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Respuesta  Mensaje 1 de 11 en el tema 
De: Ver@  (Mensaje original) Enviado: 25/04/2013 12:56

... addio alla grande signora del teatro

Il nome di Anna Proclemer - scomparsa oggi a Roma, a 89 anni - per una vita intera è stato sinonimo di grande Teatro. Lo è stato nella prima parte della carriera quando mostrò subito un talento naturale, affinato poi con lo studio e l'esperienza; lo fu nel lungo sodalizio di arte e di vita con Giorgio Albertazzi; e poi in un articolato "terzo tempo" in cui moltiplicò varie altre esperienze, incrociando forza istrionica, intelligenza interpretativa ed una cultura non comune fra gli attori. 



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Respuesta  Mensaje 2 de 11 en el tema 
De: Ver@ Enviado: 25/04/2013 12:58

Era nata a Trento, il 30 maggio 1923 e fin da bambina sentì una grande spinta a recitare, a mostrarsi, a rappresentare un suo mondo interiore. Nel suo sito - ultima passione della sua vita - ci sono i ricordi di quando bimba dai 4 ai 6 anni entrava in chiesa per la messa, come se facesse (senza saperlo ancora) un'entrata in scena. Trasferitasi a Roma nell'adolescenza il suo apprendistato si svolse durante gli anni di guerra e il primissimo dopoguerra. Debutta nel 1942 in "Nostra Dea" di Massimo Bontempelli al Teatro dell'Università di Roma. Poi recita con le maggiori compagnie del tempo: il Teatro delle Arti di Anton Giulio Bragaglia, in seguito con la compagnia dell' Istituto del dramma italiano IDI, la compagnia Pagnani-Cervi e quella di Renzo Ricci. Poi la sua carriera si impenna con Vittorio Gassman e Luigi Squarzina al Teatro d'Arte e, ancora, al Piccolo Teatro di Milano diretta da Giorgio Strehler. Nel 1946 si sposa con lo scrittore Vitaliano Brancati, che scrive per lei "La governante" vietato dalla censura, dal quale si separa poco prima della morte di lui, nel 1954.

Di quell'amore resta un libro fatto di lettere ("Lettere da un matrimonio") ove l'attrice, dialogando a distanza con il coltissimo marito, mostra doti di scrittura sorprendenti. Insieme hanno una figlia, Antonia, che si dedicherà al teatro, come autrice e organizzatrice. Al cinema gira molti film con registi importanti, ma non riesce a diventare una protagonista. Il suo campo, la sua capacità di espressione sono il teatro. Tuttavia viene scelta da Alberto Lattuada come doppiatrice di Yvonne Sanson in Il delitto di Giovanni Episcopo, e doppierà anche Anne Bancroft in Anna dei miracoli, interpretandone successivamente il ruolo in una famosa riduzione televisiva in onda nel 1968. Nel 1956, spinta dal grande produttore Lucio Ardenzi, inaugura un lungo sodalizio artistico e poi anche sentimentale con Giorgio Albertazzi, che per un ventennio sarà il periodo più fecondo della sua carriera.

Proprio al fianco di Albertazzi, allora un divo del teleschermo, è la sua prima apparizione televisiva, nello sceneggiato televisivo "L'idiota", cui fanno seguito molte altre, soprattutto in riduzioni di spettacoli teatrali. Intanto il suo repertorio non ha limiti in teatro; comprende, fra l'altro, testi di Pirandello, George Bernard Shaw, Lillian Hellman e D'Annunzio. La rottura sentimentale con Albertazzi crea una frattura anche artistica, che tuttavia verrà ricucita anni dopo, tornando insieme in palcoscenico e rinforzando l'amicizia, che ha fruttato anche un sorprendente spettacolo semi autobiografico. I due attori già ottantenni hanno recitato parlando solo di sesso, usando i termini più espliciti per dire quella cosa lì e tutte le sue varianti e tutti i suoi attributi, recitando per la prima volta guidati dalla regia di Luca Ronconi. Il loro "Diario privato" è stato accolto con entusiasmo dal pubblico. Si trattava di una riduzione di una parte del fluviale diario di Paul Leutard 1872-1955) il suo Journal Litteraire in 19 volumi. Nella sua riduzione per la scena Raffaele La Capria ha isolato e ricostruito il lungo rapporto d'amore fra lo scrittore e la signora Anne Cayssac, diciannove anni di sesso e baruffe, puntigliosamente annotate, censite, narrate con una crudezza di termine che solo la pagina può sopportare, ovvero solo due grandi attori possono dire ad alta voce. L'ultima sua apparizione cinematografica è stato il ruolo rilevante nel film di Ferzan Ozpetek Magnifica presenza del 2012.


