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General: SONETTO ALLA SUA DONNA
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Reply  Message 1 of 4 on the subject 
From: Rubacuori  (Original message) Sent: 10/01/2014 18:00
 
Sonetto alla sua donna

Chiome d'argento fino, irte e attorte
senz'arte intorno ad un bel viso d'oro;
fronte crespa, u' mirando io mi scoloro,
dove spunta i suoi strali Amor e Morte;

occhi di perle vaghi, luci torte
da ogni obietto diseguale a loro;
ciglie di neve, e quelle ond'io m'accoro,
dita e man dolcemente grosse e corte;

labra di latte, bocca ampia celeste;
denti d'ebeno rari e pellegrini;
inaudita ineffabile armonia;

costumi alter e gravi: a voi, divini
servi d'Amor, palese fo che queste
son le bellezze della donna mia.

~ Francesco Berni ~


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Reply  Message 2 of 4 on the subject 
From: Rubacuori Sent: 10/01/2014 18:11
FRANCESCO BERNI



Biografia

Francesco Berni nacque a Lamporecchio val di Nievole,
 un paese in provincia di Pistoia, nel 1496 o nel 1497.
Si formò a Firenze, ma nel 1517 si trasferì nella Roma papale
 presso la famiglia del potente cardinal Bibbiena,
suo lontano parente, entrando in contatto con l'umanesimo romano.
 I suoi primi componimenti si rifanno alla tradizione fiorentina quattrocentesca,
 riprendendo in particolar modo il linguaggio dell'equivoco dei canti carnascialeschi.
Dopo un breve allontanamento negli Abruzzi,
fece ritorno a Roma, dove passò al servizio di Giovan Matteo Giberti,
 datario pontificio e futuro vescovo di Verona,
dove il poeta lo seguirà dopo il drammatico sacco di Roma.
Nel 1532 Berni decise poi di passare al servizio del cardinale Ippolito de' Medici;
 approfittando di un viaggio di quest'ultimo verso Nizza,
 il poeta approfittò per fermarsi a Firenze,
dove entrò in contatto con l'ambiente di Alessandro de' Medici.
Nel 1535, a soli 38 anni, forse invischiato in un intrigo di corte, morì avvelenato.
 

Reply  Message 3 of 4 on the subject 
From: Rubacuori Sent: 11/01/2014 04:32
Chiome d'argento fino, irte e attorte 

Chiome d'argento fine, irte, ed attorte
senz'arte intorno ad un bel viso d'oro;
fronte crespa, u' mirando, io mi scoloro,
dove spunta i suoi strali Amore e Morte;
occhi di perle vaghi, luci torte
da ogni obbietto disuguale a loro;
ciglie di neve; e quelle, ond'io m'accoro,
dita e man dolcemente grosse e corte;
labra di latte; bocca ampia celeste;
denti d'ebeno, rari e pellegrini;
inaudita, ineffabile armonia;
costumi alteri e gravi; a voi, divini
servi d'Amor, palese fo che queste
son le bellezze de la donna mia.
 

~ Francesco Berni ~



Il satirico poeta Berni in questa  poesia ricama il profilo di un mostro.
Il sonetto è ispirato da un evidente intento parodistico nei
confronti dell'imperante petrarchismo.
 Nelle sue rime il poeta ribalta infatti il verso
 "Crin d'oro crespo e d'ambra tersa e pura".


Reply  Message 4 of 4 on the subject 
From: Acquario Sent: 11/01/2014 06:21
Sonetto contra la moglie

Cancheri, e beccafichi magri arrosto
e magnar carne salsa senza bere;
essere stracco e non poter sedere
aver il fuoco apprsso e ‘l vin discosto;

riscuoter a bell’agio e pagar tosto,
e dar ad altri per dover avere;
essere ad una festa e non vedere,
e de gennar sudar come di agosto;

aver un sassolino nella scarpetta
et una pulce drento ad una calza,
che vada in su e in giù per istaffetta;

una mano imbrattata ed una netta;
una gamba calzata ed una scalza;
esser fatto aspettar ed aver fretta;

chi più n’ha più ne metta,
e conti tutti i dispetti e le dogli:
ché la peggior di tutte è l’aver moglie.

~ Francesco Berni ~

squilibrio


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