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De: lucy46 (Mensaje original) |
Enviado: 15/01/2014 15:11 |
La Vergine dei Poveri Banneux
Banneux è un piccolo villaggio delle Ardenne, in Belgio, distante poco più di venti chilometri da Liegi. Un villaggio di gente povera, formato da appena 325 anime, quasi tutti minatori addetti alle torbiere e boscaioli venuti da fuori per lo sfruttamento delle grandi foreste delle Ardenne. In una frazione di Banneux, chiamata La Fange (Il Fango), aveva posto la propria dimora Julien Beco, che aveva sposato nel 1920 Louise Wégimont. Un anno dopo, il 25 marzo 1921, di Venerdí santo, nasce Mariette, la prima di undici figli. La bambina, come primogenita, si trova spesso nella necessità di aiutare la propria famiglia. A scuola é in ritardo di due anni rispetto ai suoi coetanei per le molte assenze dovute agli impegni familiari ed anche al catechismo, risulta essere la peggiore della classe, tanto da provocare le rimostranze del cappellano. Nessuno però in famiglia si preoccupava di queste cose, a casa dei Beco, fra l’altro, si respirava a quel tempo un clima di completa indifferenza religiosa. Un atteggiamento piuttosto comune tra gli abitanti di Banneux, dove incredulità e agnosticismo, erano assai diffusi. Ma ecco che una domenica di gennaio del 1933, accadeva qualcosa di insolito, destinato a cambiare non solo l’esistenza di Mariette e della sua famiglia, ma anche a imprimere una svolta nella storia della nostra vecchia Europa, a cavallo fra le due grandi guerre. Qualcosa che è giunto fino a noi come lo “straordinario mistero di Banneux”. Il 15 gennaio 1933, la neve e il ghiaccio hanno ricoperto “la Fange”, il vento soffia gelido e tagliente. Sono le sette circa di sera. Una bambina di poco più di undici anni, Mariette Beco, sta guardando attraverso i vetri della cucina, da cui si scorge l’orto, la strada. Da lontano spia il ritorno del fratello Julien, uscito di casa con alcuni amici fin dal mattino, e intanto sorveglia il sonno dell’ultimo nato, che dorme beatamente nella culla. All’improvviso vede in giardino la figura di una bella Signora. È ritta, immobile, splendente, con le mani giunte e il capo leggermente inclinato verso sinistra. “Oh mamma – esclama lei – c’è una Signora in giardino!”. Mariette prende una corona che solo qualche giorno prima aveva trovato lungo la strada di Tancrémont e si mette a recitare il rosario mentre contempla con stupore l’apparizione. La bella Signora le fa cenno di andare da lei, Mariette allora lascia la finestra apprestandosi ad uscire, senonchè sua madre, spaventatissima, glielo impedisce chiudendo la porta di casa a chiave. Mariette torna alla finestra, ma la Signora è già scomparsa. Tre giorni dopo, alla stessa ora, ha una nuova apparizione. Questa volta esce in giardino e segue la Signora fino a una fonte, dove le viene ordinato di immergere le mani dentro l’acqua. La bambina ubbidisce senza esitare e la bella Signora le dice: “Questa sorgente è riservata per me”. Poi la saluta con un cortese “Buona sera, arrivederci!”. La sera del 19 Gennaio, accompagnata questa volta dal padre, Mariette esce di casa e giunta in giardino si inginocchia, nonostante il terreno ricoperto di neve, e prega a bassa voce. Quando a un certo punto stende le braccia verso il cielo e grida: “Eccola!”. Dopo un attimo di silenzio, domanda: “Chi siete voi, bella Signora?”. E la Signora le risponde: “Io sono la Vergine dei Poveri”. Poi la Madonna guida la bambina fino alla sorgente. Qui Mariette s’inginocchia e domanda ancora: “Bella Signora, ieri voi avete detto: questa sorgente è riservata per me. Perché per me?”. E così dicendo, porta la mano al petto, indicando se stessa. Il sorriso della Madonna si accentua ancora di più e le risponde che quella sorgente “è per tutte le nazioni…per gli ammalati…”. Nelle apparizioni successive la Vergine domanda che le si costruisca una piccola cappella, raccomanda di pregare molto e rivela a Mariette il suo compito materno: “Io vengo ad addolcire la sofferenza…”. Nella sua ultima apparizione, il 2 marzo 1933, la Madonna ha il volto grave e non sorride. Dice a Mariette: “Io sono la Madre del Salvatore, la Madre di Dio”. Poi stende le mani sulla bambina e dopo averla benedetta con un segno di croce scompare. L’autenticità delle otto