Respuesta  Mensaje 3 de 11 en el tema 
De: Ver@ Enviado: 25/04/2013 13:10


Anna Proclemer e Giorgio Albertazzi

Respuesta  Mensaje 4 de 11 en el tema 
De: Ver@ Enviado: 25/04/2013 13:15

Giorgio Albertazzi




Giorgio Albertazzi

(Dai diari di Anna Proclemer)


Giugno 1955 –Transatlantico Augustus-

Questo viaggio non finisce mai. E all’inizio mi sembrava così eccitante. Niente più mattine in piscina. Abbiamo passato l’equatore da un po’ di giorni (quanti?) e adesso è quasi freddo.
Evitato il “battesimo dell’equatore”, ma non il doveroso “recital” per il comandante e i passeggeri (ho esibito una generosa scollatura davanti a un paio di prelati sornioni piazzati in prima fila). Ho detto il solito Riviere con il solito complesso gassmaniano. Ricci il racconto di Aligi. La Magni un Gozzano interminabile, Mauri la lucertola dal Non si sa come, Albertazzi La pioggia nel pineto. Mi ha colpito.

Non avevo mai sentito dire versi così. Lo stesso rigore di Gassman –cesure, fiati, accenti ecc.- ma in più una libertà di canto, una capacità sorvegliatissima, di perdersi nella melodia, un gusto (fiorentino?) di spremere dalle parole tutte le possibilità di pura assonanza e dissonanza, di creare con la parola, un’aura magica. Forse è anche quella poesia che si presta. Dovrò sentirlo in altre cose per capire bene. Molto interessante, comunque. Dovrebbe sorvegliare di più il gesto. Forse non si è ancora posto il problema. Ieri sera, dopo il Bingo, fatto un gioco finito da schifo. Una sorta di “se fosse”. Dovevamo, a turno, dire a che specie canina assomigliava ciascuno dei presenti. Quasi per acclamazione a Ricci è toccato il bracco italiano. Alla Magni il pechinese; alla Toccafondi il cocker, ad Ardenzi il levriero italiano; a, me con qualche discussione, il pastore belga. Quando ho azzardato per Albertazzi il raf-terrier, è scoppiato l’inferno. Urlando, con le vene che gli uscivano dal collo, si è messo a contestare la definizione. “Un cagnetto isterico, racchio, setoloso, cacciatore di topi!” urlava. All’inizio credevo scherzasse e ho difeso la mia scelta: “è un cane intelligentissimo, coraggioso, di grande carattere…” ecc. Non l'avessi mai fatto. Si è andati per ore con lui sempre più furibondo, che mi investiva con bordate di odio. Sospetto che la cosa che lo ha offeso di più è che l’ho paragonato a un cane di taglia piccola. Che abbia il complesso della statura? Da indagare.


Febbraio 1956 –Torino-

Finite ieri le repliche qui di Ragazza di campagna. Come mi piace questa parte! Credo anche di non farla male. Giorgio che finora mi aveva sempre guardato con un leggero sospetto (Sangue verde, Gonerilla, Beatrice Cenci ecc.) mi ha detto per la prima volta cose molto lusinghiere. “Sei meno impalcata –dice- meno classica, più asciutta, non ti appoggi più tanto sulla parola, affronti il personaggio dal di dentro, sei meno, come dire, gassmaniana…” (e dagli con Gassman!).
Certo che lui in questo Bernie Dodd è straordinario. Non recita, mai. è talmente vero, che quando in scena mi dice delle cose sgradevoli io ci rimango male sul serio: sospetto che ce l’abbia con me per qualche motivo, e alla fine spio la sua faccia temendo di vederla personalmente rabbuiata nei miei confronti. La scena del bacio è un pezzo di théatre-vérité che lascia gli spettatori turbati. E anche me. La Toccafondi freme nell’ombra.

Fatto gaffe involontaria. Detto: “ma lo sai che somigli a Sinatra?” – “Questa bischerata l’ho sentita da altri” – quando si arrabbia ringhia in fiorentino "Ma che c’entro io con quel rachitico?” Decisamente o si sente un gigante incompreso, o ha il complesso di non essere alto.
Ieri sera fatto qui Il seduttore. Pubblico conquistato dalla diabolica, accattivante, magnetica capacità di Giorgio di dialogare col pubblico. Mai visto nessuno capace di dare a ciascun spettatore l’impressione di stare parlando solo per lui. Applausi e risate a non finire. Critica ottima. Stasera venendo in teatro con Lucio tutti pimpanti per il successo, lo troviamo in un palco, al buio, incazzato e depresso. “Non mi prendono sul serio – è chiaro – questo devo fare io, il buffone!” Lucio si slancia in una serie di teorie – io me ne vado in camerino. Non capisco. Che noia! Uffa!


