzo, il questore ha chiarito: "di fronte alla resistenza di una donna e la richiesta di questa di vedere gli atti della corte d'appello, l'ispettrice si è qualificata dicendo poi 'lei non e' nessunò, intendendo così ribadire che la donna non aveva alcuna autorità in quanto non titolare della patria potestà e anche perché il provvedimento doveva essere notificato solo ai genitori".
Schifani: Capo della Polizia chiarisca- Renato Schifani ha chiesto chiarimenti al Capo della Polizia Manganelli sull'episodio di Padova. "Le immagini proiettate ieri sera a 'Chi l'ha vistò hanno creato indignazione e sgomento in tutti noi italiani. Comportamenti come quello al quale abbiamo assistito meritano chiarimenti ed eventuali provvedimenti". Questo il comunicato del Senato: Il Presidente del Senato, Renato Schifani, ha chiesto urgenti e tempestivi chiarimenti al Capo della Polizia Antonio Manganelli sul gravissimo episodio che ha visto, a Padova, trascinare con forza un bambino di 10 anni da personale della Polizia di Stato fuori dalla scuola per essere condotto in una casa-famiglia. Questo in esecuzione di un provvedimento della Magistratura. "Le immagini proiettate ieri sera dalla trasmissione 'Chi l'ha vistò hanno creato indignazione e sgomento in tutti noi italiani. I bambini hanno diritto ad essere ascoltati e rispettati - precisa il Presidente del Senato - e ogni provvedimento che li riguardi deve essere posto in essere con la prudenza e l'accortezza imposti dalla loro particolare situazione minorile. Comportamenti come quello al quale abbiamo tutti assistito, meritano immediati chiarimenti ed eventuali provvedimenti"
PADOVA / All’indomani del video shock, andato in onda sulla puntata di mercoledì 10 ottobre di “Chi l’ha visto?”, le madri degli scolari dell’istituto padovano, in cui un bambino è stato trascinato via a forza dalla polizia, dopo il provvedimento del giudice di affido esclusivo al padre, protestano e si commuovono (sopra: immagini di YouReporter, del video andato in onda su “Chi l’ha visto?” nella puntata del 10 ottobre).
Altre volte il padre aveva tentato invano di allontanare il figlio dalla casa materna. Il piccolo aveva sempre opposto resistenza, nascondendosi e cercando di non farsi prendere. Ieri mattina il “blitz” organizzato in un luogo che avrebbe dovuto essere “neutrale”, per portare via il piccolo e affidarlo ad un istituto, come disposto dal giudice minorile di Venezia. GUARDA ALTRE IMMAGINI PROTESTA GENITORI DAVANTI ALLA SCUOLA
La polizia ha agito davanti alla scuola. Erano presenti parenti del bambino, il padre, la madre e tutti i compagni. Il bimbo è stato trascinato via a forza, preso per le gambe e per le braccia dai poliziotti, per essere caricato su una macchina. Si sente una donna urlare disperatamente, quella che il bambino chiama “zia” e a cui chiede aiuto per liberarsi dalla morsa delle braccia degli adulti.
“I bambini non si prendono con la forza, bisogna ascoltarli!”, urla disperata contro gli agenti. Una scena che ha dell’incredibile, se si pensa che a pagare il prezzo di questo trattamento è un bambino di 10 anni.
Il giorno dopo davanti alla scuola ci sono i nonni del bambino, la madre, altre mamme e alcuni compagni. Non mancano giornalisti e qualche politico. “I bambini sono traumatizzati, è stato trattato peggio di un animale”, racconta una delle mamme. “Il mio è tornato scioccato, se avessi saputo che sarebbe avvenuta una cosa simile non lo avrei mai mandato a scuola”.
“Lo hanno strattonato e il bambino si è buttato a terra chiamando il nonno”. La madre del piccolo è sconvolta. “Voglio accertarmi di come sta il bambino perchè aveva contusioni, e voglio sapere anche qual è la sua condizione psicologica”.
Parla anche la preside della scuola, “sto dalla parte del bambino, per quanto razionale, vedere quella scena da mamma e preside, al di là di quello che c’è tra i genitori. Ho visto mentre trasportavano il ragazzino dall’aula alla porta d’uscita. Lo portavano fuori in quattro. Non ho sentito urla ma si dimenava, ho sentito invece da fuori le urla “Aiuto! Aiuto!”.
“Non posso escludere”, aggiunge la preside dell’istituto, “che alcuni bambini abbiano assistito alla scena”. E al di là di discussioni sul merito, le immagini strazianti danno testimonianza del metodo, attraverso cui si è data esecuzione ad un provvedimento nei confronti di un bambino, in un luogo pubblico: la sua scuola.