«CITTADINI GARANTITI» - Rispediscono al mittente le accuse di golpe anche i presidente di Camera e Senato Bodrini e Grasso che in una dichiarazione congiunta affermano: «La libertà di espressione del dissenso, anche nelle forme più nette, è una delle caratteristiche più preziose e irrinunciabili della democrazia. E le scelte che si compiono in Parlamento sono doverosamente esposte ad ogni critica. Ma non è accettabile che venga qualificato con l'etichetta infamante di "golpe" il percorso limpidamente democratico che ha portato all'elezione del Capo dello Stato. Qualunque sia il loro giudizio sulla scelta compiuta a larga maggioranza dalle Camere riunite, tutti i cittadini italiani possono sentirsi garantiti da una procedura che ancora una volta ha rispettato integralmente la Carta costituzionale», concludono.
LA RINUNCIA - La protesta in piazza Monte Citorio vive momenti di tensione. C'è chi urla «Napolitano dimettiti», qualcuno viene spinto e cade. La situazione rimane comunque sotto controllo. I parlamentari Cinque Stelle parlano con i cittadini, a tratti si cerca anche di placare gli animi, la zona rimane transennata, i cellulari saltano. Intanto anche in altre città, come Trieste e Bologna, inizia il tam tam. «Scendiamo in piazza». Tutte manifestazione che però vengono definite da Crimi "non ufficiali. «Nessuna manifestazione del #M5S, si tratta di una mobilitazione spontanea. In risposta alle numerose agenzie di stampa nelle quali si lanciano adesioni a presunte manifestazioni del Movimento 5 Stelle, si precisa che nessuna iniziativa è stata presa in tal senso dal M5S. Pertanto nessuna adesione può essere rivendicata per una manifestazione che non c'è», specifica il capogruppo al Senato del M5S. Grillo su Twitter scrive: «Una raccomandazione: nessun tipo di violenza, ma solo protesta civile. Isolate gli eventuali violenti». Poi, il cambio di programma. «Arriverò a Roma durante la notte e non potrò essere presente in piazza. Domattina organizzeremo un incontro con la stampa e i simpatizzanti».
MOMENTI DECISIVI - Il piano politico dei Cinque Stelle non è andato in porto. Non importa se anche i parlamentari di Sel abbiano fatto convergere i loro voti su Rodotà. Un Napolitano bis ha messo d'accordo destra e sinistra. E la matematica inevitabilmente ha dato ragione all'asse Pd-Pdl-Scelta Civica-Lega. Dal blog, Grillo tuona: «Ci sono momenti decisivi nella storia di una Nazione. Oggi, 20 aprile 2013, è uno di quelli. è in atto un colpo di Stato. Pur di impedire un cambiamento sono disposti a tutto. Sono disperati. Hanno deciso di mantenere Napolitano al Quirinale». Crimi
IL NOME DI RODOTA' - Nei giorni scorsi in un videomessaggio il leader del M5S aveva invitato Bersani e il Pd a convergere sul nome del giurista. «Poi inizieremo a parlare». Un appello che però non è stata ascoltato dalla dirigenza del Partito Democratico. Prima Marini, Prodi. Ma Rodotà no. Su quel nome i democratici non cedono. In largo del Nazareno non si convincono nemmeno di fronte alle richieste dei giovani che hanno occupato le sedi di partito chiedendo un cambiamento e un rinnovamento. «è ovvio che il primo partito vuole un suo candidato», aveva tagliato corto Anna Finocchiaro dopo le dimissioni di Pierluigi Bersani.