Settembre 1956 – Perugia –

Alla prova di oggi (Un cappello pieno di pioggia) crisi di Carotenuto perché non riesce a dare uno schiaffo credibile a Sanipoli. Gigi Squarzina non sa più che dire per convincerlo ad essere un po’ più realistico. Interviene di scatto Albertazzi: “Ma che ci vuole, dio bono!” e ammolla al povero Sanipoli uno sganassone che gli fa fare due giri su se stesso e lo inchioda lì, pallido e con gli occhi sgranati, incerto su come reagire. Giorgio minimizza. “è così che si fa!” – come se fosse normale tecnica teatrale.
Ma io sospetto che sia anche stato un modo per sfogare un risentimento segreto nei confronti di Sanipoli, che nella scena della crisi per astinenza non lo aiuta per niente. Certo che la potenzialità fisico-nervosa di Albertazzi è eccezionale. Riesce a mettere in un piccolo gesto (lo schiaffo sembrava uno schiaffetto) una carica esplosiva. Dovrebbe fare karatè. Credo che se si concentrasse potrebbe strappare in due un elenco del telefono.


Giugno 1957 – Roma –

Prima lettura della Figlia di Jorio. Arranco penosamente sulle parole. Finché non decido quello che voglio esprimere non so andare al di là di una squallida sibillazione ai limiti del borborigma. Giorgio legge Aligi ed è perfetto. Intensità, grazia, verità, potenza. Potrebbe andare in scena domani. Che invidia!


Luglio 1957 – Gardone –

Prova della Figlia sul palcoscenico del Vittoriale. Mica male per una prima volta all’aperto. Sennonchè Albertazzi a un certo punto ti sfodera una voce gutturale, gesti e intonazioni da boscimane, stupori da uomo della pietra. Io non so come intonarmi e recito a casaccio. Vedo Gigi avanzare dal fondo della cavea e venire accanto al palcoscenico tormentandosi gli occhiali sul naso. Lucio lo affianca e parlottano sbigottiti. In qualche modo si arriva alla fine. Giorgio è raggiante. “Avete visto? Avete visto? Ho trovato! è proprio quel senso antico, primordiale che voleva D’Annunzio…” ecc. Il nostro coro di proteste lo stupisce e lo sconcerta. Io sono la più cattiva di tutti: “Eri splendido alla prima lettura. Oggi mi parevi una caricatura di Paolo Stoppa”. Mi guarda con odio. Mi rendo conto che se non si complica la vita non si diverte. è così naturalmente dotato, che ha bisogno di sovrastrutturare i suoi primi risultati, di distorcerli, di snaturarli, perché gli sembrano troppo facili. Ma se erano ottimi, Cristo!


Giugno 1958 – Lugano –

Giorni troppo belli per aver voglia di scriverne. La nostra “fuga” ha fatto rumore. A parte qualche tormentoso, sadico processo al passato – che mi lascia impietrita, ai limiti dell’inespressività – sono molto felice.
Ieri sera si è parlato del raf-terrier della nave con intenti, da parte mia, teneramente rievocativi. Sono passati tre anni! Ebbene, stesse vene gonfie, stessa ira, stessa violenza. Dopo un paio d’ore, e più, di quella solfa, mentre lui è in bagno, sgattaiolo via dalla stanza con le chiavi della sua macchina. Sono circa le due di notte. Non so dove andare – non ho preso il passaporto – arrivo fino a Chiasso poi … torno indietro. Ci fosse un bar aperto! Tutto buio, nero, silenzioso. Gironzolo un po’, poi torno allo Splendid con la coda fra le gambe. La mia fuga è durata in tutto un’ora e mezza. Non si possono fare colpi di testa in Svizzera!
“Il mistero del raf-terrier”. Un bel titolo per un giallo.