apparizioni avvenute a Banneux è stata riconosciuta dalla Chiesa nella lettera pastorale di monsignor L. J. Kerkhofs, vescovo di Liegi, il 22 agosto 1949, che aveva ricevuto nel ’42 dalla Santa Sede l'incarico di occuparsi del caso. Ma fin dai giorni successivi alle apparizioni era cominciato nel piccolo villaggio belga il flusso inarrestabile dei pellegrini. Da allora, tutte le sere, nel piccolo paese una folla di fedeli continua la devota preghiera di Mariette Beco. Banneux è diventato un centro di spiritualità mariana, dove innumerevoli sono le guarigioni nel corpo e nello spirito che avvengono a quei credenti che - in questo luogo e attraverso Maria - lo chiedono caparbiamente con fede al Signore. Tutte le nazioni sono convocate a Banneux, nel cuore dell'Europa, perché riconoscano che solo Dio può donare la luce vera, quella che illumina ogni uomo. In modo speciale agli ammalati nel corpo o nello spirito è offerta la sorgente perché trovino sollievo nelle loro sofferenze e possano viverle con Gesù, avendo accanto la Madre. Nel corso degli anni la devozione verso questa straordinaria epifania mariana è cresciuta nel cuore dei fedeli e di molti santi e fondatori di famiglie religiose. Come non ricordare Don Calabria che pose i suoi figli spirituali sotto la protezione della Vergine dei Poveri? E così hanno fatto anche il P. Marcel Roussel, fondatore delle Lavoratrici Missionarie dell’Immacolata, e P. Andrea Gasparino del Movimento Missionario Contemplativo Charles de Foucauld. Senza contare la devozione del beato cardinale Schuster che faceva recapitare ad amici ammalati bottigliette d’acqua della sorgente dove la Madre dei Poveri era apparsa riservando quell’acqua miracolosa a tutte le nazioni.
Autore: Maria Di Lorenzo
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Il 2 novembre 1949 giungeva in aereo, alla Malpensa, la statua della Vergine dei Poveri offerta dai minatori del Limburg ai lavoratori di Baggio. Fu portata alla chiesa di San Francesco di Paola, nel centro di Milano, dove sostò per dieci giorni. Il 13 novembre giunse alle Case minime di Baggio accolta da una moltitudine festante, il popolo di Maria. Questa zona era anticamente ricca di marcite, di fontanili, di laghetti e cave in parte ancora esistenti. La Vergine si sceglieva questo luogo di periferia per essere povera tra i poveri. Come per incanto anche la realtà di Banneux, luogo banale, dalle Ardenne ventose si trasferiva nelle nebbie milanesi, dagli abeti di La Fange, ai pioppi, ai gelsi, alle robinie dei fontanili delle cascine che ora sono a poco a poco scomparsi, sopraffatti dalle case e dal cemento. Da allora il movimento Madonna dei Poveri ricevette un nuovo impulso vitale con l'opera di tanti devoti della Vergine dei Poveri e l'infaticabile dinamicità del suo fondatore padre Angelo Rainero, un oblato di San Giuseppe che dal 1945, con altri confratelli, si adoperava per l'animazione spirituale e pastorale di questa zona. La prima pietra della chiesa dedicata alla Madonna dei Poveri fu posata dal cardinal Schuster il 1° novembre 1952; l'inaugurazione avvenne il 31 maggio 1955, festa della Visitazione, alla presenza del neoarcivescovo di Milano monsignor Giovanni Battista Montini. La chiesa è opera degli architetti Figini e Pollini.
La Madonna dei minatori per le Case minime
articolo tratto dal Corriere Milanese del 3 novembre 1949
"Fra i passeggeri arrivati ieri all'Aeroporto della Malpensa col bimotore proveniente dal Belgio, è scesa una viaggiatrice straordinaria. Alta, sottile, vestita di una semplice tunica bianca, la testa leggermente inclinata in soave atto d'umiltà, il volto gentile illuminato da una espressione di dolcezza, è scesa a mani giunte e fra le mani teneva alcune rose pallide, un poco sfiorite. Era la Madonna. La "Madonna dei Poveri". A riceverla, una moltitudine. Gente convenuta dalle città, dalle borgate vicine e lontane, gente arrivata da Milano. Nelle prime ore del pomeriggio le strade per la Malpensa erano ingombre: gruppi foltissimi di ciclisti, processioni di gente a piedi, autocarri pieni d'operai, cortei di automobili: molti sacerdoti, molti chierici che facevano la strada a piedi, con i paramenti bianchi sotto il braccio. Fanciulli con sciarpe bianche a bandoliera, bambine in candide vesti e alucce d'angelo.
