Il Bambino interiore è una parte della nostra personalità che resta sempre bambina e che quindi mantiene in se’ le caratteristiche legate al mondo dell’infanzia. E’ l’aspetto di noi che porta nella nostra vita lagiocosità, la creatività, lo stupore, il contatto con lo spirito, ma anche il bisogno, la vulnerabilità.
Perché allora spesso questo bambino interiore non lo sentiamo?
Perché per farsi conoscere deve mostrarsi nei nostri
sogni?
Perché intorno a questa parte, nel corso della nostra crescita, si sviluppa tutto il nostro sistema protettivo, le nostra maschere, le nostre corazze
e tutto questo va bene, viviamo in mezzo agli altri e dobbiamo anche saperci proteggere, ma il nostro sistema protettivo, nell’intento di proteggere, spesso finisce per soffocare questa parte, per renderla inaccessibile. Non la sentiamo più, siamo ormai identificati con il mondo dei “grandi”, siamo adulti, siamo seri, siamo responsabili.
Però il bambino interiore resiste e sopravvive dentro di noi, ed anche fuori di noi, anzi se facciamo un passo indietro vediamo che fa parte della nostra civiltà da almeno 2000 anni. Pensate ai miti, alle favole, da Pollicino, a Cenerentola, a Hansel e Gretel, tutto ci parla di bambinimaltrattati, abusati, di mostri e streghe cattive, ma pure di magia e salvezza, di redenzione e potere. Anche attraverso le favole ed i miti noi recuperiamo il contatto con il nostro Bambino interiore.
Questo avviene perchè abbiamo la capacità di identificarci: tutti siamo stati piccoli ed indifesi, tutti siamo stati sgridati o abbiamo subito ingiustizie, tutti abbiamo avuto paura di perdere la sicurezza, l’approvazione, l’amore dei genitori, e tutti avremmo voluto per magia recuperare l’amore, il calore, il benessere originario.
Il Bambino interiore è quindi una realtà nella nostra struttura psicologica.
Jung è stato il primo a parlarne nel 1912. E’ lui che conia il termine di “Puer aeternus” (Fanciullo eterno) che sarà ripreso da altri psicologi e terapeuti dell’epoca, che addirittura ne parleranno come del nostro vero io”, del nostro “io reale”.
Perché Jung focalizza tanto la sua attenzione sul bambino?
Per Jung il bambino rappresenta l’inizio e la fine, la creatura che esiste prima dell’ uomo, ma anche la creatura finale, o meglio, una anticipazione di quello che la creatura sarà, una anticipazione della vita oltre la morte.
Quindi l’archetipo del Fanciullo è legato alla “nascita e rinascita”, è legato a tutte le qualità di gioia e creatività, ma può avere anche una connotazione negativa.
L’allieva prediletta di Jung, M.L. Von Frantz, prende in esame, nel suo libro “Il Puer aeternus” proprio questo aspetto di ombra, che può rivelare la parte bambina.
Infatti, se da un lato il bambino rappresenta il rinnovamento della vita, la spontaneità, ed una nuova l’apertura verso il futuro, dall’altro manifesta anche un aspetto distruttivo: “l’infantilismo” che deve essere sacrificato per poter crescere: ciò che porta l’adulto a essere dipendente, pigro, a fuggire i problemi e le responsabilità della vita. E’ come se il bambino interiore facesse i capricci, come se dicesse: “Voglio tutto, voglio averlo ad ogni costo e sono gli altri che me lo devono dare”
Cosa significa questo?
Che una persona adulta che utilizza nel suo modo di essere solo ilbambino interiore, che lo mette in evidenza, può apparire sicuramente gioioso, simpatico, compagnone, con una gran facilità di rapporti, ma può essere totalmente incapace di prendere decisioni, di assumersi delle responsabilità, di sacrificarsi, di fare le cose regolarmente. E’ una persona cara, ma ha sempre bisogno di appoggiarsi agli altri, che non sa accudirsi e cavarsela da solo.
Allora, crescere diventare adulti è necessario, è buono.
Ma come crescere e diventare adulti senza perdere il senso della totalità, della creatività, come uscire dalla vita fantastica dell’infanzia mantenendo intatti i valori del bambino?
Bisogna conoscere il proprio Bambino interiore nelle sue contraddizioni, nei suoi aspetti molteplici, nei suoi lati luminosi e di ombra. Non c’è altra strada, conoscere, riconoscere, accettare questa parte di noi, farla fiorire per recuperarne le qualità.
E’ necessario restare bambini pur essendo divenuti adulti” dice Aldo Carotenuto. E’ necessario recuperare la spontaneità, la creatività, la fantasia per equilibrare un mondo adulto spesso svuotato, in cui viene a mancare l’entusiasmo, in cui non si sa godere del qui ed ora, in cui ci si vergogna ad esprimere le proprie emozioni, ci si vergogna a chiedere.
Cristo :” Se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli”.
Diventare come bambini significa nutrire il proprio Bambino interiore,recuperare lo sguardo infantile, lo sguardo incantato. Il bambino è l’apertura nei confronti del mondo e nei confronti degli altri, è la spinta verso la vita e verso lo spirito.
Ma proprio quando appare nei sogni il Bambino interiore mostra tutte le sue innumerevoli sfaccettature: bambino felice, bambino ferito, bambino capriccioso, bambino invadente, bambino giocoso, bambino tenero, bambino arrabbiato, bambino spirituale, bambino magico.
Cominciare, attraverso i nostri sogni a comprendere lo stato di benessere o malessere del nostro bambino interiore, è un’avventura che può riservarci molte sorprese.