Gennaio 1959 –Milano –

Sono distrutta dalla stanchezza. La sera Requiem per una monaca e il pomeriggio prove di Spettri. Questa signora Alving mi sfugge da tutte le parti. Non riesco a trovare un centro, un colore, un timbro giusto. Oggi pomeriggio indicazione illuminante di Giorgio. Al primo atto, quando scendo dalla scala incontro al Pastore Manders, mi suggerisce di offrirgli la mano un po’ virilmente, a braccio teso e di stringergliela con forza (io mi ero arenata alla conversazione ottocentesca della donna che porge la mano da baciare). è incredibile! è bastato questo consiglio apparentemente irrilevante per risolvermi di colpo un sacco di problemi. Tutte le battute, dopo, mi sono venute giuste. Questa donna consapevole, che legge i libri pensatori, che tenta di aprirsi un varco nella morsa delle convenzioni ecc. – questa donna, dopo quel gesto, cominciava ad esserci. Questa, secondo me, è vera regia. Forse Giorgio dovrebbe piantarla di fare delle cripto-regie (come fa sempre) e uscire allo scoperto. Credo che sarebbe bravissimo.


Ottobre 1964 – Londra – Old Vic Th.

Cinque Amleti in tre giorni! Due il giovedì, uno venerdì, due sabato. Da ammazzare un cavallo. Il cavallo Albertazzi non è morto, ma quando siamo usciti da teatro, sabato sera, diceva di vedere grigio. E poi lui non sa risparmiarsi, neanche un po’. Recita sempre tutto, dalla prima parola all’ultima, con la medesima intensità e concentrazione. Io gli dico a volte che dovrebbe lasciar perdere alcune palle, e scegliere solo quelle che vuole giocare in pienezza di espressività e di mezzi. Pare che i grandi del passato facessero così. Non c’è verso, non ci riesce (neanch’io, del resto). Non ci prova nemmeno. Il suo impegno è ogni volta totale – come se su ogni battuta dovesse giocarsi la vita, come se ogni parola fosse quella definitiva. Meno male che adesso, dopo la batosta vocale de i sequestrati, è tecnicamente, vocalmente più controllato.
Ne I sequestrati forzava la voce, picchiando su quelle povere corde stanche, edematose, in modo che mi faceva sudare dalla sofferenza.
Sia benedetto il polipo che lo ha costretto ad affrontare il problema, e benedetto il mio dolce Scuri che lo ha aiutato a risolverlo.
L’altro giorno si è precipitato nel camerino di Giorgio, un signore un po’ svolazzante, camicia celeste come gli occhi, foulard damascato, voce stupenda. “Oh, my brother!” ha flautato abbracciandolo e tenendoselo stretto per un bel po’. Era John Gielgud.


Maggio 1968 – Trieste –

Passeggiato per ore stanotte con Giorgio lungo le banchine del porto. Aria di maggio tiepida, profumo di mare. Parlato solo di teatro (di noi si parla poco, da molto tempo). è scontento, inquieto, irrequieto. Eppure il giro in Russia, Romania ecc. è stato trionfale. Ma lui certo non si divertiva (e lo capisco!) con quella piccola parte del Come tu mi vuoi. Ma perché non ha fatto Salter? La regia, va bene, e anche molto bella; una delle sue migliori, forse; ma perché scegliere per sé quello stupidissimo marito? Mah! Di errori di questo genere ne ha fatti sempre tanti. Vedi i film … E questo Agamennone l’ha sempre odiato. Alfieri è troppo pietroso, troppo definito, per lui che è il Re dell’Ambiguità. Lascia poco spazio al suo bisogno di reinventare ogni sera il testo dal di dentro, di far lievitare i suoi umori personali nelle pieghe di ciò che l’autore ha lasciato inespresso.
Insomma è in crisi. C’è troppa carne, secondo me, al fuoco della sua immaginazione, delle sue velleità, delle sue esperienze. Vorrebbe scrivere. E poi fare la regia in cinema. E poi ha progetti televisivi. E poi c’è sempre il vecchio Dostoevskij che lo aspetta a ogni svolta di strada … Speriamo che non si disperda, fra tante idee. Il suo “possibilismo” è talvolta criminale, perché genera in lui una totale incapacità di fermarsi su un obbiettivo e di perseguire solo quello concentrandovi sopra tutta la propria energia e creatività. Rischia sempre di fare le cose a metà, troppo in fretta, pressato da troppe urgenze. E poi recrimina, accusando questo o quello se non ha lavorato con il tempo e il rigore necessari. Ma io credo che nel fondo di sé lui sappia di essere il solo responsabile delle sue approssimazioni e dei suoi errori.
Dai nostri discorsi lungo il mare mi par di capire che la Ditta Proclemer-Albertazzi, così come è stata per anni, è defunta. Forse è giusto che sia così. Anch’io ho bisogno di provare a me stessa chi sono e cosa valgo da sola.