Il grande aeroporto ha visto sorgere in un momento intorno a sé una fluttuante cintura umana. Sul campo, due grossi apparecchi. Ma l'aeroplano atteso aveva annunziato un ritardo di oltre un'ora. Pazienza: folla rassegnata ad aspettare. Un altare era stato improvvisato di fianco ai nuovi capannoni in costruzione: un arco, dei fiori. L'altare era fasciato con una bandiera tricolore. Un altoparlante annunzia il ritardo e dà notizie sull'avvenimento: il parroco di Affori, don Tognola, vi perde il resto della voce consumata in tante prediche. Racconta la storia della Madonna dei Poveri, apparsa nel gennaio del 1933 a Banneux nel Belgio, come fu detto ieri mattina nel Corriere a una fanciulla chiamata Mariette Beco, figlia di un minatore: Madonna diventata rapidamente cara e familiare e famosa nel Belgio, specialmente fra i poveri e i minatori.
Sono appunto i minatori italiani emigrati in Belgio, nella regione del Limburgo, che hanno offerto la statua di questa Madonna "ai fratelli lavoratori di Baggio". Da Milano, col gonfalone che ricorda il dono, è venuta una rappresentanza di operai delle Case Minime di Baggio, il popolare rione che ha un buon numero di emigrati nel Belgio. Il rione accoglierà poi la Madonna nel santuario che sta per sorgere e che appunto alla Madonna dei Poveri verrà dedicato. è un messaggio di fraternità e di fede e di amore che mandano ai milanesi gli Italiani emigrati in Belgio per guadagnarsi il pane nella durissima fatica delle miniere. Nella folla, autorità civili, militari, religiose, i prevosti delle città con i capitoli di canonici, moltissimi sindaci, un folto stuolo di ufficiali dell'Aeronautica, l'assessore Cornaggia Medici, padre Angelo dei Giuseppini parroco delle Case Minime e padre Manni, che furono in Belgio e sono gli araldi di questa festa, la contessa Ina Gallarati Scotti presidente del comitato femminile e le signore Gilera e Bernasconi patronesse, operai in tuta azzurra, combattenti, il conte Gallarati Scotti balì del Sovrano ordine di Malta, rappresentanti dei vigili e della polizia stradale, un picchietto di avieri per rendere gli onori militari all'Ospite. Nell'attesa inni religiosi si levano: è stato portato qui anche un armonio. Atmosfera grigia e rigida (beati i canonici che indossano l'ermellino): ma quando, in anticipo sul segnalato ritardo, appare il bimotore, salutato da grida altissime e sventolar di fazzoletti, il cielo vuole intonarsi alla cerimonia, e largisce un inaspettato intervento del sole, che ravviva entusiasmo e colori. I passeggeri che scendono dall'aereo sono sorpresi di trovarsi dinanzi tanta folla acclamante, e cedono rapidamente il passo alla Madonna, che nel lieve oscillare scende veramente come persona viva. L'apparizione ha un effetto magico, che scuote e commuove la folla. Pare che si diffonda un incantesimo di bontà. Più alto si leva l'inno di saluto.
La statua, grande al naturale in gesso colorato, è attorniata dalla folla, che si alterna a ondate impetuose per toccarla. Si compone un corteo che l'accompagna all'altare, dove viene collocata con trepida delicatezza dagli operai. Padre Pietro da Varzi, che ha seguito la Madonna nel viaggio, la consegna con esultanti parole al Parroco delle Case Minime, che ringrazia commosso: poi una bambina dice una poesietta profumata di grazia ("dice a memoria, non legge" commenta orgogliosa una popolana, forse la madre): i chierici studenti della Facoltà di Filosofia dell'Aloysianum di Gallarate intonano un cantico. Particolare di gentilezza e di profondo significato: attorno alla Madonna gli operai che la scortano non reggono ceri, ma lampade da minatore, le lampade mandate in omaggio dagli emigranti. Si ricompone il corteo, lunghissimo, osannante, che sfila per il campo, passa sotto le ali grandi dell'aeroplano come sotto una tettoia: poi la Madonna viene issata sull'autocarro parato in bianco e azzurro, le bambine con le alucce d'angelo le si inginocchiano ai piedi.
E via nel sole, dalla Malpensa a Milano per chilometri, nello sterminato orizzonte della pianura lombarda: via per città e borgate, in un glorioso dialogo di campane che si passano l'annunzio. Tutte le case hanno festoni e fiori, le strade sono arginate di popolo rimasto paziente ad aspettare. Il corteo sfila trionfale. A Milano la Madonna è stata accolta con solenne funzione nella chiesa di san Francesco da Paola in via Manzoni. Resterà lì fino alla seconda domenica di questo novembre, poi riprenderà il pellegrinaggio. Vuole fermarsi nella chiesa che sarà sua: la chiesa della Madonna dei Poveri".
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