Dal sito di Giorgio Albertazzi


Respuesta  Mensaje 5 de 11 en el tema 
De: Ver@ Enviado: 25/04/2013 13:28

Respuesta  Mensaje 6 de 11 en el tema 
De: Elisetta Enviado: 25/04/2013 15:08

Respuesta  Mensaje 7 de 11 en el tema 
De: Leonardo@ Enviado: 25/04/2013 18:43

Anna Proclemer, addio alla grande signora del teatro

Una carriera con Brancati, Strehler, Ronconi e poi Albertazzi 


Anna Proclemer con il presidente Napolitano (Ansa)
Anna Proclemer con il presidente Napolitano (Ansa)
ROMA
- L'attrice Anna Proclemer è morta serenamente in casa a Roma nella notte. Avrebbe compiuto 90 anni il 30 maggio. E a sorpresa, nel ricordarla, l'attore e regista Giorgio Albertazzi rivela che la grande interprete avrebbe voluto lui l'aiutasse a morire, «Ma non ne ebbi il coraggio», precisa. Anna Proclemer era nata a Trento nel 1923. Ne ha dato notizia la figlia Antonia Brancati. Il Comune di Roma ha annunciato che la camera ardente sarà allestita in Campidoglio - per consentire l’ultimo omaggio all'attrice - nella sala della Protomoteca, a partire dalle 14 di venerdì 26.

IL LUTTO - E tutto il mondo dell'arte italiana piange per la scomparsa della grande attrice. Grande interprete di teatro, Anna Proclemer debuttò nel 1942 in Nostra Dea di Massimo Bontempelli con il Teatro dell'Università di Roma. Durante la guerra recita con il Teatro delle Arti di Anton Giulio Bragaglia, in seguito con la compagnia dell'Idi, la compagnia Pagnani-Cervi e quella di Ricci. Lavora con Vittorio Gassman e Luigi Squarzina al Teatro d'Arte e, ancora, al Piccolo Teatro di Milano diretta da Giorgio Strehler.

Addio ad Anna Proclemer Addio ad Anna Proclemer Addio ad Anna Proclemer Addio ad Anna Proclemer Addio ad Anna Proclemer Addio ad Anna Proclemer

AL CINEMA - Al cinema è protagonista di circa 15 film, ma ne interpreta diversi altri da comprimaria. Negli ultimi anni era stata voluta da Ferzan Ozpetek per Magnifica presenza (uscito l'anno scorso) e da Vincenzo Salemme in No problem, del 2008. Sul grande schermo è stata anche la voce di Yvonne Sanson, scelta da Alberto Lattuada, in Il delitto di Giovanni Episcopo, di Anne Bancroft in Anna dei miracoli, interpretandone successivamente il ruolo in una famosa riduzione televisiva del 1968, di Greta Garbo nei ridoppiaggi degli anni '50 di Grand Hotel (1932) e Anna Karenina (1935). Nel 1946 sposa lo scrittore Vitaliano Brancati, dal quale avrà la figlia Antonia, che giovedì ha dato notizia della sua scomparsa. Brancati scrive per lei il testo teatrale La governante. Si separano nel 1954, poco prima della morte di lui.

Con Albertazzi e Ronconi (Ansa)Con Albertazzi e Ronconi (Ansa)
TEATRO
- Due anni dopo, con Giorgio Albertazzi darà vita a un lungo sodalizio artistico e sentimentale. Al suo fianco è la sua prima apparizione televisiva, tre anni dopo nello sceneggiato televisivo L'idiota, cui fanno seguito molte altre, soprattutto in riduzioni di spettacoli teatrali. Nel suo repertorio, testi di Pirandello, George Bernard Shaw, Lillian Hellman e D'Annunzio. Nel 2011 le è stato assegnato il premio Alabarda d'oro alla carriera per il teatro.



Respuesta  Mensaje 8 de 11 en el tema 
De: Acquario Enviado: 26/04/2013 00:15

Respuesta  Mensaje 9 de 11 en el tema 
De: Nando1 Enviado: 26/04/2013 08:13

Respuesta  Mensaje 10 de 11 en el tema 
De: Rubacuori Enviado: 26/04/2013 14:54

Cordoglio alla famiglia
e al mondo dello spettacolo



Respuesta  Mensaje 11 de 11 en el tema 
De: Rubacuori Enviado: 26/04/2013 14:54


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